1. Che cos’è un personaggio

1. Che cos’è un personaggio

Al cuore di ogni storia si trovano i personaggi. Se il testo narrativo fosse una ricetta, essi sarebbero l’ingrediente fondamentale, senza il quale non si può cucinare: sono i loro pensieri, i loro comportamenti, le loro decisioni a determinare lo sviluppo di ogni vicenda.

La letteratura è un prodotto della creatività umana, e per questo è fatta di persone, anche quando non compaiono direttamente. L’autore, infatti, può scegliere di concentrarsi su animali, robot o spiriti divini, umanizzati nei comportamenti e dotati di parola ma, in ogni caso, il lettore si trova di fronte a figure che si muovono secondo dinamiche che ben conosce. Del resto il termine “personaggio” proviene da persona, una maschera che gli attori di teatro indossavano per rendere ben riconoscibile il loro personaggio e aumentare il volume della propria voce (in latino per-sonare), in modo che anche il pubblico più lontano potesse sentirli. In fondo, tutti noi siamo anche un po’ personaggi: maschere, attori che recitano una parte nella vita e sul palcoscenico del mondo.

Il personaggio è un abitante dei mondi immaginari che creiamo con la letteratura, ma anche con il cinema, i videogame o semplicemente tramite la fantasia. Pensiamo, infatti, ai giochi in cui “facciamo finta” di essere soldati, lupi, principesse, piloti o supereroi. Esso si può definire come una combinazione di tratti psicofisici e di azioni compiute durante l’arco della storia. Quando leggiamo un testo o guardiamo un film, dobbiamo imparare a conoscere i personaggi, in modo molto simile a come faremmo con persone vere: cercando di cogliere i segreti del loro aspetto, le inflessioni della voce, le espressioni tipiche, le particolarità del carattere e i motivi che li spingono a comportarsi in un certo modo.

2. Modalità di presentazione

Proprio come nella vita reale, ci sono molti modi di entrare in contatto con gli abitanti dei libri. La presentazione dei personaggi si definisce:

  • indiretta quando non c’è una vera e propria sequenza del testo dedicata a spiegarne la storia e i caratteri principali. In questo caso, spetta a noi lettori mettere insieme le informazioni tratte da eventi, dialoghi, azioni e pensieri che ruotano intorno al personaggio, allo scopo di coglierne le peculiarità;
  • diretta quando viene fornito un vero e proprio ritratto del personaggio, spesso associato alla sua prima comparsa sulla scena.

Vediamo le tre strategie principali della presentazione diretta.

  • Personaggio introdotto dal narratore: il narratore esterno alla storia presenta un personaggio. Come esempio, leggiamo un brano tratto dalla Montagna incantata dello scrittore tedesco Thomas Mann (1875-1955); il giovane protagonista, Hans Castorp, è appena arrivato in un sanatorio di montagna per fare visita a un parente, e incontra uno dei dottori:

Il dottor Krokowski salutò il nuovo ospite con una certa cordialità serena, vigorosa, incoraggiante, quasi a indicare che davanti a lui era superflua ogni soggezione e conveniente soltanto una lieta fiducia. Aveva su per giù trentacinque anni, le spalle larghe, era grasso, notevolmente più piccolo dei due che gli stavano davanti, sicché doveva reclinare la testa per guardarli in viso… Era straordinariamente pallido, di un pallore diafano, persino fosforescente, messo anche in risalto dal fuoco scuro degli occhi, dal nero delle sopracciglia e dalla barba piuttosto lunga, terminante in due punte, che mostrava già qualche filo bianco.

Thomas Mann, La montagna incantata, Corbaccio, Milano 2012

  • Autopresentazione del personaggio: il narratore interno presenta se stesso, descrivendo elementi del suo aspetto fisico, del carattere o riassumendo la sua storia personale. In Lezioni di tenebra dell’autrice tedesca naturalizzata italiana Helena Janeczek (n. 1964), la protagonista, figlia di un’ebrea polacca scampata alla tragedia della Shoah, prova a fare i conti con la sua difficile storia familiare:

Il mio primo nome è quello della nonna materna: Helena. Poi viene Miriam, la madre di mio padre, poi Regina, sua sorella. Me la sono cavata con soli tre nomi perché sono nata femmina. […] Sono sana, lo ero anche da piccola, ero bella e sana, bionda con gli occhi azzurri e un nasino all’insù, almeno così mi dicono. I capelli sono ormai castani, il naso non è più un nasino e non più all’insù, ma nemmeno il contrario.

Helena Janeczek, Lezioni di tenebra, Guanda, Parma 2011

  • Presentazione compiuta da un altro personaggio: un personaggio della storia, spesso coincidente con il narratore interno, ne presenta un altro a partire dal proprio punto di vista soggettivo. Nel romanzo L’isola di Arturo di Elsa Morante (1912-1985), il protagonista quattordicenne si reca al porto per conoscere la sua nuova matrigna; ecco la sua prima impressione:

Essa camminava goffamente sui suoi tacchi alti, ai quali non pareva avvezza, e che la facevano inciampare ogni minuto. […] Fuori di quei tacchi alti, però, e delle sue scarpette nuove, la sposa non aveva proprio nulla di signorile; né di raro! […] Questa napoletana, nei suoi abiti informi, consunti, non appariva molto diversa dalle solite pescatore e popolane di Procida. E m’era bastato, subito, un primo sguardo, per vedere che era brutta, non meno di tutte le altre donne.

Elsa Morante, L’isola di Arturo, Einaudi, Torino 1995

  • Spesso queste modalità di presentazione si mescolano: in tal caso si parla di presentazione mista. Il personaggio è introdotto sia dal narratore esterno sia dalle proprie parole o da quelle di altri personaggi.
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Quali sono le modalità di PRESENTAZIONE DEI PERSONAGGI?


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Immagina storie

Hai mai fantasticato seduto al tavolo di un bar, in treno o al cinema, guardando le persone intorno a te? Ti sei mai chiesto, osservando i loro volti, i vestiti, gli sguardi, chi fossero e quale fosse la loro storia? Il pittore americano Edward Hopper (1882-1967) amava farlo: nel dipinto di apertura dell’unità immortala una platea di teatro in cui sono protagonisti gli spettatori stessi.

Nell’opera Soir Bleu, dipinta di ritorno da Parigi, invece, rappresenta l’atmosfera della città e ci invita a soffermarci con lui su attimi di vita rubati: un attore vestito da Pierrot è in pausa al tavolo di un bar e, intorno a lui, altre persone con i loro gesti, abiti, caratteri ci spingono a immaginare storie possibili. Il titolo del quadro è tratto da una poesia di Arthur Rimbaud, che racconta del piacere di vagabondare nelle “sere azzurre” d’estate.

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3. La caratterizzazione

Attraverso la presentazione di un personaggio, l’autore mira sempre a tratteggiare e inquadrare un carattere individuale; tuttavia il tipo di informazioni su cui egli insiste può variare di molto. Infatti, la caratterizzazione può concentrarsi sull’aspetto fisico, sulla psicologia, sul contesto sociale di appartenenza oppure sulle idee e sulla storia personale. Le descrizioni dei personaggi sono spesso una combinazione di questi elementi, e in molti casi, anche se l’autore ci parla di un solo aspetto (per esempio, l’apparenza fisica), gli altri lati vengono sottintesi o sviluppati in un secondo momento.

  • In questo brano della novella La toccatina, Luigi Pirandello (1867-1936) descrive l’aspetto fisico, deformato e caricaturale di un personaggio, al contempo delineandone implicitamente anche la psicologia:

Non solamente questo peccatuccio di gola, ma tante e tant’altre cose potevano essere perdonate a quell’uomo che, per la scienza, s’era ridotto con quelle spalle aggobbate che pareva gli volessero scivolare e fossero tenute su, penosamente, dal collo lungo, proteso come sotto un giogo. Tra il cappello e la nuca la calvizie del professor Lamis si scopriva come una mezza luna cuojacea; gli tremolava su la nuca una rada zazzeretta argentea, che gli accavallava di qua e di là gli orecchi e seguitava barba davanti – su le gote e sotto il mento – a collana.

Luigi Pirandello, La toccatina, in Novelle per un anno, vol. I, Mondadori, Milano 2011

  • Per un modello di caratterizzazione che si concentra direttamente sull’introspezione psicologica leggiamo questo brano dello scrittore statunitense Jack London (1876-1916), dedicato all’indole di Buck, il cane protagonista del Richiamo della foresta:

In Buck la bestia primordiale si stava imponendo, e nelle dure condizioni della vita sulla pista si impose sempre di più. Nondimeno era un’evoluzione segreta. La sua nuova scaltrezza gli diede padronanza e controllo. Era troppo impegnato nell’adattarsi a quella nuova vita per sentirsi a proprio agio, e lungi dall’ingaggiare combattimenti, li evitava il più possibile. La sua indole si caratterizzò per una certa ponderatezza; non era incline all’irruenza né ad azioni precipitose.

Jack London, Il richiamo della foresta, Bompiani, Milano 2015

  • Al centro della caratterizzazione può esserci la descrizione delle condizioni economico-sociali [#1] di appartenenza, con riferimento sia al tipo di ambiente in cui è cresciuto il personaggio (per esempio borghesia, aristocrazia o classe operaia), sia al suo stato presente. Aldo Nove (n. 1967) denuncia qui le difficili condizioni lavorative nella società dei primi anni Duemila di una donna di nome Roberta:

Mi chiamo Roberta, ho quarant’anni, vivo a Roma, guadagno duecentocinquanta euro al mese […]. Lavoro in una scuola per studenti lavoratori, aperta dalle 18 alle 22,30. Duecentocinquanta euro è quanto ho guadagnato l’ultimo mese. Vado avanti in questo lavoro quasi per inerzia, per fare punteggio. Ho un contratto a ore, un ex co.co.co1 che però è ancora rimasto tale, che dovrebbe cambiare e resta così, nel caos ministeriale. Su quaranta docenti che lavorano nella mia scuola venti sono in regola, gli altri lavorano in nero.

Aldo Nove, Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese…, Einaudi, Torino 2006

  • La caratterizzazione ideologica e culturale riguarda invece le conoscenze, le convinzioni politiche e il livello di istruzione del personaggio. Vediamo un brano tratto dal romanzo I demonî di Fëdor Dostoevskij (1821-1881), dedicato alle intricate peripezie di un gruppo di intellettuali e sovversivi russi:

Šatov prima era stato studente e, dopo una certa gazzarra studentesca, era stato espulso dall’università. […] All’estero Šatov aveva cambiato radicalmente alcune delle precedenti sue convinzioni socialiste ed era balzato all’estremo opposto. Era uno di quegli esseri russi idealisti che una qualche idea potente colpisce tutt’a un tratto e sembra schiacciare di colpo con il proprio peso, talora anche per sempre. E di venirne a capo essi non hanno mai la forza, ma credono appassionatamente, e così tutta la loro vita passa poi come in preda alle estreme convulsioni sotto la pietra che si è abbattuta su di loro e li ha già schiacciati a mezzo.

Fëdor Dostoevskij, I demonî, Einaudi, Torino 1993

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4. Il sistema dei personaggi

Mentre leggiamo un libro o guardiamo un film, ci rendiamo conto che i personaggi non sono individui isolati ma, al contrario, formano un sistema di relazioni che sta al centro dei meccanismi narrativi.

La gerarchia dei ruoli

I personaggi di un’opera si dividono in tre categorie, a seconda dell’importanza che rivestono nella storia. Essi sono:

  • principali, quando svolgono i ruoli fondamentali: il cavaliere errante partito in cerca di fortuna, l’ambiziosa detective pronta a risolvere il caso, l’assassino spietato e senza scrupoli, il capitano che dirige la sua astronave verso i confini dell’universo;
  • secondari, quando aiutano i personaggi principali nelle loro avventure. Sebbene non siano così centrali nel disegno dell’autore, i loro caratteri e le loro azioni condizionano il corso della storia. Pensiamo al fedele e ingenuo scudiero, al burbero capo della polizia, all’ufficiale di bordo alieno impacciato ma intelligentissimo che dà preziosi consigli al suo capitano;
  • comparse [#2] se, come nei film, sono collocati sullo sfondo, in quanto privi di qualunque influsso sullo sviluppo dell’intreccio: il contadino incontrato dal cavaliere, il barista che versa un liquore al detective in crisi, l’anonimo soldato che spara raggi laser contro gli invasori galattici.

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I rapporti tra i personaggi

Il sistema dei personaggi [#3] prende forma in base ai ruoli che essi svolgono nella trama e alle loro reciproche interazioni. Vediamo di seguito quali sono i ruoli più importanti:

  • Il protagonista è il personaggio principale, collocato al centro della trama e solitamente spinto dalla volontà o dalle circostanze a raggiungere un determinato obiettivo.
  • L’antagonista, il “cattivo”, si oppone al protagonista, ostacolandone le azioni e cercando di impedire che raggiunga i suoi obiettivi. Per esempio, il dio del mare che, adirato con l’eroe, fa naufragare la sua nave, precludendone il ritorno a casa; o il mago oscuro che cerca di uccidere il giovane prescelto, l’unico in grado forse di sconfiggerlo.
  • I personaggi principali sono affiancati da aiutanti e oppositori, che danno man forte rispettivamente al protagonista e all’antagonista. Per esempio, il vecchio maestro che insegna all’eroe a usare la spada, o il perfido scagnozzo di un boss criminale, mandato a intimidire i “buoni”, minacciandoli con la forza.
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Come si costruisce il SISTEMA DEI PERSONAGGI?


Le interazioni fra i personaggi si svolgono intorno all’oggetto del desiderio, ossia ciò per cui si batte il protagonista. Può essere un obiettivo concreto – il ritrovamento di un tesoro, la fuga da un carcere di massima sicurezza – o astratto, come per esempio proteggere i propri amici o conquistare l’amore di una principessa o di un principe.

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5. La tipologia dei personaggi

La profondità psicologica con cui i personaggi vengono caratterizzati dall’autore può variare di molto. In base a questo criterio, essi si possono dividere in due categorie: gli individui o i tipi.

Gli individui

Gli individui (o personaggi “a tutto tondo”) sono figure piene di sfaccettature, dal carattere complesso, originale, in continua evoluzione lungo il racconto e perciò capaci di sorprendere il lettore. Per i cambiamenti a cui vanno incontro durante la trama, sono detti anche personaggi dinamici. Si veda un brano tratto dal racconto Gli esposti di Valeria Parrella (n. 1974), dedicato a una suora fuori dal comune:

Si era ritirata tardi, alla clausura, a vent’anni, quando proprio ora ne aveva quaranta. Gli anni della sua doppia vita ora coincidevano e si chiudevano come le due parti della Bibbia. Metà vita era stata Silvia e l’altra metà Madre Pia. E nella prima parte di quel libro aveva vissuto a Ravello e studiato al liceo di Amalfi, e poi si era dedicata totalmente alla ginnastica ritmica. […] quando aveva vent’anni, fu mentre scalava la marcia sull’ultima curva di Pontone che Gesù la chiamò. Proprio Gesù, non gli alberi, o Dio, o la Vergine, no no: proprio Gesù. Sì, c’erano gli alberi e Dio dietro le nuvole e le rocce a picco sulla costiera, ma Gesù la chiamò da un altro luogo; dal suo stesso corpo.

Valeria Parrella, Gli esposti, in Troppa importanza all’amore, Einaudi, Torino 2015

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I tipi

I tipi [#4] (o personaggi “piatti”) sono figure poco approfondite a livello psicologico, che non si evolvono durante lo svolgimento dell’intreccio. Spesso essi incarnano una qualità psicologica fondamentale, che occupa completamente la descrizione del loro carattere. Si pensi per esempio alla fanciulla bella e pura, all’assassino senza scrupoli, all’eroe leale e coraggioso che dà la sua vita per la patria o per amore. Leggiamo il ritratto di Franti, lo studente cattivo e monello “per eccellenza”, dal libro Cuore di Edmondo De Amicis (1846-1908):

Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata,2 è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch’egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro.

Edmondo De Amicis, Cuore, Feltrinelli, Milano 2007

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la vita “libera” dei personaggi

Non dobbiamo pensare che l’esistenza dei personaggi inizi e finisca nei libri, e che essi siano condannati a non muoversi mai dalle loro prigioni di carta. Innanzitutto, essi si possono spostare da un libro all’altro, se l’autore decide di scrivere un seguito: per esempio, Alexandre Dumas (1802-1870), autore dei Tre moschettieri, pubblicò un altro romanzo per far rivivere i suoi eroi, intitolato Vent’anni dopo, e dopo qualche anno aggiunse una terza puntata.

Nel Novecento acquista sempre più importanza la categoria del personaggio seriale. Un’opera o due non bastano più agli affezionati lettori, che vorrebbero seguire di continuo le peripezie dei loro beniamini. Per questo, scrittori spesso legati al giallo o al fantastico si dedicano a comporre libri con al centro lo stesso eroe: per esempio, un detective burbero e geniale, un ladro gentiluomo o un giovane goffo e timido ma in realtà dotato di superpoteri. Tra i grandi personaggi seriali della letteratura ricordiamo il corpulento Maigret, commissario nato dalla penna instancabile del giallista belga Georges Simenon (1903-1989), James Bond, l’agente segreto inglese creato da Ian Fleming (1908-1964) e protagonista di una lunga saga cinematografica, Salvo Montalbano, il commissario siciliano nato dalla fantasia di Andrea Camilleri (n. 1925) e reso famoso al grande pubblico da una serie televisiva di successo.

Uno stesso personaggio può inoltre comparire in libri di autori diversi, anche a distanza di anni o addirittura secoli: pensiamo all’astuto Ulisse, presente sia nell’Odissea sia nella Divina Commedia di Dante Alighieri (1265-1321), e in moltissime altre opere antiche e moderne. Un altro personaggio mitico è Don Giovanni, incorreggibile seduttore nato dalla penna di un monaco spagnolo del Seicento, che ha viaggiato nella storia, ma anche attraverso arti diverse, tra teatro, letteratura e musica: si ricordi per esempio la celebre opera lirica musicata da Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), il Don Giovanni del 1787. Nel Novecento, anche il cinema dà modo ai personaggi di uscire dai libri: “Meglio il film o il libro?”, è una classica domanda che tormenta i fan di tutte le età, davanti alle trasposizioni cinematografiche di grandi opere come Orgoglio e pregiudizio, Il nome della rosa o Il Signore degli Anelli.

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
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