La frantumazione del verso intende, come sempre, garantire pregnanza alle parole, che acquistano un significato primigenio e un carattere simbolico. In questo caso, tutta la lirica è giocata intorno alla valenza archetipica (e al campo semantico) dell’acqua, elemento materno dell’esistenza: il “battesimo” di purificazione viene celebrato mediante la metafora urna d’acqua (v. 10), proprio per «ribadire il senso della rinascita, da un sepolcro invaso potentemente dalla natura, con la sua freschezza e la sua vitalità rinnovata» (Bertoni).
Attraverso la sequenza dei fiumi, quindi, il testo esprime il significato profondo della continuità tra il passato e il presente; non a caso la costruzione è circolare, come si evince dai tempi verbali: dal presente della sera (guardo, v. 6) al passato prossimo della mattina (Stamani mi sono disteso, v. 9), dal passato della rievocazione (Ho ripassato / le epoche / della mia vita, vv. 42-44), di nuovo al presente (ora ch’è notte, v. 66).