T7 - L’incontro con il Capocomico (Sei personaggi in cerca d’autore)

T7

L’incontro con il Capocomico

Sei personaggi in cerca d’autore

Nella scena che presentiamo è descritto il momento in cui i Sei personaggi entrano in teatro, interrompendo le prove della commedia (sempre di Pirandello) Il giuoco delle parti; salgono uno dopo l’altro sul palcoscenico, convincendo il Capocomico ad ascoltare il dramma di cui sono protagonisti, nella speranza di poterlo vedere finalmente rappresentato – e dunque reso «eterno» – in una vera messinscena teatrale.

l’uscere1 (col berretto in mano) Scusi, signor Commendatore.

il capocomico (di scatto, sgarbato) Che altro c’è?

l’uscere (timidamente) Ci sono qua certi signori, che chiedono di lei.

Il Capocomico e gli Attori si volteranno stupiti a guardare dal palcoscenico giù nella sala.

5       il capocomico (di nuovo sulle furie) Ma io qua provo! E sapete bene che durante la

prova non deve passar nessuno!

Rivolgendosi in fondo:

Chi sono lor signori? Che cosa vogliono?

il padre (facendosi avanti, seguito dagli altri, fino a una delle due scalette2) Siamo qua

10    in cerca d’un autore.

il capocomico (fra stordito e irato) D’un autore? Che autore?

il padre D’uno qualunque, signore.

il capocomico Ma qui non c’è nessun autore, perché non abbiamo in prova nessuna

commedia nuova.

15    la figliastra (con gaja vivacità, salendo di furia la scaletta) Tanto meglio, tanto meglio,

allora, signore! Potremmo esser noi la loro commedia nuova.

qualcuno degli attori (fra i vivaci commenti e le risate degli altri) Oh, senti, senti!

il padre (seguendo sul palcoscenico la Figliastra) Già, ma se non c’è l’autore!

Al Capocomico:

20    Tranne che non voglia esser lei…

La Madre, con la Bambina per mano, e il Giovinetto saliranno i primi scalini della

scaletta e resteranno lì in attesa. Il Figlio resterà sotto, scontroso.

il capocomico Lor signori vogliono scherzare?

         il padre No, che dice mai, signore! Le portiamo al contrario un dramma doloroso.

25    la figliastra E potremmo essere la sua fortuna!

il capocomico Ma mi facciano il piacere d’andar via, che non abbiamo tempo da

perdere coi pazzi!

il padre (ferito e mellifluo) Oh, signore, lei sa bene che la vita è piena d’infinite as­surdità, 

le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili;

30    perché sono vere.

il capocomico Ma che diavolo dice?

il padre Dico che può stimarsi realmente una pazzia, sissignore, sforzarsi di fare il

contrario; cioè, di crearne di verosimili, perché pajano vere. Ma mi permetta di

farle osservare che, se pazzia è, questa è pur l’unica ragione del loro mestiere.

35    Gli Attori si agiteranno, sdegnati.

il capocomico (alzandosi e squadrandolo) Ah sì? Le sembra un mestiere da pazzi, il

nostro?

il padre Eh, far parer vero quello che non è; senza bisogno, signore: per giuoco…

Non è loro ufficio dar vita sulla scena a personaggi fantasticati?

40    il capocomico (subito facendosi voce dello sdegno crescente dei suoi Attori) Ma io la

prego di credere che la professione del comico, caro signore, è una nobilissima

professione! Se oggi come oggi i signori commediografi nuovi ci danno da rap­presentare 

stolide commedie e fantocci invece di uomini, sappia che è nostro

vanto aver dato vita – qua, su queste tavole – a opere immortali!

45    Gli Attori, soddisfatti, approveranno e applaudiranno il loro Capocomico.

il padre (interrompendo e incalzando con foga) Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi

di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! Siamo

dello stessissimo parere!

Gli Attori si guarderanno tra loro, sbalorditi.

50    il direttore Ma come! Se prima diceva…

il padre No, scusi, per lei dicevo, signore, che ci ha gridato di non aver tempo da

perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei può sapere che la natura si ser­ve 

da strumento della fantasia umana per proseguire, più alta, la sua opera di

creazione.

55    il capocomico Sta bene, sta bene. Ma che cosa vuol concludere con questo?

il padre Niente, signore. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante for­me: 

albero o sasso, acqua o farfalla… o donna. E che si nasce anche personaggi!

il capocomico (con finto ironico stupore) E lei, con codesti signori attorno, è nato

personaggio?

60    il padre Appunto, signore. E vivi, come ci vede.

Il Capocomico e gli Attori scoppieranno a ridere, come per una burla.

il padre (ferito) Mi dispiace che ridano così, perché portiamo in noi, ripeto, un

dramma doloroso, come lor signori possono argomentare da questa donna ve­lata 

di nero.

65    Così dicendo porgerà la mano alla Madre per aiutarla a salire gli ultimi scalini e,

seguitando a tenerla per mano, la condurrà con una certa tragica solennità dall’altra

parte del palcoscenico, che s’illuminerà subito di una fantastica luce. La Bambina e

il Giovinetto seguiranno la Madre; poi il Figlio, che si terrà discosto, in fondo; poi la

Figliastra, che s’apparterà anche lei sul davanti, appoggiata all’arcoscenico. Gli Attori,

70    prima stupefatti, poi ammirati di questa evoluzione, scoppieranno in applausi come per

uno spettacolo che sia stato loro offerto.

il capocomico (prima sbalordito, poi sdegnato) Ma via! Facciano silenzio!

Poi, rivolgendosi ai Personaggi:

E loro si levino! Sgombrino di qua!

75    Al Direttore di scena:

Perdio, faccia sgombrare!

il direttore di scena (facendosi avanti, ma poi fermandosi, come trattenuto da uno strano

sgomento) Via! Via!

il padre (al Capocomico) Ma no, veda, noi…

80    il capocomico (gridando) Insomma, noi qua dobbiamo lavorare!

il primo attore Non è lecito farsi beffe così…

il padre (risoluto, facendosi avanti) Io mi faccio maraviglia della loro incredulità!

Non sono forse abituati lor signori a vedere balzar vivi quassù, uno di fronte

all’altro, i personaggi creati da un autore? Forse perché non c’è là

85    indicherà la buca del Suggeritore

un copione che ci contenga?

la figliastra (facendosi avanti al Capocomico, sorridente, lusingatrice) Creda che siamo

veramente sei personaggi, signore, interessantissimi! Quantunque, sperduti.

il padre (scartandola) Sì, sperduti, va bene!

90    Al Capocomico subito:

Nel senso, veda, che l’autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non poté mate­rialmente, 

metterci al mondo dell’arte. E fu un vero delitto, signore, perché chi

ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non

muore più! Morrà l’uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura

95    non muore più! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie

doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio?

Eppure vivono eterni, perché – vivi germi – ebbero la ventura di trovare una

matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per 

l’e­ternità!

100  il capocomico Tutto questo va benissimo! Ma che cosa vogliono loro qua?

il padre Vogliamo vivere, signore!

il capocomico (ironico) Per l’eternità?

il padre No, signore: almeno per un momento, in loro.

un attore Oh, guarda, guarda!

105 la prima attrice Vogliono vivere in noi!

l’attor giovane (indicando la Figliastra) Eh, per me volentieri, se mi toccasse quel­la 

lì!

il padre Guardino, guardino: la commedia è da fare;

al Capocomico:

110 ma se lei vuole e i suoi attori vogliono, la concerteremo subito tra noi!

il capocomico (seccato) Ma che vuol concertare! Qua non si fanno di questi concer­ti! 

Qua si recitano drammi e commedie!

il padre E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei!

il capocomico E dov’è il copione?

115 il padre È in noi, signore.

Gli Attori rideranno.

Il dramma è in noi; siamo noi; e siamo impazienti di rappresentarlo, così come

dentro ci urge la passione!

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Dentro il TESTO

I contenuti tematici

In una lunga prefazione che Pirandello antepone a Sei personaggi in cerca d’autore vengono spiegati nel dettaglio i meccanismi della creazione artistica e le modalità con cui la fantasia, assillando la mente dello scrittore, lo costringe a dare udienza a personaggi bizzarri e insistenti. Allo stesso modo i Sei personaggi, come frutti ancora acerbi partoriti dall’idea di un Autore che poi li ha abbandonati e rifiutati, cercano disperatamente qualcuno che sappia e voglia portare a compimento una forma di vita solo abbozzata (l’autore che ci creò, vivi, non volle poi, o non poté materialmente, metterci al mondo dell’arte, rr. 91-92).

Ognuno di loro è imprigionato nella parte codificata di un ruolo che non conosce sfumature o chiaroscuri: il rimorso (Padre), la vendetta (Figliastra), il dolore (Madre), lo sdegno (Figlio), l’innocente presenza dell’infanzia (Bambina e Giovinetto). Tali sentimenti, letteralmente “personificati”, salgono uno dopo l’altro sul palcoscenico, per convincere Attori e Direttore a concertare il loro dramma (Siamo qua in cerca d’un autore, rr. 9-10, dice il Padre, parlando per tutti).

I rapporti torbidi e complessi che legano fra loro i Sei personaggi sembrano, all’apparenza, riportare in scena i conflitti esasperati del teatro borghese, con le sue storie cariche di passioni, tradimenti e incidenti melodrammatici (la Bambina che affoga nella vasca del giardino, il Giovinetto che si spara). Il teatro di Pirandello, però, supera il cliché di questo naturalismo tardoromantico, smontando dall’interno gli ingranaggi di un genere ormai esaurito e ripetitivo. L’autore, pertanto, rifiuta di scrivere la tragedia dei Sei personaggi per rappresentare, invece, «un’altra commedia che essi non sanno e non sospettano»; in tal modo, essi diventano protagonisti inconsapevoli di un esperimento di “opera aperta”, di dramma in formazione (Guardino, guardino: la commedia è da fare, r. 108), spiato da dietro le quinte durante le prove.

Gli Attori e il Direttore-Capocomico rispondono alla stramba proposta dei Personaggi con sfacciata derisione (Ma mi facciano il piacere d’andar via, che non abbiamo tempo da perdere coi pazzi!, rr. 26-27). Le loro richieste suscitano l’ilarità generale, insieme a una stupefatta incredulità; eppure il teatro è in sé stesso follia, è il luogo deputato a dar vita, voce e corpo a storie e personaggi esemplari ma inesistenti (Eh, far parer vero quello che non è; senza bisogno, signore: per giuoco…, r. 38). Rifiutarsi di mettere in scena ciò che sembra inverosimile significherebbe snaturare il significato del teatro stesso e ignorare il fatto che vicende realmente accadute paiono talvolta più assurde di quelle inventate. Lo scrittore non ha bisogno di forzare gli eventi, di inventare situazioni stravaganti e paradossali, ai limiti dell’incoerenza, perché la vita è piena d’infinite assurdità, le quali sfacciatamente non han neppure bisogno di parer verosimili; perché sono vere (rr. 28-30).

Le scelte stilistiche

Sei personaggi in cerca d’autore si presenta come un dramma non rappresentabile: il gioco intellettuale, che inverte e incrocia le due prospettive drammaturgiche (quella del dramma “contenitore” e quella del dramma “contenuto”), si ripropone anche sul piano dello stile. A partire dalle didascalie, in cui Pirandello definisce con precisione la differenza sostanziale tra l’abbigliamento degli Attori e quello dei Sei personaggi, ogni elemento viene sdoppiato in due realtà parallele e incomunicabili.

Il conflitto tra la superficialità degli Attori e la drammaticità dei Personaggi – tra riso e pianto, secondo un procedimento tipicamente umoristico – definisce la struttura dicotomica del testo, scandito dal ritmo binario di un dialogo tra sordi. È il dramma dell’incomprensione reciproca, «fondato irrimediabilmente sulla vuota astrazione delle parole», come sostiene Pirandello nella prefazione. Quello tra i Personaggi è uno scambio di battute che non arriva mai al dunque, denunciando così il «tragico conflitto immanente tra la vita che di continuo si muove e cambia e la forma che la fissa, immutabile».

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Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Quale Personaggio appare per primo sulla scena e con quale battuta esordisce?


2 Come si presentano gli altri cinque Personaggi? Quali movimenti e atteggiamenti devono assumere, secondo le didascalie scritte da Pirandello?


3 Come reagisce il Padre alla scortese battuta del Capocomico (Ma mi facciano il piacere d’andar via, che non abbiamo tempo da perdere coi pazzi!, rr. 26-27)?

ANALIZZARE

4 Rintraccia nel testo almeno tre elementi che determinano lo sfondamento dell’immaginaria “quarta parete”.


5 Individua nel testo la frase in cui il Padre introduce per la prima volta la sua identità di personaggio “vivo” in mezzo ad attori vivi.

INTERPRETARE

6 Perché il mestiere dell’attore è considerato vicino alla pazzia? Quali elementi della rivoluzione del teatro borghese attuata da Pirandello sono sottintesi in questa definizione provocatoria della recitazione?


7 Quali fondamentali argomenti della poetica di Pirandello vengono qui addotti per giustificare la stranezza e l’assurdità della vocazione teatrale dei Sei personaggi?


8 Chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può ridersi anche della morte. Non muore più! (rr. 92-94). In che modo l’arte – in questo caso il teatro – può vincere i limiti della finitezza?

Produrre

9 Scrivere per esporre. Rileggi la seguente battuta del Padre: Ecco! benissimo! a esseri vivi, più vivi di quelli che respirano e vestono panni! Meno reali, forse; ma più veri! (rr. 46-47). In che modo la finzione del palcoscenico può divenire occasione di disvelamento della verità? Rifletti in un testo espositivo di circa 20 righe sulla relazione teatro-vita nell’opera di Pirandello, soffermandoti sul ribaltamento delle opinioni comuni e sul significato umoristico di tale capovolgimento.

Dibattito in classe

10 Secondo il Padre, alcuni personaggi letterari vivono in eterno, sono più vivi dei vivi, perché nutriti e allevati dalla fantasia. Sei d’accordo con questa affermazione? Discutine con i compagni.

Vola alta parola - volume 6
Vola alta parola - volume 6
Dal Novecento a oggi