T3 - L’inconcludente “senilità” di Emilio (Senilità)

T3

L’inconcludente “senilità” di Emilio

Senilità, cap. 1

Proponiamo qui le prime pagine di Senilità. Emilio Brentani incontra la giovane Angiolina, una bella ragazza con la quale vuole intrecciare una relazione amorosa poco impegnativa. L’obiettivo appare facilmente realizzabile, anche perché egli è convinto della natura ingenua e influenzabile della fanciulla. In realtà fin dalle prime battute si capisce che le cose non stanno così.

Subito, con le prime parole che le rivolse,1 volle avvisarla che non intendeva compromettersi 

in una relazione troppo seria. Parlò cioè a un dipresso2 così: «T’amo

molto e per il tuo bene desidero ci si metta d’accordo di andare molto cauti». La

parola era tanto prudente ch’era difficile di crederla detta per amore altrui, e un po’

5      più franca avrebbe dovuto suonare così: «Mi piaci molto, ma nella mia vita non

potrai essere giammai più importante di un giocattolo. Ho altri doveri io, la mia

carriera, la mia famiglia».

La sua famiglia? Una sola sorella non ingombrante né fisicamente né moralmente, 

piccola e pallida, di qualche anno più giovane di lui, ma più vecchia per

10    carattere o forse per destino. Dei due, era lui l’egoista, il giovane; ella viveva per

lui come una madre dimentica3 di se stessa, ma ciò non impediva a lui di parlarne 

come di un altro destino importante legato al suo e che pesava sul suo, e così,

sentendosi le spalle gravate di tanta responsabilità, egli traversava la vita cauto,

lasciando da parte tutti i pericoli ma anche il godimento, la felicità. A trentacinque 

15    anni si ritrovava nell’anima la brama insoddisfatta di piaceri e di amore, e già

l’amarezza di non averne goduto, e nel cervello una grande paura di se stesso e

della debolezza del proprio carattere, invero piuttosto sospettata che saputa per

esperienza.

La carriera di Emilio Brentani era più complicata perché intanto si componeva 

20    di due occupazioni e due scopi ben distinti. Da un impieguccio di poca importanza 

presso una società di assicurazioni, egli traeva giusto il denaro di cui la

famigliuola abbisognava. L’altra carriera era letteraria e, all’infuori di una reputazioncella,4 

– soddisfazione di vanità più che d’ambizione – non gli rendeva nulla,

ma lo affaticava ancor meno. Da molti anni, dopo di aver pubblicato un romanzo

25    lodatissimo dalla stampa cittadina, egli non aveva fatto nulla, per inerzia non per

sfiducia. Il romanzo, stampato su carta cattiva, era ingiallito nei magazzini del libraio, 

ma mentre alla sua pubblicazione Emilio era stato detto soltanto una grande

speranza per l’avvenire, ora veniva considerato come una specie di rispettabilità

letteraria che contava nel piccolo bilancio artistico della città. La prima sentenza5

30    non era stata riformata,6 s’era evoluta.

Per la chiarissima coscienza ch’egli aveva della nullità della propria opera, egli

non si gloriava del passato, però, come nella vita così anche nell’arte, egli credeva

di trovarsi ancora sempre nel periodo di preparazione, riguardandosi nel suo più

segreto interno come una potente macchina geniale in costruzione, non ancora in

35    attività. Viveva sempre in un’aspettativa non paziente, di qualche cosa che doveva

venirgli dal cervello, l’arte, di qualche cosa che doveva venirgli di fuori, la fortuna,

il successo, come se l’età delle belle energie per lui non fosse tramontata.

Angiolina, una bionda dagli occhi azzurri grandi, alta e forte, ma snella e flessuosa, 

il volto illuminato dalla vita, un color giallo di ambra soffuso di rosa da

40    una bella salute, camminava accanto a lui, la testa china da un lato come piegata

dal peso del tanto oro7 che la fasciava, guardando il suolo ch’ella ad ogni passo

toccava con l’elegante ombrellino come se avesse voluto farne scaturire un commento 

alle parole che udiva. Quando credette di aver compreso disse: «Strano!»,

timidamente guardandolo sottecchi. «Nessuno mi ha mai parlato così». Non aveva

45    compreso e si sentiva lusingata al vederlo assumere un ufficio8 che a lui non spettava, 

di allontanare da lei il pericolo. L’affetto ch’egli le offriva ne ebbe l’aspetto di

fraternamente dolce.

Fatte quelle premesse, l’altro si sentì tranquillo e ripigliò un tono più adatto 

alla circostanza. Fece piovere sulla bionda testa le dichiarazioni liriche che nei

50    lunghi anni il suo desiderio aveva maturate e affinate, ma, facendole, egli stesso le

sentiva rinnovellare9 e ringiovanire come se fossero nate in quell’istante, al calore

dell’occhio azzurro di Angiolina. Ebbe il sentimento che da tanti anni non aveva

provato, di comporre, di trarre dal proprio intimo idee e parole: un sollievo che

dava a quel momento della sua vita non lieta, un aspetto strano, indimenticabile,

55    di pausa, di pace. La donna vi entrava! Raggiante di gioventù e bellezza ella doveva

illuminarla tutta facendogli dimenticare il triste passato di desiderio e di solitudine

e promettendogli la gioia per l’avvenire ch’ella, certo, non avrebbe compromesso.

Egli s’era avvicinato a lei con l’idea di trovare un’avventura facile e breve, di

quelle che egli aveva sentito descrivere tanto spesso e che a lui non erano toccate

60    mai o mai degne di essere ricordate. Questa s’era annunziata proprio facile e breve. 

L’ombrellino era caduto in tempo per fornirgli un pretesto di avvicinarsi ed

anzi – sembrava malizia! – impigliatosi nella vita trinata10 della fanciulla, non se

n’era voluto staccare che dopo spinte visibilissime. Ma poi, dinanzi a quel profilo 

sorprendentemente puro, a quella bella salute – ai rétori11 corruzione e salute

65    sembrano inconciliabili – aveva allentato12 il suo slancio, timoroso di sbagliare e

infine s’incantò ad ammirare una faccia misteriosa dalle linee precise e dolci, già

soddisfatto, già felice.

Ella gli aveva raccontato poco di sé e per quella volta, tutto compreso del13

proprio sentimento, egli non udì neppure quel poco. Doveva essere povera, molto

70    povera, ma per il momento – lo aveva dichiarato con una certa quale superbia –

non aveva bisogno di lavorare per vivere. Ciò rendeva l’avventura anche più gradevole, 

perché la vicinanza della fame turba là dove ci si vuol divertire. Le indagini di

Emilio non furono dunque molto profonde ma egli credette che le sue conclusioni

logiche, anche poggiate su tali basi, dovessero bastare a rassicurarlo. Se la fanciulla,

75    come si sarebbe dovuto credere dal suo occhio limpido, era onesta, certo non sarebbe 

stato lui che si sarebbe esposto al pericolo di depravarla;14 se invece il profilo

e l’occhio mentivano, tanto meglio. C’era da divertirsi in ambedue i casi, da pericolare15 

in nessuno dei due.

Angiolina aveva capito poco delle premesse, ma, visibilmente, non le occorrevano 

80    commenti per comprendere il resto; anche le parole più difficili avevano un

suono di carattere non ambiguo. I colori della vita risaltarono sulla bella faccia e

la mano di forma pura, quantunque grande, non si sottrasse a un bacio castissimo

d’Emilio.

Si fermarono a lungo sul terrazzo di S. Andrea e guardarono verso il mare calmo 

85    e colorito nella notte stellata, chiara ma senza luna. Nel viale di sotto passò

un carro e, nel grande silenzio che li circondava, il rumore delle ruote sul terreno

ineguale continuò a giungere fino a loro per lunghissimo tempo. Si divertirono a

seguirlo sempre più tenue finché proprio si fuse nel silenzio universale, e furono

lieti che per tutt’e due fosse scomparso nello stesso istante. «Le nostre orecchie

90    vanno molto d’accordo», disse Emilio sorridendo.

Egli aveva detto tutto e non sentiva più alcun bisogno di parlare. Interruppe un

lungo silenzio per dire: «Chissà se quest’incontro ci porterà fortuna!». Era sincero.

Aveva sentito il bisogno di dubitare della propria felicità ad alta voce.

«Chissà?», replicò essa con un tentativo di rendere nella propria voce la commozione 

95    che aveva sentita nella sua.

Emilio sorrise di nuovo ma di un sorriso che credette di dover celare. Date le

premesse da lui fatte, che razza di fortuna poteva risultare ad Angiolina dall’averlo

conosciuto?

 >> pagina 149

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Anche Emilio, al pari di Alfonso in Una vita, sopravvaluta sé stesso: si rappresenta come un artista in procinto di creare qualcosa di nuovo, ma costretto a fare i conti con gli impegni del lavoro e della famiglia (Ho altri doveri io, la mia carriera, la mia famiglia, rr. 6-7). È convinto di essere al di sopra della massa, in quanto intellettuale, ma in fin dei conti non ha che un impieguccio di poca importanza presso una società di assicurazioni (rr. 20-21). Quanto alle velleità culturali da lui coltivate, la sua autostima si fonda su una reputazioncella (rr. 22-23), che alimenta più vanagloria che reali ambizioni. D’altra parte, la letteratura e la filosofia rappresentano per lui non i mezzi per conoscere meglio la real­tà e guardarla con occhio critico, ma al contrario per travestirla e mistificarla. Per un verso esse svolgono una funzione di intrattenimento e di evasione (le dichiarazioni liriche, r. 49, garantiscono, agli occhi di Emilio, un fascino seduttivo altrimenti inesistente), per un altro costituiscono i filtri che separano il personaggio dai fatti reali e lo risarciscono sul piano fantastico della propria incapacità di agire.

Si tratta di un gratificante autoinganno, che rivela l’inettitudine di Emilio ma gli permette anche di sopravvivere, evitando la brutta fine di Alfonso in Una vita. Il protagonista di Senilità traveste infatti l’esistenza con le false verità del romanzo, la «letteraturizza», frapponendo tra sé e la quotidianità lo schermo consolante della finzione: a differenza di Alfonso, che si illude di poter realizzare i propri sogni di gloria letteraria, egli ha chiarissima coscienza […] della nullità della propria opera (r. 31). Conosce pertanto i propri limiti, si rende conto dell’inautenticità dei propri sentimenti, sa che il suo linguaggio è una falsificazione, un trucco, un artificio. Di conseguenza si nasconde dietro una cortina fumogena di teorie e di false identità, che l’incontro con la donna mette a dura prova.

Dinanzi ad Angiolina, dunque, Emilio recita la parte del corteggiatore prudente, oscillando tra un inconfessato desiderio sessuale (brama insoddisfatta di piaceri, r. 15) e ipocrite dichiarazioni di altruismo (egli afferma di voler procedere per il bene della ragazza, quando invece gli interessa avere con lei soltanto un’avventura facile e breve, r. 58). Vorrebbe dar prova di scaltrezza da dongiovanni esprimendo senza mezzi termini la volontà di sottomettere la donna, dominarla e ridurla a oggetto di svago come un giocattolo (r. 6), ma, alla prova dei fatti, scambiando Angiolina per una fanciulla semplice e ingenua, finisce per idealizzarla e comportarsi quindi da goffo romantico.

 >> pagina 150 

Il ritratto di Angiolina mostra che la ragazza è il perfetto opposto del suo corteggiatore. Sin dall’inizio appare dotata di una felice e vitale “sanità”, con il suo volto illuminato dalla vita, così raggiante di gioventù e bellezza (rr. 39 e 55). Un uomo esperto della vita non avrebbe frainteso la natura ammaliante, civettuola e spregiudicata della ragazza, ma Emilio non comprende la realtà che ha davanti agli occhi, proiettando su Angiolina i propri desideri. Egli infatti la eleggerà in seguito a creatura angelicata, addirittura a musa personale, quasi a una fonte di ispirazione letteraria, “incantato” dalla malizia della ragazza, che fa cadere a bella posta l’ombrellino per catturare la sua attenzione.

Le scelte stilistiche

L’inizio del romanzo, senza introduzione e subito nel centro dell’azione (in medias res), ricorda quelli della narrativa naturalista: alcuni critici hanno sottolineato, per esempio, l’affinità con l’incipit di Mastro-don Gesualdo di Verga, uscito appena nove anni prima rispetto a Senilità. Tuttavia le analogie finiscono qui, soprattutto se ci soffermiamo sul punto di vista della voce narrante. Prendiamo l’incipit del testo: le parole sono quelle del protagonista e il narratore sembra eclissato, intento solo a registrare i pensieri del personaggio. Poi però improvvisamente si introduce un’altra prospettiva, quella con cui il narratore smentisce la falsa generosità di Emilio, smontandone l’alibi altruistico per dirci le vere ragioni del suo disimpegno affettivo: la difesa dei valori della “carriera” e della “famiglia”.

Il narratore dunque giudica il personaggio come un egoista e un calcolatore intenzionato non solo a evitare un danno per sé, ma anche a procurarsi un agognato piacere (Mi piaci molto, r. 5) e un divertimento privo di complicazioni (funzione, questa, evidenziata dall’immagine della donna-giocattolo). Da questo momento, intervenendo con le sue osservazioni ironiche a correggere le false affermazioni dell’inetto, il narratore interrompe spesso la focalizzazione interna con la quale racconta le vicende dal punto di vista di Emilio, insinuandovi la velenosa rivelazione dei suoi autoinganni.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Dividi il brano in sequenze e assegna un titolo a ciascuna di esse.


2 Che tipo di rapporto Emilio vorrebbe intrecciare con Angiolina?

ANALIZZARE

3 Nel testo l’autore ricorre ad alcuni diminutivi e vezzeggiativi. Individuali e spiega la ragione di questa scelta espressiva.


4 Nell’analisi del brano si fa riferimento al primo intervento del narratore esterno, che corregge e riporta alla realtà, senza mistificazioni, le false motivazioni di Emilio. Individua gli altri passi del brano in cui si coglie la presenza del narratore onnisciente.

 >> pagina 151 

INTERPRETARE

5 La descrizione di Angiolina è tutta fondata sull’idea della vitalità e della salute. Individua nel testo gli aggettivi, le espressioni e le immagini utilizzate per trasmettere quest’idea.


6 Dopo aver letto la biografia di Svevo, quali elementi in Emilio ti sembrano autobiografici?


7 Quanto incidono sull’atteggiamento di Emilio la famiglia e la carriera? E in che modo il narratore valuta il peso che esse hanno nella vita del protagonista?

COMPETENZE LINGUISTICHE

8 Rifletti con Zeno sul peso delle parole, specialmente quelle relative all’ambito amoroso: “Ti amo”, “Ti voglio bene”, “Ti desidero”... Qual è, secondo te, l’uso corretto di queste espressioni? Le usi come sinonimi oppure no?

Produrre

9 Scrivere per raccontare. L’autore descrive l’incontro con Angiolina con gli occhi di Emilio. Prova a invertire il punto di vista e racconta in circa 30 righe la situazione narrata nell’ottica della ragazza.

I grandi temi di Svevo

1 La concezione della letteratura

la letteratura come “vizio” e distrazione dalla vita attiva

 la scrittura non come mestiere ma come esigenza esistenziale, con funzione di chiarificazione e di igiene interiore

 la relazione tra la vita e la letteratura

2 L’autobiografia di un uomo comune

 la forte connotazione autobiografica dei personaggi sveviani

 l’analisi dell’interiorità dell’uomo moderno e lo smascheramento del suo disagio e dei suoi autoinganni

 l’assenza di eroismo ed eccezionalità nei protagonisti, appartenenti al tipo dell’uomo comune

3 Le influenze culturali

 l’“irregolarità” della cultura di Svevo, autodidatta che segue le proprie inclinazioni

 l’influenza di cinque grandi pensatori (Schopenhauer, Darwin, Marx, Nietzsche e Freud)

 la psicanalisi come strumento di conoscenza, valido «per i romanzieri» ma inutile come terapia

Vola alta parola - volume 6
Vola alta parola - volume 6
Dal Novecento a oggi