Carducci contro tutti
Da qualche decennio a questa parte l’opera di Carducci viene identificata da numerosi critici come il nostalgico residuo di una tradizione scolastica dal sapore un po’ stantio.
Divenuto retorico e “illeggibile” a causa della strumentalizzazione che il fascismo opera proclamandolo il poeta della “Terza Roma” (cioè quella dell’Italia unita, dopo la “prima” imperiale e la “seconda” cristiana), Carducci è indigesto anche a molti letterati del suo tempo. Un’avversione dichiarata gli riserva Gabriele d’Annunzio, che pure da giovane si è considerato suo allievo. Più strisciante, ma non meno netta polemica gli indirizza Giovanni Pascoli, il quale, pur avendo ereditato da lui la cattedra bolognese di Letteratura italiana, conia l’aggettivo “carduccioso” come sinonimo di pedante e noioso e vuole trasmettere di sé stesso un’immagine ideale di poeta (non certo «oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro», come è stato Carducci) decisamente distante da quella del maestro.