I SAPERI fondamentali

I SAPERI fondamentali

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LA VITA

Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840. Dopo aver frequentato gli ambienti artistici fiorentini, nel 1872 si trasferisce a Milano, dove entra in contatto con la Scapigliatura e il Naturalismo francese. Ottiene notorietà con i romanzi Eva, Eros e Tigre reale che, seguendo la moda dell’epoca, trattano di amori impossibili, adulteri e relazioni scabrose. Un percorso di riflessione e sperimentazione, la conoscenza dei romanzi di Zola e l’interesse per le condizioni socioeconomiche del Sud Italia portano Verga ad aderire al Verismo. La svolta avviene nel 1878, con la novella Rosso Malpelo, in seguito compresa in Vita dei campi (1880). Nonostante l’insuccesso iniziale delle sue opere, Verga non abbandona la poetica verista, e pubblica nel 1883 la raccolta delle Novelle rusticane. Importante è inoltre la produzione di Verga per il teatro: il dramma Cavalleria rusticana (1884), ispirato all’omonima novella, riscuote grande successo. Nel 1893 lo scrittore torna in Sicilia, dove vive appartato e lontano dal mondo intellettuale. Le sue posizioni politiche sono sempre più conservatrici e lo portano ad appoggiare l’intervento italiano nella Grande guerra. Dopo la fine del conflitto mondiale, la sua opera letteraria incontra i primi riconoscimenti critici e pubblici, a cui l’autore resta indifferente. Muore nel 1922 a Catania.

I TEMI E LE TECNICHE NARRATIVE

Per Verga lo scrittore, come lo scienziato, deve puntare a una conoscenza il più possibile oggettiva del mondo che intende rappresentare.

L’autore rinuncia a esprimere giudizi, avvalendosi dell’artificio della regressione, cioè sostituisce il proprio punto di vista di scrittore colto con quello dei personaggi appartenenti al popolo che descrive: in questo modo fa emergere a poco a poco la storia e l’ambiente. A parlare è un soggetto anonimo e corale, mentre il narratore si manifesta attraverso il meccanismo dello straniamento: la voce narrante presenta come normali e accettabili comportamenti e modi di pensare che non lo sono affatto. Per descrivere il mondo degli umili Verga riproduce nella sintassi modi e costrutti del parlato. L’ambientazione delle opere è una Sicilia mitica e arcaica, che rispetta le tradizioni tramandate ed elegge la famiglia quale cellula protettiva di valori e di affetti solidali. Verga propugna il cosiddetto «ideale dell’ostrica»: chi tenta di emanciparsi dalla propria condizione d’origine è condannato fatalmente a soccombere. Per sopravvivere non resta che ancorarsi alla condizione avuta in sorte, sopportando il proprio stato con dignitosa rassegnazione. I personaggi di Verga sono deboli, ma non per questo divengono oggetto di pietismo: l’autore non concede possibilità di riscatto o liberazione, né in terra né in cielo. Cancellati i vincoli di umanità e solidarietà, il mondo verghiano finisce per essere guidato solo da una vorace logica economica, universalmente accettata. Nessuno riesce a sottrarsi al culto della «roba»: la proprietà dei beni materiali diventa l’unico fine dell’esistenza umana.

LE RACCOLTE di novelle

La raccolta Vita dei campi (1880) segna l’inizio della stagione verista; essa si compone di otto testi (Fantasticheria, Cavalleria rusticana, L’amante di Gramigna, Jeli il pastore, La Lupa, Rosso Malpelo, Guerra di Santi, Pentolaccia) ambientati nelle campagne siciliane. I protagonisti, animati da un amore lacerante, sono condannati alla solitudine in un contesto rurale e primitivo senza alcuna speranza di emancipazione. Novelle rusticane (1883) è una raccolta di novelle incentrata sullo scenario sociale dei ceti più elevati e i protagonisti sono aristocratici decaduti.

I MALAVOGLIA

Il romanzo, appartenente al Ciclo dei Vinti, narra le vicende della famiglia di pescatori di Aci Trezza, che vive nella «Casa del nespolo» e si sostenta grazie ai proventi ottenuti dalla «Provvidenza». Il patriarca è il vecchio padron ’Ntoni; suo figlio Bastianazzo, sposato con Maruzza la Longa, ha cinque figli: il giovane ’Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. In seguito all’allontanamento di alcuni membri della famiglia, numerose disgrazie si abbattono sui protagonisti; lo sforzo congiunto di coloro che abbracciano il sistema dei valori tradizionali consente infine di riunire e salvare la famiglia, seppure in parte dispersa. Verga dipinge un mondo in cui la ribellione al destino è vana e controproducente; il progresso, tratteggiato come forza brutale e irruenta, manifesta conseguenze nefaste sulla vita dei più deboli (i “vinti”). La legge economica domina la vita in ogni suo aspetto, anche quello degli affetti. L’attaccamento alla famiglia rappresenta l’unico appiglio nella tempesta degli eventi. Le tecniche narrative usate da Verga sono il discorso indiretto libero, lo straniamento e la concatenazione; la lingua è un italiano sicilianizzato, con l’uso frequente di modi di dire e di proverbi.

MASTRO-DON GESUALDO

Nel 1889 viene pubblicato il romanzo Mastro-don Gesualdo (parte del Ciclo dei Vinti) il cui protagonista è un ambizioso manovale siciliano diventato proprietario terriero, che si ritrova a metà tra due mondi inconciliabili, circondato dalla malignità e dall’invidia dei rivali e dei parenti. Prototipo dell’arrampicatore sociale, Gesualdo rinnega la famiglia d’origine per un matrimonio d’interesse che avrebbe sancito la sua ascesa. Il destino che lo attende è amaro: muore solo e disprezzato da tutti.

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Vola alta parola - volume 5
Vola alta parola - volume 5
Il secondo Ottocento