I testi

I testi

Temi e motivi dei brani antologizzati

T7

«La fiumana del progresso»

Prefazione

 la poetica dell’impersonalità

 la visione negativa del progresso

T8

La famiglia Malavoglia

Cap. 1

 la presentazione dei protagonisti

 l’artificio della regressione

T9

Il naufragio della Provvidenza

Cap. 3

 la tragedia anticipata da segnali premonitori

 il coro paesano che prennuncia il lutto

 la centralità del motivo economico

 il fatalismo davanti alla morte e alla perdita

T10

Nella tempesta

Cap. 10

 il racconto della tempesta e della furiosa potenza della natura

• l’evento narrato dal punto di vista della comunità

 la religiosità popolare

T11

L’abbandono di ’Ntoni

Cap. 11

 il contrasto tra il desiderio di cambiamento di ’Ntoni e la saggezza antica del nonno

 il rifiuto dell’«ideale dell’ostrica»

• l’uso dei proverbi

T12

Il commiato definitivo di ’Ntoni

Cap. 15

 la perdita delle radici

 l’impossibilità della condivisione familiare

• l’abbandono definitivo della famiglia

T7

«La fiumana del progresso»

Prefazione

La Prefazione del romanzo costituisce un’importante pagina teorica del Verismo, nella quale Verga presenta le caratteristiche del suo metodo di rappresentazione della realtà, ma anche i princìpi fondamentali di una visione del mondo antitetica a quelle che individuano nel progresso l’unica salvezza dell’umanità. Al tempo stesso l’autore preannuncia ai lettori il ciclo narrativo, di cui I Malavoglia avrebbe dovuto essere il primo capitolo: il progetto di un grande affresco sociale che, come sappiamo, non sarà ultimato.

Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono

nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini1 pel benessere;

e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola, vissuta sino allora

relativamente felice, la vaga bramosìa dell’ignoto,2 l’accorgersi che non si sta bene,

5      o che si potrebbe star meglio.

Il movente dell’attività umana che produce la fiumana del progresso è preso

qui alle sue sorgenti, nelle proporzioni più modeste e materiali. Il meccanismo

delle passioni che la determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà

quindi osservarsi con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte

10    schiette e tranquille, e il suo disegno semplice. Man mano che cotesta ricerca del

meglio di cui l’uomo è travagliato3 cresce e si dilata, tende anche ad elevarsi e segue

il suo moto ascendente nelle classi sociali. Nei Malavoglia non è ancora che la lotta

pei bisogni materiali. Soddisfatti questi, la ricerca diviene avidità di ricchezze, e si

incarnerà in un tipo borghese, Mastro don Gesualdo, incorniciato nel quadro ancora

15    ristretto di una piccola città di provincia, ma del quale i colori cominceranno ad

essere più vivaci, e il disegno a farsi più ampio e variato. Poi diventerà vanità aristocratica

nella Duchessa de Leyra; e ambizione nell’Onorevole Scipioni, per arrivare

all’Uomo di lusso,4 il quale riunisce tutte coteste bramosìe, tutte coteste vanità, tutte

coteste ambizioni, per comprenderle e soffrirne, se le sente nel sangue, e ne è consunto.

20    A misura che5 la sfera dell’azione umana si allarga, il congegno della passione

va complicandosi; i tipi si disegnano certamente meno originali, ma più curiosi,

per la sottile influenza che esercita sui caratteri l’educazione, ed anche tutto quello

che ci può essere di artificiale nella civiltà.6 Persino il linguaggio tende ad individualizzarsi,

ad arricchirsi di tutte le mezze tinte dei mezzi sentimenti,7 di tutti gli

25    artifici della parola onde dar rilievo all’idea, in un’epoca che impone come regola

di buon gusto un eguale formalismo8 per mascherare un’uniformità di sentimenti

e d’idee. Perché la produzione artistica di cotesti quadri sia esatta, bisogna seguire

scrupolosamente le norme di questa analisi; esser sinceri per dimostrare la verità,

giacché la forma è così inerente9 al soggetto, quanto ogni parte del soggetto stesso

30    è necessaria alla spiegazione dell’argomento generale.

Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per

raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme,

da lontano. Nella luce gloriosa che l’accompagna dileguansi10 le irrequietudini,

le avidità, l’egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù,

35    tutte le debolezze che aiutano l’immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito

sviluppasi la luce della verità. Il risultato umanitario11 copre quanto c’è di meschino

negli interessi particolari che lo producono; li giustifica quasi come mezzi

necessari a stimolare l’attività dell’individuo cooperante inconscio a beneficio di

tutti.12 Ogni movente di cotesto lavorìo universale, dalla ricerca del benessere materiale

40    alle più elevate ambizioni, è legittimato dal solo fatto della sua opportunità

a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada

quest’immensa corrente dell’attività umana, non si domanda al certo come ci va.

Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi intorno, ha il diritto

di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare

45    dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il

capo sotto il piede brutale dei sovravvegnenti,13 i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi,

avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani.

I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, la Duchessa de Leyra, l’Onorevole Scipioni,

l’Uomo di lusso sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva, dopo

50    averli travolti e annegati, ciascuno colle stimate del suo peccato,14 che avrebbero

dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù. Ciascuno, dal più umile al più elevato,

ha avuta la sua parte nella lotta per l’esistenza, pel benessere, per l’ambizione –

dall’umile pescatore15 al nuovo arricchito16 – alla intrusa nelle alte classi17 – all’uomo

dall’ingegno e dalle volontà robuste, il quale si sente la forza di dominare

55    gli altri uomini, di prendersi da sé quella parte di considerazione pubblica che il

pregiudizio sociale gli nega per la sua nascita illegale; di fare la legge, lui nato fuori

della legge18 – all’artista che crede di seguire il suo ideale seguendo un’altra forma

dell’ambizione.19 Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già

molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza

60    passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione

della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere.

Milano, 19 gennaio 1881.

 >> pagina 259 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Le espressioni che incorniciano la Prefazione al romanzo costituiscono il fulcro dell’idea verghiana di Verismo, ribadendo e sviluppando i concetti già illustrati in un’altra prefazione, quella alla novella L’amante di Gramigna (▶ T1, p. 198). All’inizio l’autore presenta il proprio lavoro come lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi (rr. 1-2) le irrequietudini pel benessere (rr. 2-3) fra gli umili: secondo i dettami del Naturalismo francese, che indicava come contenuto della letteratura l’analisi dei documenti umani e di fatti verosimili attraverso un metodo oggettivo e scientifico, Verga si propone di illuminare quella vaga bramosìa dell’ignoto (r. 4) che spinge la povera gente non verso un preciso oggetto del desiderio, ma verso un generico bisogno di mutar vita, alla ricerca del meglio. A sua volta, nel periodo conclusivo, viene confermata la necessità di descrivere la scena umana senza passione (rr. 59-60) e coi colori adatti (r. 60), rappresentando la realtà com’è stata o come avrebbe dovuto essere (r. 61): l’impersonalità può essere raggiunta solo rinunciando ai sentimenti di parte e sospendendo il giudizio (Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo, r. 58).

Tuttavia, la scelta del contenuto adottata dall’autore pare contrastare una concezione asettica del Verismo come imparziale metodo di lavoro. Verga si sofferma infatti sui deboli che restano per via (r. 44), cioè gli sconfitti nella lotta per la vita, ai quali concede la solidarietà umana e una chiara vicinanza emotiva. D’altra parte, a dispetto della dichiarazione di neutralità nei confronti dei fatti narrati, egli fa balenare da subito la propria interpretazione ideologica del romanzo. In un primo momento, sembra avallare il mito positivo, quasi provvidenziale del progresso (mito dominante nel pensiero evoluzionistico del suo tempo), ammantandolo di una luce gloriosa (r. 33). Addirittura tutti i vizi […] si trasformano in virtù (r. 34) e gli egoismi dei singoli individui possono produrre un bene comune, capace di annullare le meschinità e i soprusi dei più forti generando benefici per tutta la società. Ma l’idea che il futuro apparecchi per l’umanità una bella marcia trionfale è un’utopia che può coltivare solo chi guarda l’esistenza degli uomini da lontano. Da vicino, invece, la sorte dei singoli non ammette speranze, destinata com’è ad essere stritolata dagli ingranaggi spietati del progresso.

Così l’atteggiamento dell’autore esclude ogni ottimismo positivistico. La sconfitta che attende i protagonisti del romanzo, la famiglia dei Malavoglia, è il risultato di una autolesionistica ambizione di scalata sociale: se avesse continuato a rimanere abbarbicata al suo scoglio, senza sperare di arricchirsi (con il capostipite padron ’Ntoni) e senza tradire la morale degli avi (con il giovane nipote ’Ntoni), essa avrebbe potuto continuare a vivere relativamente felice (r. 4). La stessa sorte, del resto, attende gli altri protagonisti del progettato ciclo narrativo dei Vinti: cambiano gli uomini, i contesti sociali e le ambizioni, ma dalla lotta per l’esistenza nessuno può uscire vincitore.

 >> pagina 260 

Verso le COMPETENZE

COMPRENDERE

1 Qual è il tema che accomuna tutti i romanzi del Ciclo dei vinti?


2 Perché i protagonisti del ciclo progettato dall’autore sono considerati vinti?


3 Completa la tabella sottostante riferita al Ciclo dei vinti.


 Titolo del romanzo

Classe sociale

Passione descritta

     
     
     
     
     

ANALIZZARE

4 A quali aspetti ed effetti del progresso allude la metafora della fiumana (r. 6)?


5 Il movente dell’attività umana che produce la fiumana del progresso è preso qui alle sue sorgenti, nelle proporzioni più modeste e materiali (rr. 6-7): spiega il significato di questa espressione metaforica.


6 Quale funzione viene attribuita all’educazione e alla civiltà?


7 Che rapporto c’è tra il destino del singolo e quello dell’umanità?

INTERPRETARE

8 Quale visione complessiva della realtà emerge da questo passo?


9 Come cambia, a giudizio di Verga, la dinamica delle passioni, a seconda che siano vissute dalle classi umili o da quelle più elevate? E che cosa invece rimane immutato?


10 Quale deve essere, secondo Verga, l’atteggiamento dello scrittore verso la realtà descritta?

Produrre

11 Scrivere per esporre. Alla luce della lettura delle novelle verghiane da te lette, ritieni che i precetti contenuti in questa Prefazione siano stati applicati e in che misura? Motiva la tua opinione in un testo di circa 20 righe.


12 Scrivere per argomentare. Chi sono, secondo te, oggi i “vinti”? Esiste una categoria sociale, culturale o antropologica costretta più di altre a un destino di sofferenza e di esclusione? Sviluppa il tuo pensiero in un testo di circa 40 righe.


13 Scrivere per argomentare. Prova a capovolgere il punto di vista verghiano e descrivi in un testo di circa 30 righe le conseguenze positive apportate alla vita umana dal progresso.

Vola alta parola - volume 5
Vola alta parola - volume 5
Il secondo Ottocento