Dal Rinascimento all’Illuminismo
Un’autobiografia che testimonia appieno dello spirito rinascimentale è la Vita (1558-1566) del grande scultore e orafo Benvenuto Cellini. In quest’opera domina uno stile fresco, brioso, vivace, in cui si percepisce la spontaneità del racconto, finalizzata a istituire un patto di fiducia tra scrittore e lettore.
Un caso di autobiografia poco attendibile, perché mirata a costruire un’immagine del protagonista orientata anche in senso ideologico, sono i Mémoires (1787) di Carlo Goldoni, scritti quando l’autore si trova a Parigi, ormai da tempo lontano dall’Italia. Questo testo – per molti aspetti tipico del clima culturale dell’Illuminismo – è una rielaborazione di ricordi e osservazioni disseminati in vari diari e nelle prefazioni dello stesso Goldoni alle proprie commedie. Ogni evento e ogni omissione sono intenzionali, e in molti casi le dichiarazioni di sincerità non possono essere accolte acriticamente.
Particolarmente avventurosa è, sempre nel Settecento, la narrazione autobiografica condotta da Giacomo Casanova (1725-1798). Rinchiuso nei Piombi (il celebre carcere veneziano) con l’accusa di aver tentato di diffondere la massoneria, l’autore narra della propria rocambolesca evasione in un testo in francese (nel frattempo aveva infatti riparato Oltralpe) dal titolo Histoire de ma fuite (Storia della mia fuga, 1788). Ma la sua fama è legata soprattutto ai Mémoires (scritti anch’essi in francese e pubblicati postumi nel 1825), sostanzialmente veridici quanto alla rappresentazione della società settecentesca, ma un po’ monotoni per il ritratto che l’autore fa di sé stesso quale genio della seduzione.