I SAPERI fondamentali

I SAPERI fondamentali

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LA VITA

Carlo Goldoni nasce a Venezia nel 1707 da una famiglia borghese. Conduce la giovinezza in maniera libera e spregiudicata e, dopo aver abbandonato gli studi in medicina, si laurea in Giurisprudenza nel 1731. Mentre esercita la professione di avvocato, inizia a scrivere per il teatro riscuotendo subito consensi. Senza rinunciare all’attività forense dirige il teatro San Giovanni Crisostomo a Venezia: le sue commedie riformano il genere in modo radicale.

Dopo un periodo in Toscana in cui continua a esercitare entrambe le professioni, decide di dedicarsi interamente al teatro: con il capocomico Girolamo Medebach realizza otto commedie da rappresentare al teatro Sant’Angelo di Venezia. Passa poi a lavorare stabilmente con il teatro San Luca: nonostante i momenti di crisi e la concorrenza, Goldoni ottiene un grande successo e numerose gratificazioni, turbate però da momenti di profonda depressione.

Nel 1762 si trasferisce a Parigi, su invito del primo attore della Comédie Italienne: anche qui, dopo un inizio difficile, ottiene ampi riconoscimenti. Viene infine chiamato a Versailles quale insegnante di italiano delle figlie del re Luigi XV, fino al 1770. Muore nel 1793.

LE OPERE

Goldoni inizia a scrivere testi teatrali cimentandosi nei generi più popolari. Già dalle sue prime opere appare chiaro il suo intento di rinnovare la commedia: invece che realizzare soltanto canovacci, com’era uso, scrive tutte le parti del copione e introduce la caratterizzazione dei personaggi. Arlecchino servitore dei due padroni (1745) e La putta onorata (1748) pongono le basi del suo successo. La riforma si realizza a pieno dal 1750, quando Goldoni lavora per il teatro Sant’Angelo di Venezia. Essa si basa sull’alternanza italiano-dialetto, sul rinnovamento e l’aggiunta di nuovi personaggi, sulle riflessioni circa la morale e la società, rappresentate in tutte le loro sfumature.

Fra le opere del periodo si ricordano: Il teatro comico (1750); La bottega del caffè (1750), I pettegolezzi delle donne (1750), La locandiera (1752).

La stagione teatrale 1753-1754, segnata dal passaggio al teatro San Luca, vede Goldoni riavvicinarsi ai gusti del pubblico puntando su tragicommedie di ambientazione esotica o antica. L’autore non rinuncia a rappresentare la realtà e ritrae un nuovo aspetto della borghesia, la sua corruzione morale, mentre il popolo incarna i valori positivi. Appartengono a questo periodo Il campiello (1756); La casa nova (1760-1761); la Trilogia della villeggiatura (1760-1761); I rusteghi (1760-1762); Sior Todero brontolon (1760-1762); Le baruffe chiozzotte (1762).

L’ultima fase si avvicina al gusto francese del periodo che desiderava un intrattenimento leggero. In questi anni si dedica anche alla prosa autobiografica: i Mémoires, le sue memorie cioè, forniscono tuttavia un’idea “costruita”, non obiettiva della sua esperienza.

I TEMI

Goldoni afferma che le sue fonti sono due: il mondo, costituito dalle esperienze di una vita ricca di viaggi e incontri; e il teatro, ossia la conoscenza degli artifici scenici, degli aspetti pratici della professione e dei gusti del pubblico. In una prima fase Goldoni mette in ridicolo la nobiltà, poi denuncia anche i vizi della borghesia, esaltando i ceti popolari e promuovendo una nuova moralità fondata sulla dignità, la giustizia, la ricerca del benessere individuale. Nei suoi testi c’è dunque un intento pedagogico. Il teatro è un’occasione di divertimento, ma anche di maturazione. Sul fronte linguistico Goldoni adotta un toscano “dialettizzato” da termini lombardi, venetismi e francesismi: si tratta di un linguaggio non letterario al servizio di naturalezza e realismo. Talvolta ricorre al veneziano per accrescere l’intento mimetico.

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ

È una delle sedici commedie scritte da Goldoni nel 1750 per il Sant’Angelo. I rimandi ancora presenti alla commedia dell’arte non rendono quest’opera meno moderna, né lo sguardo dell’autore meno acuto nel ritrarre la società. La commedia riscuote grande successo, tanto che nell’edizione a stampa del 1753 Goldoni tenta di rendere l’opera fruibile per un pubblico più vasto: i personaggi ripresi dalla commedia dell’arte (Brighella e Arlecchino) diventano individui dai caratteri specifici (Ridolfo e Trappola), e il dialetto viene sostituito da un italiano modellato sul toscano.

Vi è unità di tempo luogo e spazio. Il dialogo è il vero motore dell’azione, mentre ai monologhi sono affidate le riflessioni.

La storia è ambientata in una bottega del caffè che diviene la vera protagonista della commedia. Essa costituisce infatti un punto di vista privilegiato su un’umanità multiforme e piena di contraddizioni. Ridolfo, il proprietario della bottega, rappresenta la piccola e media borghesia laboriosa e onesta, mentre gli altri borghesi sono ritratti come individui deboli (Eugenio) o avidi e approfittatori (Flaminio e Pandolfo); Don Marzio raffigura invece la nobiltà saccente e parassitariaTrappola è l’erede del servo furbo della commedia dell’arte, mentre il genere femminile risulta dotato di pazienza e praticità (Placida e Vittoria).

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Vola alta parola - volume 3
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Il Seicento e il Settecento