INTRECCI arte - L’immagine di don Chisciotte

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L’immagine di don Chisciotte

L’universalità della vicenda di don Chisciotte, che ha fatto del personaggio di Cervantes e delle sue avventure un classico senza tempo della letteratura, trova corrispondenza nel gran numero di opere grafiche e dipinti che hanno per protagonista il cavaliere della Mancia.

Le illustrazioni di Gustave Doré

Gustave Doré (1832-1883) è forse il più famoso illustratore dell’Ottocento, uno dei maggiori divulgatori della cultura europea attraverso le illustrazioni dei grandi classici, dalla Divina Commedia all’opera di Rabelais, ma anche di autori a lui contemporanei, come Balzac, Poe e Coleridge. La decisione di illustrare il Don Chisciotte matura con lentezza, come testimoniano i numerosi viaggi in Spagna, per Doré un mondo inesplorato e quasi esotico, ricco di testimonianze gotiche ma anche moresche. «Mi reco nella patria di questo illustre hidalgo per studiare tutti i luoghi da lui percorsi e abitati dalle sue gesta», scrive l’artista in una lettera. Nonostante siano passati più di due secoli dall’edizione del testo di Cervantes, la Spagna che Doré visita è una terra ancora molto simile alle lande percorse dal cavaliere della Mancia.

L’incisione, tratta da una delle illustrazioni dell’edizione pubblicata nel 1863, racchiude tutta la fascinazione dell’artista francese per il cavaliere: Doré disegna un uomo immerso in uno scenario grandioso, accompagnato dal fido Sancho, ritto sulla sua stramba cavalcatura, minuscolo all’orizzonte contro una luna grandiosa.

Una figura dai pochi tratti essenziali

Molto diverso, per spirito e trattamento stilistico, è un dipinto, parte di una serie, che il pittore francese Honoré Daumier (1808-1879) esegue sul tema dell’opera di Cervantes. Per Daumier don Chisciotte è l’eroe ricco di ideali ma anche di ironia, simbolo delle lotte politiche forse vane che anche il pittore sostenne nella Francia dell’Ottocento. Il cavaliere diventa una silhouette scarna e allungata, senza nessun tratto a individuarne il volto, il cavallo ridotto a uno scheletro. In lontananza, quasi indistinguibile dallo sfondo, è la macchia rossa di Sancho Panza che procede in un paesaggio deserto, formato da dune gialle e ocra rossa, sotto un cielo di un azzurro intenso, steso a campitura uniforme.

Realizzato con pochi tratti è anche il disegno che Pablo Picasso esegue nel 1955 per il settimanale “Les Lettres Françaises”, nella celebrazione del trecentocinquantesimo anniversario della pubblicazione del Don Chisciotte. L’eroe è a cavallo di Ronzinante, affiancato da Sancho Panza a dorso di mulo, in un pae­saggio di mulini a vento: l’illustrazione è rea­lizzata con linee nere e spesse, quasi scarabocchi, su sfondo chiaro. I semplici tratti creano figure allungate e quasi deformi, drammatiche nella loro essenziale solitudine.

Don Chisciotte, il doppio dell’artista

Nel 1974 l’eroe della Mancia compare ancora al centro del dipinto di Marc Chagall (1887-1985). È raffigurato mentre, in sella a Ronzinante, separa una folla di militanti da alcuni artisti, sorta di doppio del pittore che, quasi al termine della sua carriera, s’identifica con l’eroe letterario, uomo che combatte per un ideale e che difende gli artisti a lui vicini contro le violenze del Novecento, in un dipinto coloratissimo, pieno di suggestioni autobiografiche.

Vola alta parola - volume 3
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Il Seicento e il Settecento