Consonanze/Dissonanze - Geoffrey Chaucer, Un’altra Griselda

CONSONANZE DISSONANZE

Geoffrey chaucer

Un’altra Griselda

Nei Racconti di Canterbury di Geoffrey Chaucer, una delle pietre miliari della letteratura inglese, troviamo una riscrittura della novella boccacciana di Griselda, di cui l’autore conosceva la traduzione latina di Petrarca.

Un poeta al servizio del re

Geoffrey Chaucer nasce a Londra tra il 1340 e il 1345, in una famiglia di facoltosi mercanti. Durante la Guerra dei Cent’anni, partecipa alla spedizione in Francia del 1359, dove viene fatto prigioniero e riscattato un anno dopo. Tornato in patria, svolge, su incarico reale, numerose missioni diplomatiche, che lo portano anche in Italia, dove forse incontra Petrarca. Ricopre vari incarichi pubblici prestigiosi fino alla morte, che avviene nel 1400 (sempre a Londra).

Nel corso della sua vita Chaucer scrive diverse opere: la più originale e rappresentativa è I racconti di Canterbury (Canterbury Tales), una raccolta di 24 novelle, di cui 3 incomplete. La stesura dell’opera, rimasta incompiuta, risale agli anni che vanno dal 1386 al 1400, mentre la prima edizione è del 1478.

Novelle per un pellegrinaggio

Come il Decameron, il libro di Chaucer connette alcune novelle raccontate da diversi personaggi in un’unica cornice: qui l’autore riunisce 25 pellegrini in viaggio verso Canterbury, alla tomba di Thomas Becket (l’arcivescovo fatto assassinare nel 1170 da Enrico II per aver sostenuto l’autonomia della Chiesa dalla Corona). Per interrompere la monotonia del viaggio, al quale partecipa anche, oltre allo scrittore, il padrone della locanda dove i pellegrini si sono incontrati, ognuno di loro racconterà due storie all’andata e due al ritorno e l’oste sceglierà la migliore per premiarla.

Rispetto al precedente boccacciano (che non siamo certi lo scrittore inglese conoscesse direttamente), l’opera di Chaucer presenta una più approfondita caratterizzazione psicologica dei narratori, ciascuno dei quali appare come il tipico esemplare di uno specifico ceto sociale (un cavaliere, un mugnaio, un fattore, un cuoco, un frate, un mercante, un proprietario terriero, due monache ecc.).

Dai Racconti di Canterbury riportiamo il commento conclusivo di Chaucer alla novella che vede come protagonista Griselda. Nella parte finale lo scrittore riflette sui valori cortesi dell’umiltà e della sottomissione femminile, percepiti come lontani e quasi leggendari, per concludere con alcuni consigli alle mogli.

Griselda è morta, e con lei la sua pazienza; l’una e l’altra giacciono sepolte in Italia. Perciò, lo proclamo a tutti, nessun marito sia tanto ardito da sperimentare la pazienza di sua moglie, nella speranza di trovarla una Griselda, perché certamente fallirebbe!

E voi, nobili mogli, piene di alta prudenza, non lasciate che l’umiltà vi inchiodi la lingua; e non fate che un letterato abbia motivo o sia costretto a scrivere anche di voi una storia così meravigliosa come quella della gentile e paziente Griselda: altrimenti Chichevache1 vi inghiottirà nelle sue viscere! Fate come Eco,2 che non rispetta mai il silenzio, ma ha sempre pronta la risposta. Non siate vittime della vostra innocenza e sappiate farvi valere con energia: imprimete bene questa lezione nella vostra memoria, per vantaggio comune, giacché potrà esservi utile.

Voi, arcimogli,3 poiché siete forti come un grosso cammello, difendetevi, e non tollerate che gli uomini vi offendano; e voi fragili mogli impotenti a sostenere la battaglia, siate feroci come una tigre delle Indie, e strepitate, ve lo consiglio, come un mulino a vento. Non aver paura di tuo marito, non aver per lui nessun rispetto: poiché anche se egli sarà chiuso in un’armatura di ferro, le frecce della tua acida eloquenza gli trafiggeranno il petto, e anche la visisera. E poi, te lo consiglio, legalo con la gelosia, e tu lo farai accovacciare come fa una quaglia. Se sei bella, mostra il tuo viso in pubblico e sfoggia i tuoi abiti; se sei brutta, sii di manica larga e datti da fare per procurarti amici. Sii sempre allegra e leggiera come una foglia di tiglio e lascia che lui si tormenti, pianga, si torca le mani e si lamenti!

Vola alta parola - volume 1
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Dalle origini al Trecento