T3 - L’innamoramento di Fiammetta (Elegia di Madonna Fiammetta)

T3

L’innamoramento di Fiammetta

Elegia di Madonna Fiammetta, I, 6

Riportiamo il brano in cui viene descritto il sorgere del sentimento amoroso in Fiammetta. La donna si trova in chiesa, circondata da un folto gruppo di giovani tutti intenti ad ammirarne la bellezza. Lei finge di non accorgersene, anche perché, ogni volta che ricambia uno sguardo, rischia di alimentare nel prescelto una vana speranza. Finché accade qualcosa di decisivo.

         Mentre che io in cotal guisa, poco alcuni rimirando e molto da molti mirata, dimoro,1
credendo che la mia bellezza altrui pigliasse, avvenne che l’altrui
2 me miseramente
prese. E già essendo vicina al doloroso punto,
3 il quale o di certissima
morte o di vita più che altra angosciosa dovea essere cagione, non so da che spirito
4 

5       mossa, gli occhi, con debita gravità elevati, intra la moltitudine d’i circustanti
giovani con aguto riguardamento distesi.
5 E oltre a tutti, solo e appoggiato ad una
colonna marmorea, a me dirittissimamente un giovane opposto vidi; e, quello che
ancora fatto non avea d’alcuno altro, da incessabile fato mossa,
6 meco7 lui e i suoi
modi cominciai ad estimare.
8 Dico che, secondo il mio giudicio, il quale ancora 

10    non era da amore occupato, egli era di forma bellissimo, negli atti piacevolissimo
e onestissimo nell’abito
9 suo, e della sua giovanezza dava manifesto segnale crespa
lanuggine, che pur mo’ occupava le guance sue;
10 e me non meno pietoso che cauto
rimirava tra uomo e uomo.
11 Certo io ebbi forza di ritrarre gli occhi da riguardarlo
alquanto, ma il pensiero dell’altre cose già dette e stimate niuno altro accidente, né 

15    io medesima sforzandomi, mi poté tòrre.12 E già nella mia mente essendo la effigie
della sua figura rimasa, non so con che tacito diletto
13 meco la riguardava, e quasi
con più argomenti affermate vere le cose che di lui mi parieno,
14 contenta d’essere
da lui riguardata, talvolta cautamente se esso mi riguardasse mirava.
Ma intra l’altre volte15 che io, non guardandomi dagli amorosi lacciuoli, il mirai, 

20    tenendo alquanto più fermi che l’usato ne’ suoi gli occhi miei, mi parve in essi
parole conoscere dicenti:
16 “O donna, tu sola se’ la beatitudine nostra”. Certo, se
io dicessi che esse non mi fossero piaciute, io mentirei; anzi sì mi piacquero, che
esse del petto mio trassero un soave sospiro, il quale venìa con queste parole: “E
voi la mia”. Se non che io, di me ricordandomi,
17 gliele tolsi. Ma che valse? Quello 

25    che non s’esprimea, il cuore lo ’ntendea con seco, in sé ritenendo18 ciò che, se di
fuori fosse andato, forse libera ancora sarei. Adunque, da questa ora inanzi, concedendo
maggiore albitrio
19 agli occhi miei folli,20 di quello che essi erano già vaghi 
divenuti gli contentava;21 e certo, se l’idii, li quali tirano a conosciuto fine tutte le
cose, non m’avessono il conoscimento levato,
22 io poteva ancora essere mia.23 Ma 

30    ogni considerazione a l’ultimo posposta, seguitai l’appetito,24 e subitamente atta
divenni a potere essere presa; per che, non altramenti il fuoco se stesso d’una parte
in un’altra balestra, che una luce, per uno raggio sottilissimo trascorrendo, da’ suoi
partendosi, percosse negli occhi miei;
25 né in quelli contenta rimase, anzi, non so
per quali occulte vie, subitamente al cuore penetrando ne gio.
26 Il quale, nel sùbito 

35    avvenimento di quella temendo,27 rivocate a sé le forze esteriori, me palida e quasi
freddissima tutta lasciò; ma non fu lunga la dimoranza,
28 che il contrario sopravenne,
e lui
29 non solamente fatto fervente30 sentii, anzi le forze, tornate ne’ luoghi
loro, seco un calore arrecarono, il quale, cacciata la palidezza, me rossissima e calda
rendé come fuoco, e quel mirando, onde ciò procedea,
31 sospirai. Né da quella 

40    ora inanzi niuno pensiero in me poteo,32 se non di piacerli.

 >> pagina 557 

Analisi ATTIVA

I contenuti tematici

Nel brano riportato Fiammetta descrive, in prima persona, la repentina trasformazione interiore che farà di lei un’adultera. Analizzando il suo improvviso innamoramento, la donna mette a fuoco il momento del passaggio dall’essere amata all’essere amante. Nel farlo l’eroina di Boccaccio registra, con straordinaria lucidità, i minimi mutamenti interiori e persino fisici.

La novità dell’Elegia di Madonna Fiammetta consiste nel fatto che si tratta del primo esempio di un romanzo tutto al femminile, che colloca in primo piano il punto di vista e il sentimento della donna. Tuttavia ciò non impedisce a Boccaccio di riprendere in questo testo una serie di motivi già presenti nella letteratura precedente. Il sorgere della passione amorosa, per esempio, è rappresentato secondo il canonico repertorio stilnovistico, soprattutto cavalcantiano: il motivo degli occhi e dello sguardo, primo e principale tramite per lo sviluppo della passione; gli amorosi lacciuoli (r. 19), la prosopopea, attraverso il discorso diretto, degli occhi di lui e del petto di lei (r. 23); gli effetti fisici del sentimento amoroso (le sensazioni di freddo e di caldo provate dalla donna).


1 Come viene descritto Panfilo?


2 Quale pensiero trasmettono a Fiammetta gli occhi di Panfilo?


3 Elenca quali sensazioni fisiche rivelano a Fiammetta che si è innamorata.


4 Alle rr. 30-31 la protagonista afferma: e subitamente atta divenni a potere essere presa. Presa da che cosa?


5 In che cosa consiste il carattere elegiaco del brano antologizzato?

 >> pagina 558 

Le scelte stilistiche

L’opera (e il passo che stiamo analizzando ne costituisce un’esemplificazione significativa anche sotto l’aspetto formale) presenta una sintassi ampia, ricca di subordinate, improntata ai moduli espressivi tipici dei grandi prosatori latini (soprattutto Cicerone e Livio). Questo accadrà anche nel Decameron, dove però l’autore semplificherà, almeno in parte, la struttura del periodare.


6 Nella frase egli era di forma bellissimo (r. 10), di forma è complemento

  • a di limitazione. 
  • b di qualità. 
  • c di causa. 
  • d di modo.

7 In negli atti piacevolissimo e onestissimo nell’abito (rr. 10-11) è presente una figura retorica: quale? Quale funzione svolge?


8 Scrivere per confrontare. Confronta le forme dell’innamoramento espresse nel testo da Boccaccio con quelle moderne descritte in un libro, un film, una canzone a tua scelta. Quali le analogie e quali le differenze? Scrivi un testo di circa 30 righe.

3 La polemica contro le donne

Nell’ultima fase della sua vita, Boccaccio prende decisamente le distanze da quell’esaltazione della donna che aveva espresso attraverso quasi tutte le sue opere, Decameron compreso (la raccolta di novelle era stata dedicata proprio alle donne innamorate). Basta leggere quello che troviamo scritto nel Corbaccio, l’opera della tarda maturità, violentemente misogina.

La visione dell’universo femminile che emerge dal Corbaccio è piuttosto sconfortante: le donne sono animali imperfetti, agitati da mille passioni che sanno abilmente nascondere agli occhi dell’uomo attraverso la menzogna e l’ipocrisia. In tal modo riescono a celare sempre le loro reali intenzioni. Con i cosmetici, i profumi e le tinture per capelli assumono un aspetto diverso da quello reale per ammaliare gli uomini. Con le danze e i canti li conquistano facendosi sposare. Ma poi, anche dopo il matrimonio, sono lupe fameliche di abiti costosi, gioielli e altri oggetti preziosi, con i quali intendono gareggiare con le altre. L’attenzione di un solo uomo non è più sufficiente per loro.

Uno smodato appetito sessuale le porta a soddisfare le proprie voglie con chiunque capiti loro a tiro. Sono pronte a salire ripide scale per raggiungere l’amante, a nasconderlo al marito, ad abbandonare, come se nulla fosse, il frutto della colpa. Inoltre sono ciarliere e invadenti, inopportune e fastidiose. Tuttavia riescono ancora a dominare il marito facendo leva sulla propria debolezza, cioè parlandogli della propria fragilità: hanno le vertigini, hanno terrore di un topolino, temono il vento che muove l’imposta di una finestra.

Come si può spiegare questa inversione di tendenza? La critica ne ha a lungo discusso. Abbiamo parlato, trattando la biografia dell’autore, della conversione spirituale e religiosa degli ultimi anni, una conversione favorita anche dalla frequentazione di Petrarca. Una prima ipotesi è dunque che Boccaccio, forse anche in preda a un risentimento personale nei confronti di una o più donne che lo avevano sentimentalmente deluso, abbia voluto prendere le distanze da quell’esaltazione dell’universo femminile che aveva proposto in gioventù nei suoi testi.

A una vera e propria crisi religiosa rimanda un aneddoto tramandato dai biografi. Un monaco certosino, Gioacchino Ciani, avrebbe portato a Boccaccio il messaggio di un altro monaco, il senese Pietro Petroni, morto poco prima in odore di santità: quest’ultimo annunciava allo scrittore la morte imminente e insieme la dannazione eterna, qualora non si fosse ravveduto abbandonando la letteratura profana. Profondamente turbato, Boccaccio avrebbe seguito il consiglio, pronto a bruciare le precedenti opere in volgare (compreso il Decameron), se non lo avesse dissuaso Petrarca.

 >> pagina 559 

Ma potrebbe esserci anche un’altra spiegazione, forse più convincente delle prime due. L’invettiva contro le donne rappresentava un tema letterario già classico (presente nella letteratura greca e latina, da Esiodo a Catullo), poi ampiamente ripreso nel Medioevo anche nell’ambito della predicazione cristiana (da san Paolo a sant’Agostino e poi ancora oltre). È probabile che Boccaccio abbia voluto semplicemente riconnettersi a questa feconda tradizione letteraria, forse più per un gioco colto che per intima convinzione.

T4

La vedova ipocrita

Corbaccio, 128-129

Siamo, con questo brano, allo snodo fondamentale della vicenda: il marito defunto della donna amata da Boccaccio svela a quest’ultimo la vera natura di lei. Essa non fa altro che recitare la parte della vedova inconsolabile, mentre nel cuore cova sentimenti di ben altro genere.

         Uscita adunque di casa, […] se n’entra ne la chiesa: ma non vorrei che tu credessi
per udire divino uficio o per adorare v’entrasse, ma per tirare l’aiuolo.1 Per ciò che,
sappiend’ella ch’è già lungo tempo che quivi d’ogni parte della nostra terra2 concorrono
giovani prodi e gagliardi e savi, come le piacciono, di quella ha fatto uno 

5       escato,3 come per pigliare i colombi fanno gli uccellatori; e, per ciò che4 ciascuno
non vede la serpe che sta sotto l’erba nascosta, spesso vi piglia de’ grossi.5 Ma, sì
come colei che di variar cibi spesso si diletta, non dopo molto, sazia, a prender
nuova cacciagione si ritorna; e, per averne ella tuttavia due o tre presti, non si riman’ella
però d’uccellare;6 e, se io di questo mento o dico il vero, tu ’l sai, che parendoti 

10    bene mille occhi avere,7 senza sapertene guardare nelle panie incappasti.8

         Giunta addunque nella chiesa e non sanza cautela avendo riguardato per tutto,
prestamente avendo raccolto9 con gli occhi chiunque v’è, incomincia, senza ristare
mai, a faticare una dolente filza di paternostri,10 or dall’una mano ne l’altra e da
l’altra ne l’una trasmutandoli,11 senza mai dirne uno, sì come colei la quale ha 

15    faccenda soperchia pur di far motto a questa e a quell’altra12 e di sufolare13 ora ad 
una ora ad un’altra nelle orecchie, e così d’ascoltarne ora una ora un’altra; come
che questo molto grave le paia, cioè d’ascoltarne niuna, sì bene le pare sapere dire
a lei;
14 e in questo, senza altro far mai, tutto quel tempo, che nella chiesa dimora,
consuma.
15 Forse direbbe alcuno: «Quello, che nella chiesa non si fa, ella il supplisce 

20    nella sua casetta». La qual cosa non è punto vera; per ciò che chi si potesse di ciò
essere ingannato, altramenti credendo che ’l fatto sta,
16 io, sì come colui che, s’ella
alcuno bene
17 facesse, o alcuna orazione o paternostro dicesse, il sentirei,18 non ne
posso essere ingannato; per ciò che, non altrimenti che la fresca acqua è sopra i
caldi corpi soave, così a quelli
19 la mia arsura20 sentirei rinfrescare.

 >> pagina 560 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

La vedova del Corbaccio è un esempio notevole di falsità e ipocrisia: va in chiesa non per attendere alle pratiche devote, bensì per incontrare uomini da circuire; anziché recitare le orazioni, chiacchiera con le vicine, nell’attesa dell’amante di turno. Non deve però stupire che proprio in chiesa la donna cerchi le desiderate avventure erotiche: in una società, come quella medievale, in cui la separazione tra i sessi era molto rigida, la frequentazione dei luoghi di culto rappresentava una delle poche occasioni di conoscenza tra uomini e donne. Ma se la chiesa nella tradizione cortese e stilnovistica era stata lo scenario di incontri puri e spirituali (Dante e Beatrice, Petrarca e Laura, ma anche Fiammetta e Panfilo nell’Elegia di Madonna Fiammetta), qui essa diventa lo sfondo per un adescamento illecito e peccaminoso, mosso soltanto da un’insana frenesia erotica: il rovesciamento del topos non potrebbe essere più evidente.

Le scelte stilistiche

Per stigmatizzare il carattere della vedova, Boccaccio la presenta come una sorta di cacciatrice (ribaltando il luogo comune tradizionale, che vede semmai l’uomo come cacciatore e la donna come preda). Per descrivere l’insaziabile attività di ricerca degli uomini, l’autore utilizza espressioni come tirare l’aiuolo (r. 2), escato (r. 5), uccellatori (r. 5), uccellare (r. 9), panie (r. 10), mentre i giovani bramati dalla donna sono assimilati a colombi (r. 5) e a cacciagione (r. 8): siamo sempre nel campo semantico della caccia, il cui lessico rende efficacemente la lascivia della vedova.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 I giovani concupiti dalla vedova sono definiti prodi e gagliardi e savi (r. 4). Cerca un sinonimo per ciascuno di questi tre aggettivi.


2 Perché il marito afferma di essere sicuro che non solo in chiesa, ma anche a casa la vedova non prega per lui?

Interpretare

3 Come spiegheresti, in relazione al contesto, la frase per ciò che ciascuno non vede la serpe che sta sotto l’erba nascosta (rr. 5-6)?

 >> pagina 561 

COMPETENZE LINGUISTICHE

4 Nel brano che hai letto, la vedova finge di recitare una dolente filza di paternostri (r. 13). Nel linguaggio comune, molti termini afferenti alla sfera religiosa assumono un valore figurato: con l’aiuto del dizionario spiega le seguenti espressioni e poi usale in una frase.


a un rosario di improperi

b recitare il requiem/il de profundis per qualcosa

c essere, per qualcuno, il battesimo di qualcosa (es: il battesimo dell’acqua)

d essere un matrimonio ben riuscito o mal riuscito

e una processione di qualcuno o di qualcosa

f cospargersi il capo di cenere

Produrre

5 Scrivere per confrontare. Il motivo della “caccia d’amore” è presente in un’altra opera di Boccaccio fin dal titolo, la Caccia di Diana. Svolgi una breve ricerca su quest’opera e individua le analogie e le differenze con il brano del Corbaccio qui proposto in un testo di circa 20 righe.

I grandi temi di Boccaccio

1 Cortesia e borghesia

compresenza di modello cortese e modello borghese

esperienza napoletana ed esperienza fiorentina: profonda conoscenza dei vari tipi sociali, che saranno ritratti nel Decameron

2 L’amore come passione terrena

Boccaccio rielabora e conferisce concretezza al modello cortese dell’amore

la descrizione dei sentimenti ha una dimensione pienamente umana e terrena

3 La polemica contro le donne

nella maturità Boccaccio vira verso una concezione negativa del mondo femminile

nel Corbaccio le donne sono considerate ipocrite e prive di sincerità

secondo alcuni la scelta di Boccaccio è letteraria e legata al tema classico dell’invettiva contro le donne

Vola alta parola - volume 1
Vola alta parola - volume 1
Dalle origini al Trecento