T6 - Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

T6

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

Canzoniere, 1

Nel sonetto introduttivo del Canzoniere, l’autore deplora l’amore giovanile per Laura, sebbene la donna non sia nominata esplicitamente. Il tema centrale del testo è la passione amorosa del poeta, la cui rievocazione è tutta focalizzata sull’io di colui che ama, e non sull’oggetto amato, come invece avviene nella poesia stilnovista. Petrarca traccia un bilancio della propria vita, invitando i lettori a essere comprensivi con le sue debolezze.

La data di composizione del sonetto è incerta: secondo alcuni studiosi risale al 1347 (quando Laura è ancora in vita), secondo altri è successiva al 1348 (anno della sua morte).


Metro Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE CDE.

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Audiolettura

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

di quei sospiri ond’io nudriva ’l core

in sul mio primo giovenile errore

4      quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono:

del vario stile in ch’io piango et ragiono,

fra le vane speranze e ’l van dolore,

ove sia chi per prova intenda amore,

8      spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto

favola fui gran tempo, onde sovente

11    di me medesmo meco mi vergogno;

e del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,

e ’l pentérsi, e ’l conoscer chiaramente

14    che quanto piace al mondo è breve sogno.

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Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Petrarca definisce il proprio amore per Laura un errore (v. 3). Ciò significa che egli offre un giudizio negativo dell’esperienza amorosa. Tale netta valutazione, posta nel componimento iniziale della raccolta, determina una chiara prospettiva etico-morale, che si riverbera su tutti i singoli componimenti.

Le ragioni e il senso di questo errore si definiranno nel corso della raccolta. Intanto, però, si possono facilmente intuire i motivi del valore negativo attribuito all’amore per Laura. Si tratta, infatti, di una passione esclusivamente terrena e come tale considerata peccaminosa, non di un amore illuminato dalla grazia divina, come quello di Dante per Beatrice nella Commedia.

Al cospetto del proprio pubblico scelto (ove sia chi per prova intenda amore, v. 7), il poeta pare presentarsi con una sorta di palinodia, sconfessando il proprio giovanile attaccamento alle cose terrene ed esibendo la saggezza nata dalla propria trasformazione. Tuttavia bisogna notare che Petrarca non sembra aver completamente superato quella passione. Prima al v. 4 la precisazione in parte denuncia il paradossale sdoppiamento di un io irrisolto; poi al v. 6 le speranze e il dolore sono definiti attraverso il medesimo aggettivo, “vano”: vale a dire che il dolore non conduce a un mutamento effettivo e la stessa speranza di una vita diversa appare illusoria.

Nuova appare, in questo sonetto, la concezione della poesia. Non più canto (come per i trovatori) né discorso (come per gli Stilnovisti, secondo la definizione dantesca: scrittura sotto dettatura da parte di Amore). La poesia è definita da Petrarca suono di […] sospiri (vv. 1-2), cioè espressione di una vita interiore sofferta e problematica.

Le scelte stilistiche

Nel sonetto si evidenzia una forte contrapposizione tra presente e passato, attraverso l’alternanza dei diversi tempi verbali. Se il passato era stato il tempo dell’errore, cioè del peccato, il presente è invece il tempo del ravvedimento e della vergogna. Si tratta di una contrapposizione non statica, bensì dinamica: la dialettica tra i due poli – passione e pentimento – è ancora in atto al momento della scrittura. La scissione non è dunque superata: anche quando Petrarca si accinge a tracciare il bilancio della propria vicenda umana e poetica, non può rinnegare del tutto il suo passato, dunque l’uomo “antico” continua a convivere in lui con quello nuovo.

Tuttavia l’opposizione temporale getta una luce significativa sulle liriche che seguiranno nel Canzoniere, tutte «portatrici di una doppia verità» (Fenzi): da una parte la verità originaria, testimonianza del giovenile errore (v. 3) in cui è caduto il personaggio-poeta; dall’altra la verità ultima, che vede e giudica il passato sulla base esemplare di un’esperienza esistenziale realmente vissuta: quanto piace al mondo è breve sogno (v. 14).

L’andamento sintattico delle due quartine è diverso da quello delle due terzine. Le quartine sono costituite da un unico periodo, il cui verbo principale, spero, compare soltanto al v. 8. È perciò un periodo ampio, che copre ben otto versi, e dalla struttura sintattica ricca di subordinate (cinque relative: ch’ascoltate…, ond’io nudriva…, ch’i’ sono…, in ch’io piango et ragiono…, chi per prova intenda…; una temporale: quand’era…; una limitativa: ove sia…). Ciò conferisce al testo un senso di dilatazione e di sospensione. Più semplice, invece, è la sintassi nelle terzine, che formano ciascuna un periodo a sé stante. Nella sua maggiore essenzialità, così, la conclusione assume un tono quasi di sentenza morale. Tuttavia lo sconfinamento del discorso oltre la misura del verso, e dunque un analogo senso di dilatazione della sintassi, è ottenuto nelle terzine dai frequenti enjambement: particolarmente rilevati quelli tra i vv. 9-10, 10-11, 13-14; mentre nelle quartine si può segnalare quello ai vv. 1-2.

 >> pagina 467 

Infine, in un testo che programmaticamente presenta il suono e la musicalità del verso come proprio oggetto fondamentale, va sottolineata la razionale selezione sonora compiuta dal poeta. In particolare, significativa è la presenza delle allitterazioni, come quelle con funzione onomatopeica in s (quasi la resa fonica dei sospiri) ai primi due versi (Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri), in v ai vv. 5-6 (vario… vane... van) e 12 (vaneggiar vergogna), in f al v. 10 (favola fui) e in m al v. 11 (me medesmo meco mi), in posizione iniziale, a evidenziare la condanna verso sé stesso e le proprie debolezze.”

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 A chi si rivolge l’autore con il Voi del v. 1?


2 Perché il poeta dice di essere stato per molto tempo favola (v. 10) per la gente?


3 Che cosa ha imparato il poeta?

Analizzare

4 Indica i verbi relativi al vissuto presente e quelli relativi all’esperienza passata.


5 Per sottolineare la contrapposizione tra passato e presente l’autore utilizza due volte la figura retorica dell’antitesi: in quali versi?

interpretare

6 Al v. 1 l’autore ricorre al verbo “ascoltare” anziché “leggere”: secondo te, perché?

COMPETENZE LINGUISTICHE

7 Petrarca parla di vergogna (v. 12) e di pentimento (’l pentérsi, v. 13). Prova a definire la differenza di significato tra questi quattro vocaboli appartenenti a una stessa area semantica:


vergogna  pentimento  rimorso  rimpianto


8 Fai una ricerca sulla storia linguistica della parola favola.

Vola alta parola - volume 1
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