Le opere

Le opere

Le opere in latino

Petrarca scrive quasi tutte le sue opere in latino e soltanto due in italiano: il Canzoniere e i Trionfi (in entrambi i casi, però, il titolo stabilito dall’autore è in latino: Rerum vulgarium fragmenta e Triumphi). Questa distinzione nell’uso della lingua potrebbe far pensare a una netta separazione nella produzione dell’autore. Tuttavia la critica più recente ha mostrato come non esista una reale dicotomia tra questi due ambiti della produzione petrarchesca.

Quando parliamo di Petrarca, dobbiamo rovesciare l’ottica nella quale siamo abituati a considerare in epoca attuale il latino e il volgare. Per noi il primo rappresenta una lingua morta, mentre al contrario l’italiano è la lingua della comunicazione. Per Petrarca è esattamente il contrario: il latino è la lingua che egli usa per esprimersi, sempre e in ogni situazione, dalla più formale alla più informale. Il volgare costituisce invece la lingua specialistica, quella della poesia, cioè una lingua tecnica, artificiale, non una lingua di uso corrente; mentre l’uso del latino mostra la sua dimensione di intellettuale europeo. Oggi tendiamo a considerare l’unità europea dal punto di vista politico-istituzionale come una realtà in un certo senso inedita, ma non dobbiamo dimenticare che ai tempi di Petrarca sul piano culturale essa era un dato acquisito, quasi scontato. Tutti i letterati e gli uomini di cultura di quel periodo erano parte di un sistema comune di relazioni culturali, di cui la lingua latina era tramite.

Opere in versi

Epystole metrice (Lettere in versi)

Sono 66 lettere di corrispondenza in versi (quelle databili, a parte i versi in morte della madre, vanno dal 1333 al 1354), raccolte, a partire dal 1350, in 3 libri mai però organizzati dall’autore in forma definitiva. Gli argomenti sono spesso gli stessi delle epistole in prosa. È un’opera destinata a incontrare molta fortuna presso i poeti in latino di epoca umanistica, i quali vi attingeranno immagini e stilemi espressivi.

Africa (L’Africa)

Composta tra il 1338 e il 1341, dal 1343 l’opera conosce diverse redazioni e rimane incompiuta. Viene pubblicata nel 1396, dopo la morte dell’autore. È un poema epico in esametri, progettato in 12 libri: ne sono stati scritti solo 9, alcuni incompleti. Seguendo il modello dell’Eneide di Virgilio, Petrarca racconta la seconda guerra punica e ne celebra il protagonista, Scipione l’Africano. Alla luce della propria personale inquietudine e della sensibilità cristiana, il poeta affronta nell’opera il motivo della precarietà dei successi mondani e tenta di resuscitare le forme del poema epico antico, per esaltare la Roma repubblicana.

Bucolicum carmen (Carme bucolico)

Il testo è composto tra il 1346 e il 1348, poi più volte rivisto. Si tratta di 12 egloghe sul modello delle Bucoliche di Virgilio. All’ambientazione pastorale si sommano complessi elementi allegorici, oltre a riferimenti all’amore per Laura.

Psalmi penitentiales (Salmi penitenziali)

Sono 7 preghiere in versi, basate su fonti bibliche ed evangeliche, scritte probabilmente nel 1348.

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Opere in prosa

Petrarca è autore di alcune opere storico-erudite, tra cui ricordiamo De viris illustribus (Gli uomini illustri), serie di biografie di personaggi famosi dell’antichità, e Rerum memorandarum libri (Libri di fatti memorabili), raccolta di aneddoti e fatti esemplari costruita sul modello dei Factorum ac dictorum memorabilium libri IX (Nove libri di fatti e di detti memorabili) dello scrittore latino Valerio Massimo (I secolo d.C.). La sua produzione in prosa annovera inoltre una serie di scritti polemici d’occasione, tra i quali segnaliamo Invective contra medicum quendam (Invettive contro un medico, 1352-1355) e De sui ipsius et multorum ignorantia (Sull’ignoranza propria e di molti, 1367).

Le opere in prosa di maggior rilievo sono però i trattati di argomento morale, che insieme al ricco epistolario compongono l’immagine umana e intellettuale del poe­ta nella sua complessità.

Secretum o De secreto conflictu curarum mearum (Il segreto conflitto dei miei affanni)

È il trattato morale più significativo di Petrarca, quello che meglio evidenzia la riflessione sul dissidio interiore tra passioni terrene e spiritualità. La prima stesura risale al 1342-1343, ma l’opera è stata rivista anni dopo, probabilmente nel 1353. Il trattato è diviso in 3 libri, scritti secondo il modello dialogico platonico e ciceroniano, spesso ripreso poi nella letteratura dei secoli successivi.

Il Secretum è strutturato in forma di dialogo e vede protagonisti il poeta e sant’Agostino, che discutono tra loro alla presenza di un testimone muto, la Verità. I due personaggi rappresentano i due volti di Petrarca (lacerato da questo dualismo): Francesco simboleggia l’umanità e la vita terrena, Agostino la spiritualità e la religiosità.

L’opera analizza minuziosamente gli stati d’animo dell’autore attraverso il dialogo serrato con sant’Agostino. Nel primo libro si affronta la reale essenza del male, inteso come scarsa attitudine a perseguire la virtù; qui Agostino rimprovera a Francesco la debole motivazione verso il vero bene che caratterizza il suo animo. Nel secondo libro si analizzano più in dettaglio i sette peccati capitali (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia), con particolare riferimento all’accidia, sentita da Petrarca come incapacità della volontà di allontanarsi dalla tentazione peccaminosa. Nel terzo libro ci si sofferma su quelle che Francesco chiama le «catene di diamanti», cioè i legami inestricabili che lo tengono avvinto ai valori terreni, in particolare l’amore per la gloria e quello per Laura.

Il Secretum è scritto in un momento storico di passaggio tra l’età medievale e l’Umanesimo, con la sua rivalutazione dell’uomo e della felicità terrena, anche attraverso la riscoperta e lo studio della cultura pagana classica. Petrarca, però, pur proiettato verso il futuro, non sembra ancora in grado di accettare pienamente questi nuovi valori. Ciò alimenta il suo tormento: la soluzione è la scelta religiosa, che egli non riesce però a compiere definitivamente, poiché l’amore per Laura e il desiderio di beni terreni non lo abbandonano. L’opera non ha una conclusione certa: è una lunga e sincera confessione, al termine della quale, pur essendo stata leale e approfondita la disamina dei peccati, dei pensieri e degli stati d’animo, lo spirito del poeta resta in preda a un insanabile conflitto interiore.

De vita solitaria (La vita solitaria)

Nel 1346, in occasione della Quaresima, durante un soggiorno presso Filippo di Cabassoles, vescovo di Cavaillon, in Valchiusa, Petrarca dedica a quest’ultimo un trattato in 2 libri sulla vita solitaria. Il testo, scritto in poco tempo, subisce in seguito numerosi ritocchi e aggiunte. Viene terminato infatti nel 1356, ma inviato a Cabassoles soltanto nel 1366. Non è ancora l’elogio della vita contemplativa religiosa, piuttosto l’apologia del gusto per la solitudine e per lo studio, che donano a chi li coltivi un valore inestimabile: la libertà interiore.

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De otio religioso (La quiete della vita religiosa)

Nella Quaresima del 1347 Petrarca compone un nuovo trattato morale, anch’esso in 2 libri, come il precedente De vita solitaria. Il testo segue il modello del De vera religione di sant’Agostino ed è scritto in forma di sermone ecclesiastico. Essere liberi da ogni preoccupazione pratica per poter riflettere sulle verità della fede: ecco l’otium fecondo dei religiosi, rivolto a Dio, come su un altro piano è fecondo l’otium dei letterati, rivolto alla conoscenza.

De remediis utriusque fortune (I rimedi della buona e della cattiva sorte)

Scritto tra il 1356 e il 1357, completato e diffuso nel 1366, il testo è organizzato in una serie di dialoghi suddivisi in 2 libri che contengono rispettivamente 122 dialoghi tra Ragione, Gaudio e Speranza e 131 dialoghi tra Ragione, Dolore e Timore. Il primo libro raccoglie riflessioni sulle vicissitudini che anche la buona fortuna può determinare, e sul modo di superarle; il secondo affronta, secondo lo stesso schema, le questioni relative alla cattiva sorte. Petrarca modella questo trattato su un esempio classico, il De remediis fortui­torum attribuito a Seneca. L’opera ha uno straordinario successo in tutta Europa fino al Settecento, come testimoniano i numerosi codici manoscritti e le successive edizioni a stampa.

Familiares (Lettere agli amici)

Petrarca scrive molte lettere: se ne contano a centinaia, spesso indirizzate a personaggi di primo piano della vita culturale e politica del tempo. L’autore progetta di riunirle in raccolte organiche, sul modello dell’epistolario ciceroniano, che riscopre soprattutto a partire dal 1345, quando trova nella Biblioteca Capitolare di Verona le lettere di Cicerone ad Attico, a Quinto e a Bruto.

La prima raccolta, detta Familiares, riunisce 350 lettere, raccolte in 24 libri, la più antica delle quali, tra le databili, risale al 1325; il lavoro di scelta e adattamento si protrae, in varie fasi, dal 1349 (o, secondo alcuni, dal 1345) al 1366. I temi delle lettere sono i più vari: dalla reazione a situazioni concrete e vissute (come viaggi, incontri, dialoghi) a più ampie questioni di tipo culturale e letterario, dal rimpianto e dalla rievocazione del mondo antico alla polemica contro la degenerazione dei tempi presenti, dalla trattazione di questioni filosofiche e teologiche a riflessioni puramente personali.

Seniles (Lettere della vecchiaia)

Iniziata nel 1361, la seconda raccolta epistolare petrarchesca consta di 125 lettere suddivise in 17 libri. L’opera, che l’autore non fa in tempo a sistemare in forma definitiva, avrebbe dovuto concludersi con una lettera ai posteri (Posteritati), autobiografia incompiuta, il cui racconto giunge sino al 1351.

Sine nomine (Senza il nome del destinatario) e Variae (Varie)

Le prime sono 19 violente epistole contro la curia avignonese (1342-1358); l’omissione dei nomi dei destinatari è determinata da ragioni di prudenza. Le Variae sono lettere sparse, diffuse postume.

 >> pagina 433

Le opere in volgare

Dalla seconda metà del Quattrocento, oscuratasi lentamente la fama dell’umanista, comincia a risplendere quella di Petrarca poeta in volgare, considerato, in Italia e fuori, modello insuperabile di poeta lirico.

Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)

È l’opera più celebre di Petrarca, una sorta di autobiografia ideale costituita di 366 componimenti, che ruota intorno al tema dell’amore per Laura. Petrarca lavora quasi tutta la vita a questa raccolta, organizzando e strutturando ciascun testo secondo un progetto idea­le e coerente. Al suo capolavoro dedichiamo la seconda parte dell’Unità ( p. 457).

Trionfi (Triumphi)

L’opera viene iniziata intorno al 1356 e rielaborata fino agli ultimi giorni di vita del poe­ta, pur rimanendo incompiuta. I Trionfi sono un poema allegorico-didascalico diviso in 6 parti. In essi Petrarca si rifà alla Commedia dantesca, e il modello viene esplicitato chiaramente a partire dalla scelta dello schema metrico, le terzine di endecasillabi a rima incatenata; tuttavia è presente anche la suggestione di un poema in terza rima di Boccaccio, l’Amorosa visione (1342-1343).

Nel primo testo, Triumphus Cupidinis (Trionfo dell’Amore), all’alba di un giorno di aprile a Valchiusa (il mese è un chiaro riferimento all’esperienza amorosa dell’autore, giacché proprio in aprile è avvenuto il suo primo incontro con Laura), a Francesco appare in sogno Amore che, come un imperatore romano, guida uno splendido carro trionfale seguito da una schiera di amanti famosi. Uno di loro si offre di essere sua guida e gli indica i nomi di quelle anime vinte. Una giovinetta, Laura, «pura assai più che candida colomba», conquista il poeta.

Nel Triumphus Pudicitie (Trionfo della Pudicizia), Laura, che inizialmente sembrava una ministra d’Amore, assale e vince lo stesso Amore. Essa lo sconfigge grazie alla sua virtù.

Nel terzo testo, Triumphus Mortis (Trionfo della Morte), mentre torna lieta della vittoria, Laura è assalita dalla Morte. In sogno la fanciulla appare al poeta per rassicurarlo sulla sua beatitudine. Gli confida anche di averlo amato, ma di aver tenuto segreto il proprio sentimento per la salvezza spirituale di entrambi.

Nel Triumphus Fame (Trionfo della Fama), a sconfiggere la Morte giunge la Fama, seguita da tre gruppi di uomini che si sono coperti di gloria: gli antichi romani, i personaggi antichi non romani e quelli medievali. Seguono gli eroi dell’intelligenza.

Negli ultimi due trionfi, Triumphus Temporis (Trionfo del Tempo) e Triumphus Eternitatis (Trionfo dell’Eternità), i valori umani dell’amore e della gloria cedono il passo alla riflessione filosofica. Il Tempo che distrugge la Fama viene assorbito e annullato a sua volta dal concetto di Eternità. Petrarca contempla qui la bellezza di anime «ne l’età più fiorita e verde» e, più bella di tutte, Laura.

Nonostante l’apprezzabile eleganza dei versi, i Trionfi risultano un’opera piuttosto lontana dal nostro gusto, fortemente condizionata da una fredda impostazione allegorica. All’epoca della composizione l’opera riscuote tuttavia un grande successo poiché si conforma alle tendenze simboliche, moralistiche ed erudite caratteristiche del tempo: in quei lunghissimi elenchi di personaggi famosi si ammirava infatti la dotta ingegnosità del poeta.

 >> pagina 434 
La vita   Le opere

Nasce ad Arezzo

1304

 

 Inizio della cattività avignonese

1309

 
 Trasferimento della famiglia ad Avignone
1312  

 Si trasferisce a Bologna per completare gli studi giuridici

1320



 Contatto con la cultura classica e con la poesia in volgare
1325-1366  Familiares

 Ritorno ad Avignone

1326

 

 Incontro con Laura nella chiesa di Santa Chiara

1327

 

 Prende gli ordini minori ed entra al servizio del cardinale Colonna

1330

 


1333-1354

Epystole metrice

 Primo viaggio a Roma

 Trasferimento a Valchiusa

 Nasce il figlio Giovanni

1337   
  1338-1341
Africa
 Incoronazione poetica a Roma
1341
 

 Incontro con Cola di Rienzo

1342


  1342-1343
Secretum
  1342-1358
Sine nomine
  1342-1373
Canzoniere

 Il fratello Gherardo prende i voti

 Nascita della figlia Francesca

1343



  1343-1345
Rerum memorandarum libri
  1346 De vita solitaria


1346-1348

Bucolicum carmen

 Cola di Rienzo si autoproclama “tribuno della libertà”

 Petrarca parte per Roma ma si ferma a Parma dopo il fallimento del progetto di Cola

 Rottura con il cardinale Colonna

1347 De otio religioso

 Epidemia di peste

 Morte di Laura e del cardinale Colonna

1348

Psalmi penitentiales

 Spostamento a Padova

1349

 

 Viaggio a Roma in occasione del Giubileo

 Incontro con Giovanni Boccaccio

1350

 

 Trasferimento a Milano, al servizio di Giovanni Visconti

1353



  1356-1374 Trionfi
  1356-1357 De remediis utriusque fortune


1361-1374

Seniles

 Trasferimenti a Padova, Venezia, Parma, Ferrara 1361-1370  

 Ritiro ad Arquà

1370

 

 Muore nella casa di Arquà

1374

 

Vola alta parola - volume 1
Vola alta parola - volume 1
Dalle origini al Trecento