Il brano presenta l’incontro tra Dante e un amico di gioventù, il musico Casella, sulla spiaggia dell’Antipurgatorio. Il poeta vi è arrivato da poco insieme a Virgilio; davanti a loro si distende l’immenso mare, è il primo mattino e l’azzurro del cielo cede a poco a poco al sole che sorge. Ecco giungere, dall’orizzonte, una piccola imbarcazione, sospinta dalle ali di un angelo. Ne discende una folla di anime di penitenti destinate al Purgatorio, che appaiono inesperte dei luoghi, timide, smarrite.
Dante e Virgilio si avvicinano al gruppo di anime, dal quale se ne stacca una per accorrere verso il poeta e abbracciarlo. È l’anima di Casella, legato a Dante da affettuosa amicizia. Il poeta ricorda come egli fosse capace, con le sue melodie, di placare il suo animo quando era in preda a una passione o a un turbamento.
Il dolce mattino di primavera, la serenità del cielo, la placida distesa del mare, la mitezza dell’aria: tutto invita alla tenerezza e alla nostalgia. Dante prega così l’amico di intonare un canto, come tante volte aveva fatto da vivo. E Casella lo accontenta. Dopo la bestialità che caratterizza i comportamenti infernali (dei diavoli e dei dannati) assistiamo qui a un recupero dell’umanità e della dignità che le è propria.
Il tono del brano contribuisce a restituire il senso di una situazione di calma e di pacatezza; e le scelte stilistiche (sia lessicali sia sintattiche) vanno tutte nella direzione di una composta dolcezza.