Antologia della Divina Commedia

CANTO XV Inferno 63 Ma quello ingrato popolo maligno che discese di Fiesole ab antico, e tiene ancor del monte e del macigno, [61-63] Ma quel popolo malvagio (maligno) e ingrato, che nei tempi antichi (ab antico) discese da Fiesole, e ha ancora la ruvidezza del monte e la durezza del macigno, 66 ti si farà, per tuo ben far, nimico; ed è ragion, ché tra li lazzi sorbi si disconvien fruttare al dolce fico. [64-66] diventerà tuo nemico (ti si farà... nimico) a causa (per) del tuo buon operare (ben far); il che è logico (ed è ragion) perché (ché) tra i sorbi acidi (lazzi) non è bene (disconvien) che faccia i frutti (fruttare) il dolce fico. 69 Vecchia fama nel mondo li chiama orbi; gent è avara, invidiosa e superba: dai lor costumi fa che tu ti forbi. [67-69] Un vecchio proverbio (fama) nel mondo li chiama ciechi (orbi); è gente avara, invidiosa e superba: tu fai in modo di tenerti pulito (fa che tu ti forbi) dalle loro abitudini (costumi). 72 La tua fortuna tanto onor ti serba, che l una parte e l altra avranno fame di te; ma lungi fia dal becco l erba. [70-72] Il tuo destino (fortuna) ti riserva (serba) tanto onore che l uno e l altro partito cercheranno di sbranarti (avranno fame di te), ma l erba resterà lontana (lungi fia) dal becco. 75 Faccian le bestie fiesolane strame di lor medesme, e non tocchin la pianta, s alcuna surge ancora in lor letame, [73-75] Le bestie fiesolane si divorino l un l altra (Faccian strame di lor medesme) e non tocchino la pianta, se ne nasce ancora qualcuna in mezzo al loro letame, 78 in cui riviva la sementa santa di que Roman che vi rimaser quando fu fatto il nido di malizia tanta . [76-78] [pianta] nella quale rivive il seme (sementa) sacro (santa) di quei Romani che vi rimasero quando fu fatto il nido di tanta malvagità (malizia) . 62-63. Fiesole ab antico ... macigno: inizia qui una dura invettiva* contro i fiorentini. Gli antichi cronisti raccontavano la storia di Firenze a partire da quella del piccolo borgo di Fiesole che, in origine, sarebbe stato l unico centro abitato della zona. In epoca romana Fiesole appoggiò il tentativo di insurrezione di Catilina, il senatore che tra il 63 e il 62 a.C. tentò di prendere il potere con un colpo di stato. Per questo, qualche anno più tardi, Giulio Cesare distrusse Fiesole e fece costruire un nuovo centro la futura Firenze popolandolo di cittadini romani; ma alcuni esuli fiesolani, con il tempo, si trasferirono nella nuova città. Poiché Cesare è il fondatore dell Impero romano, che il poeta ritiene un ordinamento politico voluto da Dio per imporre ordine, pace e giustizia sulla Terra, i nemici di Cesare non possono essere che persone malvagie, mentre i cittadini romani obbediscono alle giuste leggi dell Impero. Nella visione di Dante, quindi, i guelfi neri appoggiati dal papa e nemici dell imperatore sono i discendenti dei malvagi fiesolani, mentre tutte le famiglie fiorentine giuste e oneste sono discendenti dei Romani portati da Cesare a Firenze. Si tratta ovviamente di una teoria priva di fondamento storico. 63. del monte e del macigno: nell ambito dell invettiva contro i fiorentini, Brunetto im- piega un lessico forte ed espressivo e ricorre a uno stile allusivo, tipicamente profetico. Per descrivere in termini negativi i nemici di Dante afferma che essi hanno il carattere del monte (non sono cittadini e quindi sono rozzi) e del macigno (cioè hanno il cuore duro). 65-66. lazzi sorbi ... dolce fico: con la metafora* del dolce fico, che non potrebbe maturare in mezzo ai lazzi sorbi (il sorbo è una pianta che produce un frutto dal sapore aspro), Brunetto intende che è normale che i cattivi fiorentini odino Dante e lo vogliano cacciare, perché una persona giusta e buona non può stare in mezzo ai malvagi. Il linguaggio, anche in questo caso, è proverbiale ed espressivo, con un lessico immediato e fortemente comunicativo (lazzi sorbi, dolce fico). 67. Vecchia fama: gli antichi cronisti come il Villani, nella sua Cronica (II, 1) raccontano alcuni episodi che spiegherebbero perché i fiorentini erano ritenuti facilmente ingannabili (e quindi orbi di fronte alle trame ordite a loro danno). 68. avara, invidiosa e superba: serie di tre aggettivi che sul piano formale rende il tono espressivo e marcato, mentre su quello tematico riprende i tre vizi capitali che secondo Ciacco avevano infiammato gli animi dei cittadini di Firenze (Inf., VI, v. 74). 71. l una parte e l altra: Dante, esiliato dai guelfi neri, finirà per essere odiato anche dai suoi compagni di partito, i guelfi bianchi, con i quali entrerà spesso in disaccordo sulle azioni da intraprendere per risolvere il conflitto che aveva causato la loro cacciata. 71-74. fame pianta: con una serie di metafore* colorite e dispregiative che accomunano i discendenti dei fiesolani alle bestie in cerca di cibo Brunetto fa intendere che Dante riuscirà a sfuggire alla violenza dei suoi avversari e auspica che essi si trasformino l un l altro nel reciproco pasto senza danneggiare la pianta , metafora per Dante e i discendenti buoni degli antichi romani. Il lessico è basso ed espressivo (bestie, strame). Dante ieri e oggi 73. Faccian ... strame: lo strame è l erba falciata, il fieno che dà foraggio. L espressione fare strame (di qualcuno o di qualcosa) è tuttora impiegata nell italiano corrente, e significa distruggere , annientare , cancellare sprezzantemente . 77. Roman: i Romani che colonizzarono Firenze al momento della fondazione. 78. nido di malizia tanta: Firenze, indicata metaforicamente come un nido dal quale ha avuto origine la malvagità che ha ingiustamente perseguitato Dante. 89

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