Antologia della Divina Commedia

60 Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno mi pesa sì, ch a lagrimar mi nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno [58-60] Io gli risposi: «Ciacco, la tua sofferenza mi addolora (mi pesa) così tanto (sì) che mi spinge (mi nvita) a piangere (lagrimar); ma dimmi, se tu lo sai, a che punto (a che) arriveranno (verranno) 63 li cittadin de la città partita; s alcun v è giusto; e dimmi la cagione per che l ha tanta discordia assalita . [61-63] i cittadini della città divisa (partita) [in fazioni]; se c è qualcuno giusto; e dimmi la ragione (cagione) per la quale (per che) tanto odio (discordia) l ha assalita . 66 E quelli a me: «Dopo lunga tencione verranno al sangue, e la parte selvaggia caccerà l altra con molta offensione. [64-66] E quello a me: «Dopo lungo contrasto (tencione) arriveranno al sangue, e il partito della campagna (parte selvaggia) caccerà l altro [provocandogli] gravi danni (offensione). 69 Poi appresso convien che questa caggia infra tre soli, e che l altra sormonti con la forza di tal che testé piaggia. [67-69] Poi accadrà (convien) che questo [partito] cadrà (caggia) nel giro di tre anni (infra tre soli), e che l altro prenderà il sopravvento (sormonti) con l aiuto (con la forza) di colui (tal) che ora (testé) si tiene in bilico (piaggia) [tra i due contendenti]. 72 Alte terrà lungo tempo le fronti, tenendo l altra sotto gravi pesi, come che di ciò pianga o che n aonti. [70-72] [Questa fazione] per molto tempo terrà alta la fronte, schiacciando l altra sotto gravi pesi, sebbene questa di ciò pianga o si indigni (aonti). 75 Giusti son due, e non vi sono intesi; superbia, invidia e avarizia sono le tre faville c hanno i cuori accesi . [73-75] I giusti sono pochissimi (son due) e nessuno li ascolta (non vi sono intesi); superbia, invidia e avidità sono le tre scintille (faville) che hanno infiammato (accesi) gli animi (cuori) . 60-63. ma dimmi ... assalita: sulla base dei poemi antichi in cui le streghe, per conoscere il futuro, resuscitavano i morti per interrogarli Dante suppone che i dannati abbiano conoscenza di ciò che deve ancora avvenire; per questo, incontrato un concittadino, gli chiede notizie sul destino della città di Firenze, divisa da rivalità che sembrano sul punto di esplodere. Chiede in particolare tre cose: che accadrà alla città; se tra i fiorentini vi siano persone oneste e sagge (s alcun v è giusto); perché tanto odio stia contrapponendo i suoi concittadini. Compare qui uno dei temi più importanti della Commedia, quello delle vicende politiche di Firenze, patria del poeta, tema che si lega strettamente alle sue drammatiche vicende personali: poco dopo essere stato eletto priore del Comune, Dante fu esiliato dalla sua città, nella quale non avrebbe mai più fatto ritorno. 64-66. Dopo lunga tencione ... offensione: quando Dante-autore scrive, i fatti narrati da Ciacco sono già accaduti; tuttavia, poiché Dante immagina che il suo viaggio avvenga nel 1300, cioè prima dei tragici eventi cui qui si allude, la risposta del dannato assume i caratteri di una profezia sul futuro di Firenze. Egli fa riferimento a un fatto di sangue (verranno al sangue) nel quale gli studiosi hanno riconosciuto l attacco che 58 il 1° maggio 1300 il partito dei guelfi neri, capitanato dalla famiglia dei Donati, mosse contro quello dei guelfi bianchi, guidato dalla famiglia dei Cerchi, alcuni dei quali rimasero feriti. I Cerchi vengono definiti la parte selvaggia, cioè proveniente dalla campagna (indicata appunto con il termine selvaggia nei documenti ufficiali del tempo), perché, originari della Valdisieve, si erano trasferiti a Firenze da non molto tempo. Per reagire alle violenze subite, i Cerchi agirono per vie politiche e legali e, ottenuto il controllo del potere a Firenze, cacciarono i neri in esilio. Si noti come il linguaggio di Ciacco, nel momento in cui il personaggio assume il ruolo di profeta delle future sventure di Firenze, diventi allusivo e misterioso: tutti gli eventi e i personaggi cui si riferisce sono descritti con termini generici (lunga tencione, verranno al sangue, molta offensione) e le identità nascoste sotto perifrasi (la parte selvaggia). 67-69. Poi appresso ... testé piaggia: i destini della lotta politica fiorentina presentati nella terzina precedente si ribaltano in questa: tra il 4 e il 9 novembre 1301, i neri, rientrati in città, occupano il palazzo comunale, sottraggono le cariche pubbliche ai loro nemici e li sostituiscono con i propri uomini, uccidendo i Cerchi e prendendo il potere. Il rovesciamento avviene soprattutto gra- zie all appoggio di Carlo di Valois e del suo esercito, inviato da papa Bonifacio VIII, che dopo essere rimasto a lungo incerto su quale parte favorire (è lui il tal che testé piaggia), decide di sostenere i neri contro i bianchi. Nel 1302, e quindi tre anni (i tre soli) dopo gli scontri del 1300, i neri completano l opera decretando l esproprio dei beni e l esilio per i guelfi bianchi, tra i quali anche Dante. 70. Alte fronti: avrà un atteggiamento sprezzante e superbo. 71. gravi pesi: le condanne, le multe e le violenze inflitte ai bianchi. 73-75. Giusti son due ... accesi: di persone giuste, a Firenze, ve ne sono pochissime: questo dovrebbe essere il senso dell espressione son due, a indicare una quantità minima. E nessuno li ascolta: la città, infatti, è preda delle peggiori passioni, che Ciacco esprime in maniera chiara e sintetica richiamandosi a tre dei vizi capitali. Qui lo spirito assume il tono espressivo del predicatore che condanna i peccati della comunità; il discorso si fa quasi solenne, sia per il riferimento alla Bibbia (nella quale si parla appunto dei tre vizi della superbia, dell invidia e dell avarizia), sia per le metafore* (le faville nel senso delle passioni che accendono i cuori come fossero fuochi, e i cuori nel senso di anime).

Antologia della Divina Commedia
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