Antologia della Divina Commedia

21 Urlar li fa la pioggia come cani; de l un de lati fanno a l altro schermo; volgonsi spesso i miseri profani. [19-21] La pioggia li fa urlare [i dannati] come cani; coprono (fanno... schermo) un fianco (l un de lati) con l altro; si voltano in continuazione (spesso) i miserabili empi (profani). 24 Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo, le bocche aperse e mostrocci le sanne; non avea membro che tenesse fermo. [22-24] Quando ci vide Cerbero, il gran mostro ripugnante (vermo = verme), aprì le bocche e ci mostrò (mostrocci) le zanne (sanne); non aveva parte del corpo (membro) che tenesse ferma. 27 E l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. [25-27] La mia guida (duca) distese le mani aperte (spanne), prese la terra e, con i pugni chiusi (piene le pugna), la gettò dentro alle gole (canne) affamate (bramose). 30 Qual è quel cane ch abbaiando agogna, e si racqueta poi che l pasto morde, ché solo a divorarlo intende e pugna, [28-30] Come quel cane che abbaiando brama (agogna) [il cibo], e si calma (racqueta) dopo che morde il pasto, perché si concentra (intende) e si affatica (pugna) solo a divorarlo, 33 cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che ntrona l anime sì, ch esser vorrebber sorde. [31-33] così si acquietarono (si fecer) le luride facce del demonio Cerbero, che stordisce ( ntrona) le anime al punto che (sì, ch ) vorrebbero essere sorde. 36 Noi passavam su per l ombre che adona la greve pioggia, e ponavam le piante sovra lor vanità che par persona. [34-36] Noi passavamo sopra le anime (ombre) che la pesante (greve) pioggia prostra (adona) e poggiavamo le piante [dei piedi] sopra le loro forme inconsistenti (lor vanità) che sembravano (par) corpi (persona). 39 Elle giacean per terra tutte quante, fuor d una ch a seder si levò, ratto ch ella ci vide passarsi davante. [37-39] Esse [le anime] giacevano tutte quante per terra, tranne una che si alzò a sedere, non appena (ratto che) ci vide passare davanti. 42 «O tu che se per questo nferno tratto , mi disse, «riconoscimi, se sai: tu fosti, prima ch io disfatto, fatto . [40-42] «O tu che sei condotto (tratto) per questo Inferno , mi disse, «riconoscimi, se ne sei capace (se sai): tu nascesti (fosti... fatto) prima che io morissi (disfatto) . 19. come cani: la sintetica similitudine* equipara i dannati ai cani che, in Dante, sono sempre animali sporchi, volgari, affamati. Quando il poeta vuole mostrare gli aspetti positivi della natura canina fa riferimento al veltro, protagonista della profezia del canto I (vv. 101-111). 25-27. E l duca mio ... bramose canne: per rendere Cerbero inoffensivo, Virgilio lancia della terra nelle sue tre bocche, e ripete così in forma sprezzante il gesto che aveva compiuto la Sibilla (la guida di Enea durante la discesa nell Ade) lanciando in bocca al mostro una focaccia di farina, miele ed erbe soporifere. Nella visione dan- 56 tesca, Cerbero punisce le anime di coloro che si sono comportati in vita come se il loro essere non fosse altro che la carne di cui erano composti e, dunque, come se mangiare costituisse il senso della loro esistenza; ma il loro corpo, ci ricorda Dante, è terra, secondo il principio che da sempre ispira la predicazione cristiana, per la quale ogni uomo è appunto nato dalla polvere e ad essa destinato a tornare. L episodio significa dunque che le anime dei golosi sono nient altro che fango, e infatti Cerbero, che li mastica, si quieta sentendo in bocca il sapore della terra umida. 36. vanità che par persona: come già nel canto V (v. 101), il termine persona sta per corpo . Gli spiriti dei dannati sono dei corpi aerei , come il poeta spiegherà nel canto XXV del Purgatorio. Secondo la dottrina là esposta, le anime, non appena si staccano dal corpo ormai senza vita, plasmano l aria che hanno intorno e riproducono la forma corporea in cui si trovavano. Questo corpo aereo , sebbene impalpabile, rende le anime visibili e riconoscibili, e permette altresì la percezione delle sensazioni di dolore. 42. tu fosti ... fatto: il verso è dominato dall allitterazione* delle t, delle f e delle s e dalla paronomasia* finale disfatto, fatto.

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