Antologia della Divina Commedia

Letture critiche no nel Purgatorio e nel Paradiso, perché lo sguardo non è, come nell Inferno, rivolto soltanto indietro alla vita terrena, ma invece avanti e verso l alto, cosicché esso, più in alto saliamo, tanto più chiaramente ricollega l esistenza terrena alla sua meta celeste; però è sempre conservata l esistenza terrena, perché essa costituisce dovunque il fondamento del giudizio divino e con ciò della condizione eterna in cui l anima si trova. E dovunque una tale condizione non consiste soltanto nell esser collocati in un determinato gruppo di penitenti o di beati, bensì in un accentuazione consapevole dell esistenza terrena d un tempo e del luogo particolare che le è riservato nel piano divino. Proprio nella completa estrinsecazione del loro già terreno carattere nel luogo definitivamente assegnato consiste il giudizio divino. E dovunque le anime hanno libertà sufficiente per far nota la loro singola peculiare personalità, qualche volta con sforzo e con fatica, perché la loro punizione o la loro espiazione o perfino lo splendore della loro beatitudine rende difficile il mostrarsi e il parlare, che però, superando l ostacolo, erompono tanto più efficacemente. [ ] Nella Commedia molte sono le apparizioni fenomeniche terrene il cui riferimento al piano divino di salvazione è anche teoricamente ben precisato; fra di esse la più importante dal punto di vista storico-politico, e nello stesso tempo la più stupefacente per un osservatore moderno, è la monarchia universale di Roma, la quale, secondo la concezione dantesca, è il preannuncio concreto e terreno del regno di Dio. Già il viaggio di Enea agli Inferi è permesso in vista della vittoria terrena e spirituale di Roma (Inf., II, 13 sgg.); Roma è destinata fin dall origine al dominio universale; Cristo appare quando il tempo è compiuto, quando cioè il mondo abitato è riunito nella pace sotto il dominio di Augusto; Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare, espiano la loro colpa accanto a Giuda nella bocca di Lucifero; il terzo Cesare, Tiberio, quale legittimo giudice dell uomo Cristo, è il vendicatore del peccato originale; Tito è il legittimo esecutore della vendetta sopra gli Ebrei; l aquila romana è l uccello di Dio, e il Paradiso viene una volta chiamato «quella Roma onde Cristo è Romano (cfr. Par., VI; Purg., XXI, 82 sgg.; Inf., XXXIV, 61 sgg.; Purg., XXXII, 102; ecc., e anche molti passi del De Monarchia); e inoltre la parte di Virgilio nel poema può intendersi solamente partendo da tale presupposto. Tutto questo ci richiama alla figura della Gerusalemme terrena e celeste, ed è pensato in maniera del tutto figurale. Così come nel metodo interpretativo giudaico-cristiano usato conseguentemente da Paolo e dai Padri della Chiesa per il Vecchio Testamento, Adamo è una figura di Cristo ed Eva della Chiesa; così come generalmente ogni fenomeno e ogni avvenimento del Vecchio Testamento viene concepito quale figura da realizzare o, come si suol dire, da portare a compimento, con i fenomeni e gli avvenimenti dell incarnazione di Cristo, così qui l Impero universale di Roma appare come la figura terrena del compimento celeste nel regno di Dio. Nel mio saggio Figura1 ho dimostrato sufficientemente, così spero, che la Commedia si fonda ovunque su una concezione figurale. Riguardo a tre dei più importanti personaggi che appaiono in essa, Catone Uticense, Virgilio e Beatrice, ho cercato di provare che la loro apparizione nell aldilà è un compimento della loro apparizione sulla terra, e che questa è invece una figura di quella dell aldilà; e ho messo in rilievo come la struttura figurale assicuri ai due poli, tanto alla figura quanto al compimento, il carattere storico e concreto 1 Figura: il saggio Figura venne pubblicato sulla rivista Archivum romanicum XXII (1938). 353

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