Antologia della Divina Commedia

Letture critiche re, sia per dimostrare che quella confessione non riduce il suo affetto, sia perché sapendolo perduto lo ama di più (Inferno, IV, 39). Nella nera bufera del secondo cerchio, Dante vuol conoscere la radice dell amore di Paolo e Francesca; costei racconta che si amavano e non lo sapevano, «soli eravamo e sanza alcun sospetto , e che il loro amore fu rivelato da una lettura casuale. Virgilio confuta i superbi, che con la sola ragione pretendono di abbracciare la divinità infinita; subito china la testa e tace, perché uno di quegli sventurati è lui (Purgatorio, III, 34). [...] Il romanzo di oggi segue con esibita prolissità i processi mentali; Dante li lascia intravedere in un intenzione o in un gesto. Jorge Luis Borges, Nove saggi santeschi, a cura di Tommaso Scarano, Adelphi, Milano 2001 L allegoria dei teologi nella Divina Commedia di Charles S. Singleton Un importante studioso statunitense, Charles Singleton (1909-1985), ha letto il complesso dell opera dantesca individuando, in ognuno dei suoi momenti principali, un particolare tipo di lettura, più o meno allegorica, della realtà: si passa da una vicenda edificante senza allegoria, la Vita nuova, a un trattato filosofico, il Convivio, scritto secondo l «allegoria dei poeti , dove la lettera è una bella menzogna e conta solo quello che la lettera significa, per giungere infine alla Divina Commedia, che è scritta a imitazione del libro di Dio (cioè la Natura e la Storia), secondo l «allegoria dei teologi , dove vera è la lettera e vero è anche il significato che la lettera annuncia. L allegoria della Divina Commedia è tanto evidentemente l «allegoria dei teologi (come afferma l Epistola a Cangrande), che non possiamo se non restar perplessi dinanzi ai continui sforzi fatti per intenderla come l «allegoria dei poeti . E invero la perplessità dinanzi a tale sforzo si accresce per il fatto che ogni tentativo di considerare il primo significato del poema come finzione intesa a esprimere un senso verace ma nascosto si è risolto in una ben chiara dimostrazione di come si possa forzare un poema a significati che non può assolutamente avere in quanto poema. Sembra necessario illuminare la questione brevemente con un solo e ovvio esempio. Tutti i lettori della Commedia, quale che sia il loro credo allegorico, devono riconoscere che Virgilio, per esempio, a considerarlo staticamente, isolato dall azione del poema, aveva ed ha, come lo presenta il poema, una vera e propria esistenza storica. Egli fu uomo vivo («omo già fui ) ed è ora un anima dimorante nel Limbo. Visto solo così, egli non avrebbe nessun altro senso, nessun secondo senso. perché Virgilio ha un suo ruolo nell azione del poema che assume un secondo significato. Ed è a questo punto che comincia ad essere importante la concezione che si ha della natura del primo significato. Poiché se questo è l allegoria dei poeti, allora ciò che Virgilio fa, come ciò che fa Orfeo, è una finzione immaginata per recare un senso ascoso, che essa deve recare sempre in sé, dato che solo esprimendo tale altro senso ciò che egli fa può essere giustificato. Invece, se questa azione è allegoria come l intendono i teologi, allora essa deve aver sempre un senso letterale che sia storico e non fittizio; e quindi le azioni di Virgilio come parte dell intera azione possono, a loro volta, essere come parole significanti altre parole; ma non devono far questo ad ogni momento, poiché, essendo storiche, quelle azioni esistono semplicemente per conto loro. 351

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