Antologia della Divina Commedia

102 A quella luce cotal si diventa, che volgersi da lei per altro aspetto è impossibil che mai si consenta; [100-102] Di fronte a (A) quella luce si diventa tali (cotal) che è impossibile che mai si accetti (consenta) di distogliersi (volgersi) da lei per un altra vista (aspetto); 105 però che l ben, ch è del volere obietto, tutto s accoglie in lei, e fuor di quella è defettivo ciò ch è lì perfetto. [103-105] per il fatto che (però che) il bene, che è l obiettivo (obietto) della volontà (volere), sta tutto (tutto s accoglie) in lei, e al suo esterno (fuor di quella) è incompleto (defettivo) ciò che lì è perfetto. 108 Omai sarà più corta mia favella, pur a quel ch io ricordo, che d un fante che bagni ancor la lingua a la mammella. [106-108] Ormai (Omai) la mia lingua (favella), pur rispetto al (a) [poco] ch io ricordo, sarà ancora più insufficiente (corta) di [quella] di un infante (fante) che ancora bagna la lingua al seno materno (mammella). 111 Non perché più ch un semplice sembiante fosse nel vivo lume ch io mirava, che tal è sempre qual s era davante; [109-111] Non perché nella viva luce (lume) [Dio] che io contemplavo (mirava) ci fosse più di un unico (semplice) aspetto (sembiante), dal momento che (che) [l aspetto di Dio] è sempre quello (qual) che era (s era) prima (davante); 114 ma per la vista che s avvalorava in me guardando, una sola parvenza, mutandom io, a me si travagliava. [112-114] ma per la vista che in me, mentre guardavo (guardando) aumentava di potenza (s avvalorava), una stessa (sola) immagine (parvenza) [di Dio], cambiando io (mutandom io), si trasformava (travagliava) ai miei occhi (a me). 117 Ne la profonda e chiara sussistenza de l alto lume parvermi tre giri di tre colori e d una contenenza; [115-117] Nell abissale (profonda) e trasparente (chiara) essenza (sussistenza) della profonda (alto) luce (lume) mi apparvero (parvemi) tre cerchi (giri) di tre colori e di una stessa dimensione (d una contenenza); 120 e l un da l altro come iri da iri parea reflesso, e l terzo parea foco che quinci e quindi igualmente si spiri. [118-120] e il primo (l un) sembrava (parea) riflesso dal secondo (l altro) come un arcobaleno (iri) da un [altro] arcobaleno (iri), e il terzo sembrava un fuoco che fiammeggia (si spiri) in uguale maniera (igualmente) dall uno (quinci) e dall altro (quindi). 123 Oh quanto è corto il dire e come fioco al mio concetto! e questo, a quel ch i vidi, è tanto, che non basta a dicer poco . [121-123] Oh, quanto è insufficiente (corto) il mio racconto (dire) e quanto (come) debole (fioco) alla mia idea (concetto)! E questo, rispetto a quello che vidi è tanto inadeguato (tanto) che non è sufficiente (non basta) a dire [è] poco . 100-105. A quella perfetto: sotto l effetto della luce divina, spiega Dante, ci si lega così saldamente a essa, che è impossibile distoglierne lo sguardo; in Dio, infatti, si concentra tutto il bene universale e fuor di esso ogni cosa è imperfetta. 106-108. Omai mammella: Dante-autore avverte nuovamente i suoi lettori dell insufficienza delle proprie capacità espressive (favella) e mnemoniche (quel ch io ricordo) a mano a mano che si addentra nel racconto della visione. 109-114. Non travagliava: il poeta spiega che la descrizione da lui fornita in tre 342 distinte fasi (l Unità, la Trinità, l Incarnazione) non dipende dall effettiva presenza nel fulgore divino di più essenze, ma dal progressivo perfezionarsi delle sue possibilità visive (per la vista che s avvalorava): l immagine di Dio, quindi, immobile e unica (tal è sempre qual s era davante), si trasforma sotto lo sguardo del pellegrino celeste, mentre è lui stesso che muta. 115-120. Ne la si spiri: il poeta tenta di esprimere, attraverso parole e immagini sensibili, il mistero della Trinità, che si manifesta sotto forma di tre cerchi di tre diversi colori (per distinguere le persone divine) ma di uguali dimensioni (perché Padre, Figlio e Spirito Santo hanno la stessa sostanza). Di essi il secondo (il Figlio) si mostra generato dal primo (il Padre) come un arcobaleno riflesso, mentre il terzo (lo Spirito Santo) come un fuoco derivante da entrambi i precedenti. I numerosi enjambement* presenti in queste due terzine testimoniano la forte tensione stilistica del passo. 121-126. Oh arridi!: dopo la consueta dichiarazione di inadeguatezza della propria parola poetica, Dante pronuncia un entusiastica lode alla Trinità.

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