Antologia della Divina Commedia

42 necessità però quindi non prende se non come dal viso in che si specchia nave che per torrente giù discende. [40-42] tuttavia (però) [tali eventi] non prendono per questo (quindi) carattere di necessità, allo stesso modo in cui una nave che scende per un fiume (torrente) [non dipende] dallo sguardo (viso) che verso di lei si proietta (in che si specchia). 45 Da indi, sì come viene ad orecchia dolce armonia da organo, mi viene a vista il tempo che ti s apparecchia. [43-45] Da qui (Da indi) [dalla mente di Dio], così come da un canto polifonico (organo) giunge (viene) all orecchio (orecchia) la dolce armonia, mi viene alla vista (a vista) il tempo che viene preparato (s apparecchia) per te (ti). 48 Qual si partio Ipolito d Atene per la spietata e perfida noverca, tal di Fiorenza partir ti convene. [46-48] Come Ippolito partì (si partio) da Atene a causa (per) della spietata e perfida matrigna (noverca), così (tal) ti sarà inevitabile (convene) partire da Firenze (Fiorenza). 51 Questo si vuole e questo già si cerca, e tosto verrà fatto a chi ciò pensa là dove Cristo tutto dì si merca. [49-51] Questo si vuole e questo già si cerca [di fare] e presto (tosto) verrà realizzato da chi (a chi) ciò pensa nel posto in cui (là dove) tutto il giorno (tutto dì) si mercifica (merca) Cristo [la Curia romana]. 54 La colpa seguirà la parte offensa in grido, come suol; ma la vendetta fia testimonio al ver che la dispensa. [52-54] Come succede (suol), secondo le voci (in grido) la colpa seguirà la parte offesa (offensa); ma la punizione (vendetta) sarà (fia) testimone di quella verità (ver) che la impartisce (dispensa). 57 Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente; e questo è quello strale che l arco de lo essilio pria saetta. [55-57] Tu lascerai ogni (ogne) cosa più teneramente (caramente) amata (diletta); e questa è quella freccia (strale) che l arco dell esilio (essilio) lancia (saetta) per prima (pria). 60 Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e l salir per l altrui scale. [58-60] Tu proverai quanto (sì come) è amaro (sa di sale) il pane degli altri (altrui) e quanto sia un faticoso (duro) cammino (calle) lo scendere e il salire per le scale [dei palazzi] degli altri (altrui). 46-48. Qual convene: in questa terzina l esilio di Dante viene rivelato apertamente. Il poeta ricevette la notizia della sua condanna a pagare un altissima multa nel gennaio del 1302, mentre si trovava a Roma per un ambasceria; quindi, non essendosi presentato, fu colpito dall esilio perpetuo nel marzo dello stesso anno. Qual e tal sono posti in correlazione per esprimere la similitudine* che accomuna la sorte di Dante a quella dell eroe mitologico Ippolito. Figlio di Teseo, re di Atene, e dell amazzone Ippolita, fu esiliato dal padre a causa delle menzogne della matrigna Fedra, offesa per essere stata da lui rifiutata. Come narra Ovidio nelle Metamorfosi, il giovane morì mentre si allontanava dalla città a causa di un toro che, sorto dal mare per volere di Nettuno, spaventò i cavalli del cocchio che lo scaraventarono a terra. 49-51. Questo merca: nella primave- 320 ra del 1300, data del viaggio ultraterreno, papa Bonifacio VIII, alleato dei guelfi neri, stava in effetti già tramando contro il governo dei bianchi. Si noti la figura dell anadiplosi*, evidente nella ripetizione di Questo questo. 52-54. La colpa la dispensa: come spesso accade prosegue Cacciaguida sarà la parte sconfitta, quella dei bianchi, a ricevere la colpa da parte dell opinione pubblica, ma la giusta punizione divina sarà testimonianza della verità (ver, soggetto della proposizione relativa) che la (pronome per vendetta) impartisce. 55-60. Tu lascerai scale: la profezia di Cacciaguida si focalizza sul doloroso destino del suo interlocutore, il cui forte coinvolgimento emotivo appare sottolineato dall anafora* del tu; a Dante vengono infatti predetti l abbandono forzato dei luoghi e delle persone care (ogne cosa diletta) e la penosa vita raminga e mendica presso palazzi di persone estranee (si osservi la ripetizione di altrui ai versi 59 e 60). Dante ieri e oggi 58-59. sa di sale lo pane altrui: è diventato un comune modo di dire per indicare un amara condizione, poiché accompagnata dall umiliazione del cibo concesso per pietà. 60. lo scender scale: in questa efficace metafora* risiede la sapienza stilistica di Dante, capace di trasmettere attraverso un immagine concreta e dinamica tutto il dramma emotivo dell esilio: lo smarrimento della fuga, i continui spostamenti (si noti la voluta enfatizzazione dell atto della salita e della discesa), la necessità di chieder aiuto.

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