Antologia della Divina Commedia

CANTO XVII Paradiso 21 mentre ch io era a Virgilio congiunto su per lo monte che l anime cura e discendendo nel mondo defunto, [19-21] quando (mentre) io ero insieme (congiunto) a Virgilio sul monte che cura le anime [il Purgatorio] e discendendo nel mondo morto (defunto) [l Inferno], 24 dette mi fuor di mia vita futura parole gravi, avvegna ch io mi senta ben tetragono ai colpi di ventura; [22-24] mi furono dette (dette mi fuor) parole gravi sulla mia vita futura, sebbene (avvegna ch ) io mi senta ben resistente (tetragono) ai colpi della sorte (ventura); 27 per che la voglia mia saria contenta d intender qual fortuna mi s appressa: ché saetta previsa vien più lenta . [25-27] perciò (per che) il mio desiderio (voglia) sarebbe (saria) soddisfatto (contenta) se conoscessi (d intender) quale destino (fortuna) mi si avvicina (s appressa): perché (ché) una freccia (saetta) prevista (previsa) arriva (vien) più lenta . 30 Così diss io a quella luce stessa che pria m avea parlato; e come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. [28-30] Così io dissi a quella stessa luce che prima (pria) mi aveva (avea) parlato; e, come Beatrice aveva voluto (volle), il mio desiderio (voglia) fu confessato (confessa). 33 Né per ambage, in che la gente folle già s inviscava pria che fosse anciso l Agnel di Dio che le peccata tolle, [31-33] Non (Né) con gli ambigui oracoli (ambage), nei quali rimanevano impigliati (s inviscava) i popoli (gente) sconsiderati (folle) [i pagani] prima (pria) che fosse ucciso (anciso) l Agnello di Dio che toglie (tolle) i peccati (peccata) [dal mondo], 36 ma per chiare parole e con preciso latin rispuose quello amor paterno, chiuso e parvente del suo proprio riso: [34-36] ma attraverso (per) chiare parole e un discorso preciso (preciso latin) quell amore paterno rispose nascosto (chiuso) e rivelato (parvente) dal bagliore della sua beatitudine (riso): 39 «La contingenza, che fuor del quaderno de la vostra matera non si stende, tutta è dipinta nel cospetto etterno; [37-39] «Gli eventi possibili (contingenza), che non si spingono (stende) fuori (fuor) dal quaderno della vostra materia [dal mondo terreno], sono tutti dipinti nella visione (cospetto) eterna (etterno) [la mente di Dio]; 19-24. mentre ventura: Dante riassumendo con un voluto anacronismo il viaggio compiuto a fianco di Virgilio palesa a Cacciaguida i suoi timori, facendo menzione delle profezie oscure e incomplete ricevute lungo il suo cammino nell oltretomba. Le parole gravi pronunciate dagli spiriti dannati e penitenti sono quelle di Farinata (Inf., X, vv. 79-81), di Brunetto Latini (Inf., XV, vv. 6172), di Vanni Fucci (Inf., XXIV vv. 140-151), di Corrado Malaspina (Purg., VIII, vv. 133139) e di Oderisi da Gubbio (Purg., XI, vv. 139-141). Dante ieri e oggi 24. tetragono: proseguendo con il linguaggio tratto dalla geometria, Dante usa letterariamente qui per la prima volta il termine che indica il cubo, il solido con quattro angoli e sei facce uguali che, fin da Aristotele e san Tommaso, è simbolo di stabilità; qui è metafora* della fortezza d animo che resiste ai colpi della sorte. Ancora oggi con questo aggettivo si indica un carattere costante, irremovibile e resistente a ogni urto e contrarietà. 27. ché saetta lenta: la metafora* della freccia, che ricorre anche ai versi 56-57 e 107-108, è tratta dal verso di una celebre favola di Esopo che circolava nel Medioevo (Un dardo previsto colpisce con minor forza). Dante vuol sapere quale sarà il suo destino in modo da prepararsi più efficacemente ai potenziali eventi negativi futuri. 28-36. Così riso: la risposta di Cacciaguida definito attraverso due susseguenti metonimie* come luce (il fenomeno fisico per la persona) e come amor paterno (l astratto per il concreto) è preceduta da un breve prologo teso a elogiare la chiarezza e la precisione del suo linguaggio (latino), con- trapposto all ambiguità degli oracoli antichi in cui erano irretiti (s inviscava è metafora* tratta dall arte venatoria) i pagani vissuti prima di Cristo. 33. che le peccata tolle: è una citazione dal Vangelo di Giovanni (1, 29). 36. chiuso e parvente: è un ossimoro*; la luce che racchiude l anima di Cacciaguida ne rende visibile la gioia interiore aumentando d intensità. 37-42. La contingenza discende: Cacciaguida spiega come gli avvenimenti futuri (la contingenza), di cui Dio ha la prescienza, non si realizzano necessariamente (necessità però quindi non prende) per il fatto che Dio li abbia visti prima che accadano, proprio come una nave che scende giù per un fiume impetuoso non riceve il movimento dallo sguardo (viso) di chi la osserva. In questo modo si riafferma l importanza fondamentale del libero arbitrio. 319

Antologia della Divina Commedia
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