Nella Commedia... e oltre

NELLA COMMEDIA... IN PRIMO PIANO Il compianto di Sordello per la morte di Blacatz d Aulps Voglio piangere messer Blacasso su questa facile melodia, / con cuore triste e afflitto, e ne ho ben ragione, / perché in lui ho perduto un buon signore e un buon amico / e perché tutte le nobili virtù sono scomparse con la sua morte. / Tanto mortale è il danno, che io non ho speranza / che si possa mai riparare, se non in questo modo: / che gli si tragga il cuore e che ne mangino i baroni / che ne vivono privi: e poi ne avranno a sufficienza. Con queste parole inizia la poesia in morte (un compianto) del feudatario provenzale Blacatz d Aulps scritta da Sordello nel 1237. Il poeta celebra il signore feudale dai modi nobili ed eleganti e dal coraggio esemplare (il cuore) e critica i potenti del suo tempo che non posseggono le sue qualità. Con una proposta provocatoria, invita allora i signori d Europa a mangiare ciascuno un pezzo del cuore di Blacatz in modo da avere un po di quel valore che manca loro e compiere quindi il proprio dovere, facendo rispettare la propria autorità e governando con mano giusta e sicura. Primo ne mangi il cuore, perché ne ha un grande bisogno, / l Imperatore, se vuole con la forza vincere i milanesi, / poiché essi lo tengono umiliato (il riferimento è alla rivolta della città di Milano contro Federico II). E dopo di lui ne mangi il re francese: / e poi allora recupererà la Castiglia, che perde per insipienza (Sordello allude a Luigi IX il santo re di Francia, DALLA STORIA ALLA COMMEDIA che aveva perso il controllo della regione che avrebbe potuto ereditare dalla madre, Blanca di Castiglia). Il poeta continua a sferzare altri grandi signori europei, dai re di Castiglia e d Aragona al conte di Tolosa, e termina prefigurandosi il rancore di questi potenti per le sue parole sferzanti: I baroni mi vorranno male per ciò che io dico giustamente... Parole delle quali sembra di sentire l eco in quelle che scriverà Dante nel canto XVII del Paradiso quando, parlando con il suo antenato Cacciaguida, dirà di aver appreso cose, durante il viaggio, che a molti fia sapor di forte agrume, ovvero: saranno aspre per molti perché contengono verità fastidiose. Blacatz d Aulps, miniatura XIII secolo. La fine del sogno imperiale Sul modello del compianto di Sordello per la morte di Blacatz, Dante propone una tagliente invettiva contro gli imperatori, colpevoli di aver abbandonato l Italia al suo destino di anarchia, di inutili guerre tra città e di tragiche faide tra concittadini. Ma qual era veramente la situazione del Sacro Romano Impero germanico ai tempi di Dante? Dopo la morte di Federico II di Svevia, l impero andò incontro a un periodo detto il grande interregno . Il figlio di Federico II, Corrado IV, non riuscì a far rispettare la sua autorità in Germania e scese allora in Italia per prendere possesso del regno meridionale. Ma morì prematuramente e il potere in quelle regioni finì nelle mani di Manfredi, suo fratellastro, il quale morì nel 1266 nella battaglia di Benevento contro Carlo d Angiò, fratello del re di Francia chiamato in Italia dal papa. Queste vicende sono sufficienti per spiegare quali fossero i nemici dell impero: i vari piccoli Stati (Sassonia, Baviera, Franconia, Svevia, Turingia ecc.) in cui la Germania del tempo era divisa, ognuno governato da un principe, duca o conte locale, che ostacolavano e indebolivano il trono imperiale per ti- 168 E OLTRE more di perdere il proprio potere; il re di Francia, naturale nemico del re di Germania; il papa e le città italiane, preoccupati che un imperatore forte e autorevole avrebbe tolto loro potere e autonomia. Per questo per molti decenni i re di Germania dovettero vincere alcune guerre intestine prima di poter assumere il titolo di imperatori. Solo alla fine del XIII secolo la dinastia degli Asburgo prenderà il potere con Rodolfo I (che Dante vede nel canto VII del Purgatorio: «Rodolfo imperador fu, che potea / sanar le piaghe c hanno Italia morta ), ma continuerà a combattere contro i potenti signori di Germania, che infatti eleggeranno contro di essa membri di altre dinastie. Tra essi Enrico VII di Lussemburgo, che nel 1311 decise di scendere in Italia per imporre la propria autorità alle città italiane e al papa: evento che destò l entusiasmo di Dante che scrisse per l occasione una lettera ai signori di Firenze perché accogliessero il nuovo imperatore. Ma anche Enrico troverà l opposizione del papa, del partito guelfo, di Roberto di Napoli (figlio di Carlo d Angiò) e morirà di malaria nel 1313.

Antologia della Divina Commedia
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