Antologia della Divina Commedia

78 Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello! [76-78] Ahi Italia, schiava (serva), albergo (ostello) di dolore, nave senza nocchiere in mezzo (in) a una tempesta furiosa (gran), non signora (donna) [a capo] di province, ma [donna di] bordello [prostituta]! 81 Quell anima gentil fu così presta, sol per lo dolce suon de la sua terra, di fare al cittadin suo quivi festa; [79-81] Quell anima nobile (gentil) fu così pronta (presta), solo per il dolce suono della sua città (terra), a fare festa al suo concittadino (cittadin) in questo posto (quivi); 84 e ora in te non stanno sanza guerra li vivi tuoi, e l un l altro si rode di quei ch un muro e una fossa serra. [82-84] mentre ora sul tuo territorio (in te) i tuoi abitanti (vivi tuoi) non stanno senza guerreggiare e, di quelli che un unico (un) muro e un unico fossato (una fossa) circonda (serra), l uno morde (si rode) l altro. 87 Cerca, misera, intorno da le prode le tue marine, e poi ti guarda in seno, s alcuna parte in te di pace gode. [85-87] Guarda (Cerca), o infelice (misera), lungo le coste (prode) delle tue regioni marittime (tue marine), e poi esamina il tuo interno (in seno), se una qualche parte di te gode di pace. 90 Che val perché ti racconciasse il freno Iustin ano, se la sella è vòta? Sanz esso fora la vergogna meno. [88-90] A che è servito (Che val) che Giustiniano (Iustin ano) ti abbia sistemato (racconciasse) il freno se la sella è vuota (vòta)? Senza di quello [del freno] sarebbe (fora) minore (meno) la [tua] vergogna. 93 Ahi gente che dovresti esser devota, e lasciar seder Cesare in la sella, se bene intendi ciò che Dio ti nota, [91-93] Ahi uomini (gente) che dovreste essere religiosi (devota) e lasciare l imperatore (Cesare) sedere sulla sella, se ben comprendete (intendi) quel che Dio vi insegna (nota), consistenza e che quindi è impossibile il contatto con loro: lo slancio descritto in questi versi vuol sottolineare il clima di coinvolgimento derivante dall amore tra concittadini di cui i due mantovani costituiscono un vistoso esempio. Da notare come la terzina inverta lo stile maestoso che ha caratterizzato fino a questo momento la descrizione di Sordello: i gesti sono dettati da un impeto affettuoso e concitato, il linguaggio è semplice e naturale (O Mantoano... de la tua terra!). 76. Ahi serva Italia: Dante si rivolge direttamente al lettore con un apostrofe*, avviandola con un vocativo. Nella Monarchia il poeta aveva dichiarato che l unico genere umano libero è quello «unito sotto il Monarca : l Italia, priva della guida imperiale, è per questo resa schiava dalle lotte intestine dei diversi principati e regni tra cui è divisa. 78. non donna di province, ma bordello: l espressione donna di province è la trasposizione in italiano di una formula tipica delle antiche legislazioni in latino, ovvero domina provinciarum, signora delle province , per alludere al fatto che un tempo l Italia dominava molte province 162 straniere. La parola donna è la traduzione di domina che, a differenza di femina, indicava la padrona di casa e, in genere, una signora di un certo rilievo. Con una violenta contrapposizione, anche linguistica, Dante definisce l Italia a lui contemporanea con una metonimia*, bordello, impiegando un termine volgare. 81. quivi: nel regno del Purgatorio, in contrapposizione con in te, vivi e tuoi riferiti all Italia dei versi successivi. 83. si rode: è lo stesso verbo usato per indicare l odio eterno che consuma il conte Ugolino (che frutti infamia al traditor ch i rodo, Inf., XXXIII, v. 8): dello stesso risentimento, che condanna alla dannazione, sono colmi non solo gli italiani, ma persino gli abitanti della stessa città. 84. ch un muro e una fossa serra: nella maggioranza dei casi, le città medievali erano protette da mura e fossati. 88-89. freno ... vòta?: inizia la lunga invettiva* di Dante contro le città di Italia, che hanno rifiutato il governo dell imperatore e per questo sono dilaniate da guerre civili e da odi interminabili. Il poeta sfrutta anche nei versi successivi il campo semantico dell equitazione prolungando la metafora*, già utilizzata nel Convivio, per la quale l Italia è il cavallo ribelle, l imperatore è il cavaliere che dovrebbe montarlo per condurla verso il ben vivere, la sella e le briglie sono le leggi, gli strumenti con i quali l imperatore-cavaliere dovrebbe governare l animale. Vedi anche la sella (v. 92), la fiera fella (v. 94), gli sproni (v. 95), la predella (parte finale delle briglie, v. 96), gli arcioni (le parti in rilievo della sella, v. 99). 88. freno: Dante si riferisce evidentemente al Corpus iuris civilis (529-534 d.C.), la raccolta di leggi romane voluta dall imperatore Giustiniano che costituì il fondamento del diritto civile europeo per secoli. Per comprendere a pieno il valore attribuito dal poeta a questo codice giuridico, si veda il canto VI del Paradiso in cui è lo stesso Giustiniano, beato nel cielo di Mercurio tra gli spiriti attivi che cercarono la gloria, a ripercorrere la storia dell Impero. 91-92. Ahi gente sella: gli uomini di Chiesa dovrebbero seguire i precetti evangelici rendendo, secondo l insegnamento di Cristo, «a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio (Matteo, XXII, 21).

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