Nella Commedia... e oltre

NELLA COMMEDIA... IN PRIMO PIANO E OLTRE Dovere e amore nella cultura antica e in quella cristiana Il canto III del Purgatorio si apre con una scena per certi versi sorprendente: il famoso saggio, il duca, signore, maestro Virgilio, colui che rappresenta in allegoria la Ragione, ha commesso un errore alla fine del canto precedente, fermandosi ad ascoltare il canto di Casella. E proprio perché Virgilio rappresenta anche l incarnazione di un altissimo senso morale, non riesce a perdonarsi la mancanza ed è assillato dal rimorso e dalla vergogna pure per un piccolo errore (picciol fallo, v. 9). Qual è il senso di questo esasperato senso del dovere? Dante intuisce il punto decisivo della rivoluzione culturale del Cristianesimo rispetto alla religione-filosofica degli antichi: il dio di Virgilio, infatti, è il motore-immobile di Aristotele ma anche l Ananke della filosofia stoica. Per gli uomini colti dell antichità, infatti, dio è il pensiero che dà forma alla materia dell universo secondo leggi necessarie che determinano in maniera ineluttabile il destino di tutto ciò che esiste, l Ananke appunto. L uomo saggio deve eliminare le proprie emozioni e passioni e compiere esclusivamente ciò che è giusto e necessario. La ragione è dunque lo strumento fondamentale per inserirsi nell universo, impararne le leggi, compiere il proprio dovere e accettare senza lamenti il proprio destino, anche se sventurato, in attesa della morte DALLA STORIA ALLA COMMEDIA che annulla ogni problema. Non c è nessun premio per tale rigore morale se non la soddisfazione della magnanimità, ovvero essere riconosciuti per una grande anima. Ecco il perché del cruccio apparentemente esagerato di Virgilio. Dante, che pure ammira profondamente questa severa disciplina morale, inserisce tale concezione all interno della visione cristiana del creato, che non è più ritenuto solo il frutto della necessaria congiunzione di materia e di pensiero assoluto, ma prodotto di un atto d amore del pensiero-creatore, cioè Dio, nei confronti delle creature da lui plasmate. Il Dio di Dante, sebbene riprenda molti elementi della filosofia aristotelica, è almeno in questo episodio comunque il Dio cristiano e dunque è innanzi tutto charitas, amore per le creature, un concetto del tutto estraneo alla mentalità antica. La ragione, a questo punto, viene relativizzata: è lo strumento per capire la realtà nella sua dimensione terrena. Essa tuttavia, inserita in un sistema di valori universali, deve sottostare a un qualcosa di superiore che è la volontà divina dove l amore e la ragione raggiungono livelli che l uomo non può comprendere. Ecco il perché del famoso verso 37: State contenti, umana gente, al quia. Ed ecco perché il tema del canto è la salvezza immeritata di un peccatore come Manfredi. Il re Manfredi di Svevia Non appena un ignota donna settentrionale, dal seme di Federico partorì Manfredi, l opinione degli uomini, facile a credere a qualunque cosa si dica, affermò che sopra la Toscana, nel cielo che porta le nuvole, comparve agli sguardi degli uomini la forma di due donne gemelle che pendevano come una nuvola sopra la terra, mentre una voce, una specie di possente tuono che crepitava in una roca concavità, pronunciava i loro nomi rendendoli incomprensibili. Con queste parole (ma in latino) comincia l Historia sicula di Saba Malaspina (prima metà del XIII secolo-1298), storico e testimone diretto dell epopea di Manfredi. Il re svevo nasce mentre cupi presagi infernali oscurano il cielo. E tuttavia, come racconta un altro storico del Duecento, Niccolò di Jamsilla nella sua Historia, Manfredi dimostrò subito doti eccezionali: La natura lo aveva fatto come un recipiente di tutto ciò che è gradevole [ ] e così tutte le parti del suo corpo compose in maniera perfetta [ ]. Sin dall infanzia aderì alla filosofia di suo padre, mostrava per indizi certi l intelligenza congenita, e quanto, divenuto adulto, sarebbe stato saggio e prudente e tale era che poteva governare l Impero e conservarlo in una condizione di gloria. E tuttavia, per questi storici, era un uomo ambizioso fino al crimine se è vero, come raccontano, che fece avvelena- re il legittimo erede, il fratellastro Corrado, per prenderne il posto. A ogni modo tutti lo riconoscono per un grande amministratore, che seppe riorganizzare il regno dopo la ribellione dei baroni al controllo imperiale al momento della morte dell imperatore suo padre, e un grande guerriero, che sconfisse gli eserciti papali e conquistò parti della Toscana e delle Marche, e che solo l intervento degli eserciti del re di Francia portò alla sconfitta. Giuseppe Bezzuoli, Il ritrovamento del corpo di Manfredi dopo la battaglia di Benevento, XIX secolo. 151

Antologia della Divina Commedia
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