Antologia della Divina Commedia

42 e dis ar vedeste sanza frutto tai che sarebbe lor disio quetato, ch etternalmente è dato lor per lutto: [40-42] e avete visto desiderare invano (sanza frutto) uomini di tale ingegno (tai) che sarebbe stato soddisfatto (quetato) il loro desiderio (disio) [di conoscere], il quale invece è stato loro assegnato come eterna pena (etternalmente per lutto): 45 io dico d Aristotile e di Plato e di molt altri ; e qui chinò la fronte, e più non disse, e rimase turbato. [43-45] io parlo (dico) di Aristotele e di Platone (Plato) e di molti altri ; e qui chinò la fronte, e non parlò (disse) più e rimase turbato. 48 Noi divenimmo intanto a piè del monte; quivi trovammo la roccia sì erta, che ndarno vi sarien le gambe pronte. [46-48] Noi arrivammo (divenimmo) intanto ai piedi (pie ) della montagna; qui trovammo una roccia così ripida (erta) che invano ( ndarno) le gambe sarebbero state (sarien) adatte (pronte) [alla salita]. 51 Tra Lerice e Turbìa la più diserta, la più rotta ruina è una scala, verso di quella, agevole e aperta. [49-51] Il canalone (ruina) meno frequentato (diserta) [perché più impervio] e più scosceso (rotta) tra quelli che si trovano tra Lerici e Turbia è, in confronto (verso) a quella, una scala comoda (agevole) e facile (aperta). 54 «Or chi sa da qual man la costa cala , disse l maestro mio fermando l passo, «sì che possa salir chi va sanz ala? . [52-54] «E adesso (Or) chi sa da quale lato (man) il fianco (la costa) [del monte] si abbassa (cala) disse il mio maestro fermandosi (fermando l passo), «così che (sì che) possa salire chi si muove (va) senza le ali? . 57 E mentre ch e tenendo l viso basso essaminava del cammin la mente, e io mirava suso intorno al sasso, [55-57] E mentre egli (e ) tenendo il viso rivolto verso il basso interrogava (essaminava) la [sua] mente sul cammino [da prendere], e io scrutavo in alto (suso), intorno alla parete rocciosa (sasso), 60 da man sinistra m apparì una gente d anime, che movieno i piè ver noi, e non pareva, sì ven an lente. [58-60] dal lato sinistro apparve un gruppo (una gente) di anime che avanzavano (movieno i piè) verso di noi, e non sembrava [che si stessero muovendo] visto quanto venivano (ven an) lente. 63 «Leva , diss io, «maestro, li occhi tuoi: ecco di qua chi ne darà consiglio, se tu da te medesmo aver nol puoi . [61-63] «Alza (Leva) i tuoi occhi, maestro , dissi, «ecco da quella parte (di qua) coloro che ci (ne) daranno le indicazioni (consiglio), se tu per conto tuo (da te medesmo) non puoi trovarle . 66 Guardò allora, e con libero piglio rispuose: «Andiamo in là, ch ei vegnon piano; e tu ferma la spene, dolce figlio . [64-66] Guardò allora e con un espressione (piglio) rasserenata (libero) rispose: «Andiamo verso quella direzione, dato che loro (ei) vengono piano; e tu rinsalda (ferma) la tua speranza (spene), caro (dolce) figlio . 40-42. dis ar vedeste ... per lutto: Virgilio osserva che neppure gli uomini dal più alto ingegno sono mai riusciti a penetrare il senso ultimo della realtà; anzi, proprio per aver cercato tale verità confidando solo nel proprio intelletto senza la fede quindi si trovano ora in un eterno rimpianto. L allusione è a coloro che abitano il nobile castello visitato da Dante nel canto IV dell Inferno, 144 quello dove appunto risiede abitualmente lo stesso Virgilio che, sebbene anima nobilissima, essendo tuttavia vissuto prima della rivelazione del Cristianesimo, non sarà mai ammesso in Paradiso al cospetto di Dio. Per questo, il momento di turbamento e di dolore del poeta latino ai versi 44-45. 43. Aristotile ... Plato: Aristotele e Platone, due tra i più grandi filosofi di tutti i tem- pi, vissuti in Grecia prima di Virgilio, e ora insieme a lui ospiti del nobile castello del Limbo. 49. Lerice e Turbìa: per dare ai lettori un idea del paesaggio impervio che si trova davanti, Dante lo paragona a uno reale: le montagne a picco sul mare tra Lerici e La Turbie (Turbìa), le località che delimitano a oriente e a occidente la costa ligure.

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