Antologia della Divina Commedia

66 «S ei posson dentro da quelle faville parlar , diss io, «maestro, assai ten priego e ripriego, che l priego vaglia mille, [64-66] «Se essi (ei) possono parlare da dentro quelle fiamme (faville) , dissi io, «maestro, assai te ne prego e te ne prego di nuovo (ripriego), e che la preghiera (priego) valga (vaglia) come mille, 69 che non mi facci de l attender niego fin che la fiamma cornuta qua vegna; vedi che del disio ver lei mi piego! . [67-69] che tu non mi faccia diniego (niego) di attendere finché la fiamma biforcuta (cornuta) arrivi (vegna) qui; vedi che per il desiderio (disio) mi protendo (piego) verso di lei! . 72 Ed elli a me: «La tua preghiera è degna di molta loda, e io però l accetto; ma fa che la tua lingua si sostegna. [70-72] Ed egli a me: «La tua preghiera è degna di molta lode, e perciò (però) la accetto; ma fa che la tua lingua si astenga (si sostegna) [dal parlare]. 75 Lascia parlare a me, ch i ho concetto ciò che tu vuoi; ch ei sarebbero schivi, perch e fuor greci, forse del tuo detto . [73-75] Lascia parlare me, che ho capito (concetto) ciò che tu vuoi [sapere], perché essi sarebbero forse disdegnosi (schivi) delle tue parole (detto), dal momento che furono greci . 78 Poi che la fiamma fu venuta quivi dove parve al mio duca tempo e loco, in questa forma lui parlare audivi: [76-78] Dopo che la fiamma fu venuta là (quivi) dove alla mia guida (duca) parvero luogo e momento [adatti], lo sentii (audivi) parlare in questo modo (forma): 81 «O voi che siete due dentro ad un foco, s io meritai di voi mentre ch io vissi, s io meritai di voi assai o poco [79-81] «O voi che siete due dentro un [solo] fuoco, se acquistai meriti presso di voi (s io meritai di voi) mentre vissi, se acquistai meriti presso di voi molto (assai) o poco 84 quando nel mondo li alti versi scrissi, non vi movete; ma l un di voi dica dove, per lui, perduto a morir gissi . [82-84] quando in vita (nel mondo) scrissi i nobili (alti) versi, non muovetevi; ma uno di voi racconti (dica) dove andò (per lui... gissi), perdutosi (perduto), a morire . 87 Lo maggior corno de la fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando, pur come quella cui vento affatica; [85-87] La punta (corno) più alta (maggior) dell antica fiamma cominciò a oscillare (crollarsi) mormorando, proprio (pur) come fa quella che il vento agita (affatica); 65-66. Priego priego: il poliptoto* dà grande forza espressiva alla terzina ripetendo la stessa parola con funzioni sintattiche diverse: il priego del verso 65 è un verbo (seguito dal verbo derivato ripriego, che lo rafforza), mentre al verso 66 priego è un sostantivo. L insistenza di Dante nel voler parlare con Ulisse si spiega con il fatto che, nonostante nella letteratura antica si potessero leggere molte imprese dell eroe greco, nessun cenno era fatto alla fine della sua vita, dopo il ritorno a Itaca. 75. fuor greci: una tradizione medievale considerava i Greci superbi; per questo motivo Virgilio ritiene che Ulisse e Diomede potrebbero disdegnare di rivolgersi allo sconosciuto Dante, ed esorta quindi il discepolo a lasciar parlar lui. Ma l espressione ha 102 forse anche un valore simbolico: come la cultura medievale conosceva la civiltà greca solo indirettamente, attraverso la letteratura latina, così Virgilio che di tale letteratura è illustre rappresentante fa da intermediario tra Ulisse e il poeta fiorentino. 79-81. O voi s io meritai di voi: se fui degno di voi . Nel rivolgersi a Ulisse e Diomede, Virgilio si esprime con una lingua elegante e complessa: il pronome voi, che apre la frase, ritorna come elemento finale della ricca anafora* s io meritai di voi (ben cinque parole ripetute identiche ai vv. 80 e 81). 80-82. s io meritai scrissi: Virgilio introduce la sua richiesta affermando i propri meriti di poeta; con la sua opera, egli ha contribuito a divulgare la fama dei due grandi eroi. 84. per lui gissi: significa letteralmente dove si andò (gissi = si gì) da parte sua (per lui è complemento di agente) a morire ; è una costruzione impersonale passiva che innalza il tono del discorso. Perduto è un termine tecnico della letteratura cavalleresca medievale, che ha come tema principale le avventure dei cavalieri di re Artù e della Tavola Rotonda. Il vocabolo non indica semplicemente la condizione di chi ha smarrito la strada, ma quella del cavaliere che è scomparso nel corso di un impresa e del quale non si è più saputo nulla. 85. maggior antica: la punta più alta della fiamma è quella di Ulisse. Il verso è costruito con grande maestria retorica, con i due aggettivi in chiasmo* a contenere i rispettivi sostantivi (corno, fiamma).

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