TEMI nel TEMPO - Il treno di carta

1839 TEMI nel TEMPO Il treno di carta Una meravigliosa opera diabolica 1886 Nell Ottocento, un oggetto incarna il progresso, invadendo le campagne, insinuandosi negli spazi urbani, cambiando volto al paesaggio e alterando abitudini e mentalità collettive: il treno. La Chiesa, arroccata nella difesa della tradizione, individua in esso il simbolo minaccioso della modernità: papa Gregorio XVI, che profetizza sciagure per il genere umano, definisce la ferrovia un «opera diabolica . Alla nascita del Regno d Italia la rete ferroviaria nazionale conta complessivamente 2200 chilometri. Dal fischio acuto delle locomotive gli italiani sono attratti e al tempo stesso spaventati. Il treno nella poesia dell Ottocento 1909 oggi Anche i poeti e gli scrittori italiani si dividono fra entusiasti e critici. Spesso i due atteggiamenti convivono: per Carducci la locomotiva satanica scuoterà le menti offuscate dall ignoranza (Inno a Satana), ma al tempo stesso il treno rappresenta, come in Alla stazione in una mattina d autunno, un «empio mostro dalla «metallica anima , simbolo della cupezza del mondo contemporaneo. Tra gli Scapigliati, Emilio Praga nella poesia La strada ferrata ben rappresenta l oscillazione tra esaltazione del progresso e rimpianto per la bellezza della natura profanata. Anche Giovanni Pascoli, in La via ferrata (1886), è in bilico fra accettazione del nuovo e sottile inquietudine: «Tra gli argini su cui mucche tranquilla- / mente pascono, bruna si difila / la via ferrata che lontano brilla . Simbolo del progresso e illusione di libertà Nel Novecento, la carica metaforica del treno rimane invariata. In apertura di secolo, l idolatria tecnologica dell avanguardia futurista lo elegge emblema del dinamismo e delle illimitate capacità umane di modificare la natura: Filippo Tommaso Marinetti esalta nel Manifesto del Futurismo «le locomotive dall ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d acciaio imbrigliati di tubi ; i pittori Carrà, Russolo e Boccioni fissano sulla tela la velocità delle carrozze che squarciano la notte riflettendo le sensazioni, emotive e visive, vissute nelle stazioni cittadine. D altro canto, il treno permette all individuo di proiettarsi in altre realtà, fuggendo dall alienazione della vita quotidiana: così accade al ragionier Belluca, il protagonista della novella Il treno ha fischiato di Luigi Pirandello, a cui quel suono fantastico concede un viaggio, illusorio ma salvifico, lontano dall insensato mondo reale. Una metafora della vita Nel 1965, nella poesia Congedo del viaggiatore cerimonioso, Giorgio Caproni vede nel viaggio in treno una metafora della vita, un viaggio di cui non ci resta che aspettare l ultima fermata. Superate tante stazioni, il treno ci avvicina al varco misterioso che conduce di là , quando è il momento di dire addio: «Ora che più forte sento / stridere il freno, vi lascio / davvero, amici. Addio. [...] Scendo. Buon proseguimento . Una lontana storia vera, una protesta «contro l ingiustizia attuata per mezzo di un treno, ha ispirato poi una delle canzoni più note della storia della musica italiana contemporanea: La locomotiva (1972) di Francesco Guccini. 87

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi