T6 - La fine di un commilitone (Erich Maria Remarque)

Letteratura e Grande guerra Un esperienza corale Pochi mesi dopo aver pubblicato questo scritto, Serra muore sul monte Podgora, presso Gorizia. Il suo Esame di coscienza, tuttavia, non va considerato come un testamento personale: nonostante sia facile cogliervi un pessimismo quasi fatalistico, egli sceglie di non essere inerte, rifiuta il tradizionale distacco del letterato dalla Storia per sentirsi invece vivo e partecipe di un intera comunità. Egli interpreta in tal modo un altra istanza che troviamo spesso nelle testimonianze dei poeti e degli scrittori che decidono di vivere e (spesso) morire in trincea: l idea di una guerra-comunione. Non c è spazio per i proclami, né per i programmi lanciati dalla macchina della propaganda. Troviamo qui invece l esaltazione del cameratismo, cioè «quel sentimento positivo che si produce e lega con forti vincoli di condivisione in condizioni esistenziali estreme: il senso di spaesamento e alienazione, la perdita d identità e l esperienza dell angoscia in individui strappati bruscamente alla rete primaria di relazioni socioaffettive e quotidianamente confrontati con la morte (Senardi). Diventare uguali: il messaggio di Henri Barbusse Mentre si annullano le differenze culturali e sociali tra un uomo e l altro, si affermano sentimenti di collaborazione, di fiducia e soprattutto di affetto; prevale la coscienza di appartenere non più a un esercito contro l altro, ma alla medesima razza: quella umana. un tratto distintivo che accomuna gli individui al di là delle nazionalità. Lo troviamo espresso da uno scrittore francese come Henri Barbusse (1873-1935), il quale scrive nel romanzo Il fuoco (1916): «Volenti o nolenti trascinati in un unico rango da questa soverchiante sventura, col passare delle settimane e dei mesi non abbiamo altra scelta che diventare uguali. La tremenda angustia della vita comune ci stringe, ci plasma, ci mescola uno con l altro. una specie di fatale contagio . La salvezza offerta dal cameratismo Lo stesso disperato senso di condivisione al cospetto dell orrore quotidiano della morte si coglie, in forma romanzata, in uno dei grandi capolavori nati dall esperienza in prima linea, Niente di nuovo sul fronte occidentale del tedesco Erich Maria Remarque (18981970). Volontario all età di soli diciotto anni nelle file dell esercito tedesco, nel 1929 l autore ripercorre la propria vicenda di giovane che dai banchi di scuola viene gettato in una pesante e brutale atmosfera di morte e di inutile sofferenza. Unico mezzo per resistere all assurdità della violenza è appunto la tragica comunione che si instaura tra i commilitoni, i quali riescono a salvare almeno la propria umanità. Nel brano che proponiamo, il protagonista Paul B umer assiste il compagno Kemmerich negli ultimi attimi di vita. ¥ T6 ¥ La fine di un commilitone Erich Maria Remarque 5 Le sue labbra sono slavate,1 la bocca è diventata più grande, i denti sporgono in fuori, come di gesso. La carne se ne va, la fronte sembra più ampia, gli zigomi si disegnano più forti. Lo scheletro affiora a poco a poco, gli occhi si infossano. Fra un paio d ore sarà finita. Non è il primo che vedo in questo stato. Ma siamo cresciuti insieme, e ciò conta pure qualcosa. Ho copiato i suoi compiti: a scuola portava quasi sempre un abito scuro, a cintura, logorato ai gomiti. Era il solo fra noi che sapesse fare il salto 1 slavate: sbiadite, perché la morte si avvicina. 866

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi