Per approfondire - Strapaese e Stracittà

PER APPROFONDIRE La narrativa italiana del primo Novecento Strapaese e Stracittà N ella cultura e nella letteratura italiana dei primi decenni del Novecento si profilano due tendenze contrapposte e antagoniste, ben rappresentate da due movimenti denominati Strapaese e Stracittà. Tuttavia, entrambe le correnti mancano di un vero e proprio contenuto ideologico, e infatti si estinguono in breve tempo, oppure come nel caso di Curzio Malaparte si mescolano in vario modo tra loro. Strapaese tendo al suo interno i fermenti delle grandi avanguardie europee (Espressionismo, Dadaismo, Surrealismo). Il movimento si batte contro tutti i residui del XIX secolo (Estetismo, Psicologismo, Naturalismo), propugnando la formula del realismo magico, capace di interpretare la realtà del mondo moderno (cambiamento, dinamismo, progresso, scienza, tecnica) in chiave mitica e magica. Di tale ambizioso progetto, lo stesso Bontempelli ricostruisce le fasi nel volume documentario L avventura novecentista (1938). Strapaese si ispira alle tradizioni schiettamente paesane, contro ogni forma di cosmopolitismo o esterofilia. Le sue origini si possono far risalire al manifesto nazionalista di Giovanni Papini (1904), e atteggiamenti strapaesani sono già rintracciabili in alcuni scrittori della Voce , quali Papini stesso e Ardengo Soffici. La corrente, però, si afferma e assume questo nome solo nel primo dopoguerra. I suoi maggiori esponenti sono Mino Maccari (1898-1989), direttore (dal 1925) del periodico di letteratura, arte e costume Il Selvaggio e autore del Trastullo di Strapaese (1928), raccolta di versi popolareggianti; Leo Longanesi (1905-1957), che nel 1927 fonda a Bologna un periodico di carattere affine, L Italiano ; Curzio Malaparte (1898-1957), autore fra l altro del volume di ballate L Arcitaliano (1928). Stracittà A Strapaese si contrappone Stracittà, di cui è espressione culminante il cosiddetto novecentismo capeggiato da Massimo Bontempelli. Stracittà si caratterizza per la sua apertura cosmopolita e per la volontà di sprovincializzare la cultura italiana immet- in sintesi Nel Deserto dei Tartari, come nelle altre opere di Dino Buzzati, il disagio esistenziale è affrontato in una dimensione onirica e surreale, a tratti angosciante. Ritratto di Curzio Malaparte in una caricatura di Mario Vellani Marchi, 31 gennaio 1928. scrittore «del senso magico scoperto nella vita quotidiana degli uomini e delle cose . La narrativa del realismo magico dovrà avere «precisione realistica di contorni, solidità di materia ben poggiata sul suolo; e intorno come un atmosfera di magia che faccia sentire, traverso un inquietudine intensa, quasi un altra dimensione in cui la nostra vita si proietta . All interno della sua produzione narrativa possiamo ricordare le raccolte di racconti La scacchiera davanti allo specchio (1922) ed Eva ultima (1923) e i romanzi Il figlio di due madri (1929), Vita e morte di Adria e dei suoi figli (1930) e Gente nel tempo (1937). Dino Buzzati Più prettamente fantastica è la strada intrapresa da Dino Buzzati (19061972), originario di Belluno ma presto naturalizzato milanese, autore di alcuni romanzi e di moltissimi racconti in cui i motivi dell ansia e dell angoscia esistenziale assumono figurazioni fantastiche e inquietanti. Nel romanzo Il deserto dei Tartari (1940) Buzzati mette in scena una logorante attesa destinata a restare insoddisfatta, quella del giovane ufficiale Giovanni Drogo, inviato al713

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi