Il tesoro della letteratura - volume 3

Giosuè Carducci Dentro il TESTO Il contrasto tra ideale e reale La forma estetica dello sdegno I contenuti tematici Il testo è un espressione dell esperienza civile di Carducci, nella fase di energica protesta che denuncia la viltà e le incertezze del governo postunitario con sarcasmo e con un linguaggio violentemente realistico che rasenta (e quasi oltrepassa) i margini dell invettiva. La figura di Vincenzo Caldesi viene presentata, come quelle di altri combattenti e martiri del Risorgimento, avvolta e protetta nella gloriosa atmosfera riservata agli eroi. Ma l esaltazione del patriota diventa, in realtà, un pretesto per denunciare come il suo esempio di uomo forte e generoso sia del tutto dimenticato: prevalgono la furbizia, la mediocrità e un ipocrita esibizione di falso patriottismo (questo ronzare / di menzogne e di vanti, vv. 5-6). Roma, per la quale egli ha speso il meglio dei suoi anni, è stata sì conquistata e sottratta al potere della Chiesa, ma senza gloria, attraverso un compromesso, per mezzo di un meschino risultato diplomatico ottenuto con il consenso dei francesi, tradizionali alleati della Santa Sede. La città simbolo per cui hanno dato la vita gli uomini del Risorgimento non assomiglia alla Roma dei fasti antichi: è invece una nuova Bisanzio, popolata da squallidi avventurieri e politicanti corrotti. Le scelte stilistiche L indignazione del poeta sfocia qui, come in buona parte delle liriche della raccolta Giambi ed epodi, in una reazione che è, al tempo stesso, sferzante e amara. Come in ogni invettiva, che mette a confronto il passato e il presente, l ideale e il reale, l espressione della collera richiede una resa stilistica e lessicale specifica. Del tutto estranee ad altre liriche carducciane, troviamo qui diverse strategie formali, che sono specchio di altrettanti aspetti psicologici: l intonazione affettuosa dei primi versi, resa dall apostrofe* (Vincenzio mio, v. 2) e dall anafora* (dormi, vv. 1-2); il disgusto, che trapela dalla minaccia dell esclamazione e da immagini popolaresche (Deh non conturbi te questo ronzare / di menzogne e di vanti!, vv. 5-6); la commozione, che affiora dal dialogo del poeta con sé stesso (significativo il no che rivolge alle proprie intenzioni nei vv. 7 e 11) e con l amico perduto, invocato come se fosse ancora vivo; la sicurezza di essere nel giusto, che cogliamo nelle ripetizioni sintattiche accorate (per rivederla ancor, v. 21; per difenderla ancor, v. 23) e nell acredine espressa nei versi finali (impronta Italia domandava Roma, / Bisanzio essi le han dato, vv. 27-28). Verso le COMPETENZE COMPRENDERE 1 Fai la parafrasi dell epodo. PRODURRE 2 In che modo il poeta si rivolge al patriota morto? 5 ANALIZZARE 3 Quali immagini ed espressioni poetiche evidenziano il divario tra passato glorioso e presente umiliante? INTERPRETARE 4 Perché ai vv. 3-4 il poeta dice che de subdoli e de fiacchi oggi è l istoria / e de i forti l oblio? SCRIVERE PER ARGOMENTARE A commento di questa poesia, Luigi Pirandello scriverà: «Questi versi risuonarono a lungo nel cuore di ciascuno di noi che non avevamo dismesso il sogno mazziniano: ci colpirono come una frustata ed ebbero una diffusione immediata . Come spieghi questa affermazione? Scrivi un testo argomentativo di circa 10 righe. 67

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi