Il tesoro della letteratura - volume 3

Il primo Novecento in sintesi La presenza di una componente autobiografica non deve far pensare che l intera opera di Svevo sia un racconto della sua vita. Le vicende personali e private sono per lui lo spunto per studiare, più in generale, l uomo moderno. Ne analizza la psiche, gli impulsi, i moti interiori, smascherandone le menzogne e il disagio esistenziale. Secondo Svevo, la realtà non è conoscibile a pieno né in maniera oggettiva, come pretendeva di fare la scienza positivista. Svevo prende le distanze da ogni ideologia. uno scettico e, in quanto tale, analizza freddamente la crisi che colpisce l individuo nel primo Novecento senza proporre soluzioni possibili. Il suo ruolo può essere soltanto quello di osservare e riprodurre il disagio e lo smarrimento dell umanità. Egli è consapevole che è ormai necessario convivere con un malessere diffuso. Svevo non mette in scena il contrasto tra l individuo e il contesto sociale in cui vive; predilige l opposizione tra vita e coscienza. Tutti gli uomini ne sono toccati, senza distinzione sociale ed economica. Egli focalizza la sua attenzione sull assurdità della vita e sulle giustificazioni e gli autoinganni a cui si ricorre per farvi fronte. Nei suoi personaggi non ci sono né eroismo né virtù. 578 Uno sguardo universale Sarebbe tuttavia sbagliato ridurre la produzione di Svevo al semplice resoconto di una personale vicenda esistenziale. In una lettera scritta nel 1926 a Eugenio Montale, lo scrittore triestino riconosce che la sua opera è in sostanza un autobiografia, ma aggiunge ambiguamente che non è la sua. Egli intende dire che la vita privata rappresenta per lui un pretesto, un punto di partenza per analizzare i comportamenti dell uomo in generale, ingrandire particolari a prima vista irrilevanti, registrare gli atti inconsci delle persone in relazione a loro stesse, agli eventi e al mondo che le circonda. Solo andando in fondo a sé stessi si è in grado di distinguere quelli che costituiscono i connotati essenziali e in questo modo di riconoscerli anche negli altri: si può qui individuare l influenza dell autore russo F dor Dostoevskij ( p. 277). Un realismo dell interiorità Lo studio dell io era un aspetto già ampiamente presente nel romanzo naturalista, ma il realismo di Svevo si concentra sui movimenti interni più che sul mondo esterno ed è interessato a cogliere le incoerenze dei comportamenti, i meccanismi involontari che guidano l agire individuale, il fallimentare venir meno di ogni coerenza logica. L assenza di alternative consolatorie Tale volontà di conoscere si accompagna al rifiuto di ogni ipotesi precostituita. Svevo infatti respinge l ottimismo e la fiducia nel progresso di stampo positivistico e non crede nella scienza come base oggettiva per comprendere il reale, molto più frammentario e ingannevole. Per questa ragione, se la sua opera costituisce uno dei punti più alti di quella condizione antropologica e culturale primonovecentesca che chiamiamo coscienza della crisi , va aggiunto che essa non indica alcuna soluzione. L indifferenza ideologica dell autore gli impedisce di coltivare utopie: il socialismo, a cui pure in gioventù aveva guardato con simpatia, lo spaventa; il nazionalismo è del tutto estraneo al suo temperamento; il fascismo disturba con il suo sfoggio di saluti romani e retoriche parole d ordine la sua indole di moderato liberale, ma non incrina la sua silenziosa accettazione. Svevo è piuttosto uno scettico che fa fatica a nascondere la propria misantropia e la cronica difficoltà a entrare in comunicazione con il prossimo. Il compito che si assegna è esclusivamente quello di rappresentare il disfacimento di un sistema a cui appartiene e di cui accetta assurdità e mancanze, riconoscendo però a sé stesso la capacità di guardarlo con la consapevolezza che il male di vivere è una condizione che tocca l intera umanità. Non a caso l esistenza è per l autore «una malattia che, a differenza delle altre, non sopporta cure: è sempre mortale . Una società di uguali Svevo dunque archivia il conflitto tra l individuo e la società; al suo posto presenta il dualismo tra vita e coscienza, da cui nascono a cascata tutti gli altri contrasti: tra forma e sostanza, tra ipocrisia e verità, tra onestà e malafede. Ciò spiega perché il suo universo di uomini e ambienti sia, in fondo, piuttosto uniforme: popolani e borghesi soffrono della stessa crisi, senza alcuna differenza di classe. E su questi individui, così come sulle vicende di cui sono protagonisti, l autore non pronuncia alcun giudizio: a lui interessa esprimere l ambiguità dei personaggi, facendone affiorare le ipocrisie e le menzogne. Romanzi senza eroi In Svevo non vi sono eroi: per denunciare l assurdità della vita, l autore sceglie di rappresentare l uomo comune, privo di qualità, caratterialmente incoerente e inetto: dal mediocre impiegato di banca Alfonso Nitti a Emilio Brentani, scrittore fallito che conduce una vita apatica, privo di qualsiasi energia vitale.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi