Il tesoro della letteratura - volume 3

Finestra sul CONTEMPORANEO Un falso realismo poetico Nel dopoguerra, Caproni si stabilisce a Roma, dove accosta alla sua professione di maestro il lavoro di traduttore, specie dal francese, e la collaborazione con giornali e riviste letterarie. Fino alla morte, avvenuta a Roma nel 1990, pubblica molte raccolte, le più importanti delle quali sono Il seme del piangere (1959), Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee (1965), Il muro della terra (1975). tuttavia in un opera precedente, edita nel 1956, che Caproni evidenzia appieno il proprio legame con la lirica pascoliana. Essa si intitola, significativamente, Il passaggio d Enea : il poeta si identifica con l eroe virgiliano, condannato a un perenne esilio e a un futuro incerto, in fuga da un infanzia segnata dai lutti e dalle perdite. Ora egli si muove in un paesaggio cittadino che è luogo e, allo stesso tempo, non-luogo: con pre- cisione toponomastica, Caproni descrive vie e quartieri delle città più amate, Genova e Livorno, ambienti quotidiani come bar, androni e banchine, cose comuni come ascensori, lampadine, bicchieri. Non si tratta di mero realismo: l autore infatti trasfigura i singoli oggetti e li circonda di un atmosfera nebbiosa, tra il sogno e la visione, isolandoli dal contesto, come evocazioni sospese a mezz aria. Mentre viaggia tra luoghi veri e insieme immateriali, il poeta si interroga sul senso del suo vagare, riflettendo sul valore dell esistenza, concepita come una sorta di passaggio transitorio, un purgatorio destinato a scomparire, nel quale non è possibile riuscire ad afferrare veramente la verità delle cose. Leggiamo i versi del sonetto monoblocco (cioè senza gli spazi che di norma dividono quartine e terzine) Alba, scritto nel 1945 e poi pubblicato in apertura de Il passaggio di Enea: Georgy Frangulyan, La chiatta di Dante, 2007. 5 5 rifresco: assente nella lingua ita- liana, il vocabolo è probabilmente il calco imperfetto del genovese refresc mme, termine che indica l odore sgradevole delle stoviglie mal lavate. ermo: solitario. 10 Amore mio, nei vapori d un bar all alba, amore mio che inverno lungo e che brivido attenderti! Qua dove il marmo nel sangue è gelo, e sa di rifresco anche l occhio, ora nell ermo rumore oltre la brina io quale tram odo, che apre e richiude in eterno le deserte sue porte? Amore, io ho fermo il polso: e se il bicchiere entro il fragore sottile ha un tremit o tra i denti, è forse di tali ruote un eco. Ma tu, amore, non dirmi, ora che in vece tua già il sole sgorga, non dirmi che da quelle porte qui, col tuo passo, già attendo la morte! 393

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi