Il tesoro della letteratura - volume 3

Giovanni Pascoli In un saggio, ancora oggi fondamentale, pubblicato nel 1961, il critico Claudio Varese sonda proprio questo aspetto, studiando la formazione del pensiero politico del poeta romagnolo sullo sfondo delle tendenze culturali e ideologiche dell epoca in cui è vissuto e ha operato: per lo studioso le intrinseche contraddizioni e gli scarsi risultati artistici della poesia pascoliana di ispirazione politica sono una testimonianza indiretta del fallimento della classe dirigente italiana di quegli anni. Le riserve del Gruppo 63 Intanto la poesia italiana sta vivendo una stagione di grande fermento, i cui aspetti più clamorosi sono rappresentati dalla Neoavanguardia (o Gruppo 63). Nel 1965, in occasione delle celebrazioni pascoliane, un intervento di Edoardo Sanguineti denuncia gli aspetti piccolo-borghesi della poetica pascoliana e ridimensiona la portata del suo contributo a quello di un testimone di un tempo che finisce, piuttosto che di un altro tempo che inizia. Sanguineti insiste sulla visione arretrata di Pascoli e parla di «ripiegamento nostalgico verso un mondo perduto , di «rifiuto della lingua moderna , di legame con una «cultura anticittadina , di ripulsa dell industria e della vita urbana, di una nostalgia di mitologie antimoderniste e di una paura antitecnologica. In questa prospettiva, Pascoli rappresenta la mentalità ristretta e tendenzialmente reazionaria di un Italietta piccolo-borghese. La nuova immagine, proposta da Contini, Pasolini e altri, di un Pascoli sperimentale , padre del Novecento poetico italiano, non fa in tempo a delinearsi, che viene dunque smontata, ridimensionata, rifiutata. La demistificazione psicanalitica Alla demistificazione ideologica si affianca, a partire dagli anni Settanta, un parallelo smascheramento del poeta romagnolo sul piano psicologico. La critica psicanalitica comincia allora a parlare sempre più apertamente delle sue inibizioni e delle debolezze private: l ossessione per il «nido , il rifiuto dell eros, il morboso attaccamento alle sorelle vengono impietosamente indagati e interpretati. Gli studi successivi Gli anni Ottanta del Novecento vedono però una significativa riscoperta dell opera di Pascoli, finalmente libera da giudizi ideologici troppo condizionanti. L episodio più rilevante in questo senso è forse il saggio di Giorgio Agamben (Pascoli e il pensiero della voce) che nel 1982 introduce una nuova edizione del Fanciullino. Riprendendo e sviluppando lo scritto di Contini di quasi trent anni prima, Agamben dà della poesia pascoliana una lettura nobilitante , che mette da parte ogni preconcetto sociopolitico e psicologico, per sottolineare invece i ricchi spunti che essa fornisce a una riflessione sulla natura e sul ruolo della parola poetica. Dodici anni più tardi (1994), nell introduzione significativamente intitolata Il sillogismo di Pascoli a una nuova edizione dei Pensieri e discorsi, lo studioso Rocco Ronchi mostra a sua volta un Pascoli inedito: un pensatore intento a meditare in modo ben poco convenzionale sul rapporto tra scienza e poesia, tra nichilismo e illusione. 379

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi