Il tesoro della letteratura - volume 3

Il secondo Ottocento in sintesi La ricerca del piacere nell eros, nell alcol o nella droga dà un sollievo soltanto provvisorio. Dopo una gioia momentanea, il desiderio del godimento è destinato a rimanere inappagato. Nella poesia di Baudelaire la donna è al contempo oggetto di attrazione erotica e di idealizzazione spirituale. La maggior parte dei personaggi femminili è negativa: sono donne ammalianti, seduttrici, talvolta assimilate a creature infernali. In questo panorama misogino, però, affiorano anche creature positive e idealizzate, quelle donne che sottraggono il poeta dal tedio e dalla morte. La ricerca inappagata del piacere Questa immersione nella materialità può essere è il caso della sessualità fonte di una gioia soltanto momentanea, ma subito dopo prevale la nausea. Il piacere del sesso, infatti, nell itinerario verso la dannazione compiuto nello squallore di alcove e bordelli, si rivela illusorio. Anche il rifugio nei «paradisi artificiali dell alcol e della droga si svela essere, più che un atto di libertà, un vano tentativo di sottrarsi alla solitudine. Certo, nell esperienza della droga giocano un ruolo importante il desiderio di scandalizzare la borghesia e quello di raggiungere uno stato psichico che si pensa propizio all ispirazione poetica. Ma la fuga rimane senza meta e la «profonda immensità dei «limpidi spazi continua a configurarsi come una brama esistenziale mai veramente appagata o davvero raggiungibile. L ambiguità della figura femminile Nei Fiori del male una funzione assai importante è rivestita dalla donna, insieme quasi disprezzata e idealizzata, oggetto ora di perversa attrazione ora di venerazione spirituale. Questo duplice atteggiamento attraversa tutta la raccolta, che presenta un universo femminile composito, fatto per lo più di creature seduttrici e peccaminose ma anche di parvenze eteree. Tuttavia prevale indubbiamente l immagine della donna collegata a una dimensione negativa: un certo pregiudizio misogino la rende un emblema della natura nella sua primordialità, di contro a tutto ciò che è costruzione storica, intellettuale, sociale, morale e religiosa. La donna, in altre parole, è espressione dell istinto che si contrappone al raziocinio. A volte Baudelaire parla della donna come di una «strega dal fianco d ebano, figlia di tenebre profonde , cioè una creatura infernale; altre volte la donna è addirittura assimilata a un vampiro. Tuttavia compare a volte la descrizione idealizzata della donna: allora essa appare al poeta, su uno sfondo quasi platonico, come colei che aiuta a vincere la noia, il tempo e la morte. La metropoli moderna Un altra realtà ben presente nei Fiori del male è quella della metropoli moderna. Baudelaire frequenta i caffè del Quartiere Latino e si mescola alla bohème letteraria e artistica; è assiduo frequentatore dei vari cenacoli artistici, ma anche delle bettole, delle taverne e dei postriboli, secondo il tipico costume del poeta maledetto . Nella dedica della raccolta di poemetti in prosa Lo spleen di Parigi, egli parla della «frequentazione delle città immense e del «groviglio dei loro rapporti innumerevoli come di una fonte di ispirazione, anche sul piano delle soluzioni stilistiche. Nella sua perlustrazione cittadina, tanto dei bassifondi quanto degli ambienti mondani, Baudelaire sfoggia il tipico atteggiamento del fl neur, vale a dire di colui che passeggia senza meta per le vie della metropoli e in essa coglie spunti, situazioni, immagini per i suoi versi: dagli oscuri meandri fisici e umani agli animali randagi. Parigi, con le sue diverse sfaccettature, rappresenta per lui la «capitale reale e simbolica della modernità (Turchetta). la parola Il contesto in cui Baudelaire ambienta le sue poesie è quello della grande città moderna. Passeggiando senza meta tra le vie della metropoli, egli osserva persone, luoghi e situazioni che riporta poi nei suoi versi. E racconta le sue percezioni in mezzo alla folla, al traffico e agli oggetti di cui la città trabocca: ciò che prevale è la sensazione di smarrimento. sa di morte e di decomposizione, cantato spesso grazie alle esasperate antitesi dell ossimoro: «sporca grandezza , «seducente ribrezzo , «nero e luminoso . Se la poesia tradizionale cantava lo spirito e i sentimenti, la nuova poesia ama sprofondare nelle più cupe bassezze. 306 Boh me Letteralmente il termine significa vita da nomade in quanto gli zingari giungevano in Francia passando attraverso la Boemia. Nello specifico, sta a significare la vita disagiata ma libera, anticonformista e disordinata, tipica soprattutto di artisti, scrittori e poeti della Parigi della seconda metà dell Ottocento. L espressione diventa di uso comune anche in Italia soprattutto attraverso l omonima opera musicale di Giacomo Puccini, il cui libretto è tratto dal romanzo di Henri Murger (1822-1861) Scene della vita di Boh me (1849-1851).

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi