INTRECCI cinema - C’era una volta un burattino

intrecci cinema C era una volta un burattino La storia del pezzo di legno che si fa uomo non perde smalto: a cadenza trentennale tre grandi personalità del cinema si sono accostate a Pinocchio con forme e stili diversi, trovando a prescindere dal grado di fedeltà alle pagine di Collodi fervidi stimoli alla loro fantasia figurativa. Disney, 1940: dal mondo toscano a quello globale Rivoluzionario per le tecniche impiegate, il film d animazione di Walt Disney (1901-1966, nell immagine in alto) stravolge l impianto originale: la comicità prevale sui contenuti morali, e il realismo domina sul fiabesco. Sia nell aspetto (le sembianze da burattino sono addolcite; Pinocchio è vestito alla tirolese) sia nel carattere (ingenuo più che discolo) il monello è un comune ragazzino; il Grillo parlante è un fedele aiutante e perde il ruolo di coscienza . Le scene più suggestive sono quelle di sapore un po horror, come la metamorfosi di Lucignolo in asino (narrata attraverso le ombre sui muri); maestro nell umanizzare gli animali, Disney attua qui il procedimento opposto. Comencini, 1972: la malinconica poesia degli umili Luigi Comencini (1916-2007) traspone Pinocchio in forma di sceneggiato televisivo (5 puntate trasmesse dalla Rai) interpretandolo come una favola per adulti: i temi che emergono sono il modo di conciliare indipendenza e norme sociali, nonché l acquisizione della coscienza della libertà. Regista sensibile all universo dell infanzia (nel 1984 dirigerà Cuore, miniserie televisiva tratta da De Amicis), Comencini mette in scena con garbo la dialettica tra bambini e adulti; la sua direzione vivace anima paesaggio, atmosfere (con il contributo delle musiche dal tono popolare di Fiorenzo Carpi) e protagonisti. Pinocchio si giova della spontaneità del debuttante Andrea Balestri, Sotto, a sinistra, Nino Manfredi (Geppetto) e Andrea Balestri (Pinocchio) nello sceneggiato di Comencini del 1972; a destra, una scena del Pinocchio di Roberto Benigni (2002). 254 un memorabile Nino Manfredi incarna la generosità e la semplicità del padre affettuoso Geppetto. Gli altri personaggi sono filtrati attraverso la commedia dell arte (il Gatto e la Volpe del duo Franchi-Ingrassia, il Mangiafuoco di Lionel Stander) e arricchiscono un ritratto sociale popolato da umili e derelitti, con l eccezione della Fata Turchina (Gina Lollobrigida, anticonvenzionale nel rendere le sfumature meno rassicuranti del suo personaggio), simbolo del destino che condiziona le vite degli individui. Benigni, 2002: anarchico, vitalistico e magico Far ridere e commuovere con una vicenda di espiazione e redenzione pare l intento di Roberto Benigni (n. 1952) nel suo film dal cuore buono , che elogia la famiglia e la povertà come «madre di tutte le ricchezze . Il regista esalta il clima fiabesco (dall ambientazione coloratissima al modo di rappresentare i sentimenti e la forza dell amore), accentuando il tono magico (anche grazie agli effetti speciali: è il film italiano più costoso di sempre). Attore che ha sempre sfruttato l energia e la fluidità del suo fisico da marionetta, Benigni (allora cinquantenne!) si immedesima in Pinocchio e gli dona una vitalità inedita e surreale, per celebrare l anarchia, la vita e l innocenza. Ogni personaggio ha lo spessore di un protagonista, ma il centro di gravità del film è la Fata Turchina (Nicoletta Braschi, moglie di Benigni), che educa come una madre e insegna a tutti: «Dare allegria è la cosa più bella che si possa fare al mondo .

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi