Il tesoro della letteratura - volume 3

Giovanni Verga I Malavoglia 75 80 85 90 95 100 105 110 verrà qualchedun altro. Lo so anch io che il mondo va così, e non abbiamo diritto di lagnarcene. Voi, perché non vi siete innamorato di mia figlia, invece d innamo rarvi della Barbara che è gialla come il zafferano? perché la Zuppidda aveva il fatto suo,18 non è vero? E quando la disgrazia vi ha fatto perdere il fatto vostro, a voi altri, è naturale che la Barbara v avesse a piantare . «Voi vi accomodate a ogni cosa , rispose Ntoni imbronciato, «e hanno ragione di chiamarvi Cuor contento . «E se non fossi Cuor contento, che si cambiano le cose? Quando uno non ha niente, il meglio è di andarsene come fece compare Alfio Mosca . «Quello che dico io! , esclamò Ntoni. «Il peggio , disse infine Mena, «è spatriare19 dal proprio paese, dove fino i sassi vi conoscono, e dev essere una cosa da rompere il cuore il lasciarseli dietro per la strada. Beato quell uccello, che fa il nido al suo paesello . «Brava Sant Agata! , conchiuse il nonno. «Questo si chiama parlare con giu dizio . «Sì! , brontolò Ntoni, «intanto, quando avremo sudato e faticato per farci il nido ci mancherà il panìco;20 e quando arriveremo a ricuperar la casa del nespolo, dovremo continuare a logorarci la vita dal lunedì al sabato; e saremo sempre da capo! . «O tu, che non vorresti lavorare più? Cosa vorresti fare? l avvocato? . «Io non voglio fare l avvocato! , brontolò Ntoni, e se ne andò a letto di cat tivo umore. Ma d allora in poi non pensava ad altro che a quella vita senza pensieri e senza fatica che facevano gli altri; e la sera, per non sentire quelle chiacchiere senza sugo,21 si metteva sull uscio colle spalle al muro, a guardare la gente che passava, e digerirsi la sua mala sorte; almeno così si riposava pel giorno dopo, che si tornava da capo a far la stessa cosa, al pari dell asino di compare Mosca, il quale come vedeva prende re il basto,22 gonfiava la schiena, aspettando che lo bardassero!23 «Carne d asino! , borbottava, «ecco cosa siamo! Carne da lavoro! . E si vedeva chiaro che era stanco di quella vitaccia, e voleva andarsene a far fortuna, come gli altri; tanto che sua madre, poveretta, l accarezzava sulle spalle, e l accarezzava pure col tono della voce, e cogli occhi pieni di lagrime, guardandolo fisso per leggergli dentro e toccargli il cuore. Ma ei diceva di no, che sarebbe stato meglio per lui e per loro; e quando tornava poi sarebbero stati tutti allegri. La povera donna non chiudeva occhio in tutta la notte, e inzuppava di lagrime il guanciale. Infine il nonno se ne accorse, e chiamò il nipote fuori dell uscio, accanto alla cappelletta,24 per domandargli cosa avesse. «Orsù, che c è di nuovo? dillo a tuo nonno, dillo! . Ntoni si stringeva nelle spalle; ma il vecchio seguitava ad accennare di sì col capo, e sputava, e si grattava il capo cercando le parole. «Sì, sì, qualcosa ce l hai in testa, ragazzo mio! Qualcosa che non c era prima. Chi va coi zoppi, all anno25 zoppica . 18 il fatto suo: la dote. 19 spatriare: andar via. 20 panìco: il cibo degli uccelli (l im- magine, per indicare il sostentamento materiale, deriva da quella precedente del nido). 21 senza sugo: senza costrutto (dal pun- to di vista di Ntoni). 22 basto: sella imbottita che si usa per cavalcare gli asini. 23 che lo bardassero: che gli imponessero il carico da trasportare. 24 cappelletta: probabilmente un altari- no addossato a un muro esterno dell abitazione. 25 all anno: entro un anno. Noi diciamo: Chi va con lo zoppo impara a zoppicare . 217

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi