Il tesoro della letteratura - volume 3

La narrativa italiana del secondo Novecento solo vero peccato, pensa don Fabrizio, è quello originale: non tanto quello di Adamo, ma forse, secondo una visione pessimistica dell esistenza, il fatto stesso di essere nati. Mentre il nipote Tancredi cerca di distrarre con chiacchiere futili lo zio morente, questi traccia un bilancio della propria vita, cercando di salvare le cose positive (le pagliuzze d oro dei momenti felici, r. 71): alcuni brevi momenti vissuti (prima e dopo il matrimonio e in occasione della nascita del figlio Paolo), la passione per le stelle, l amato Tancredi, i cani e la caccia. Ma finisce per concludere di aver vissuto pienamente soltanto una minima parte dei suoi settantatré anni (un totale di due tre al massimo, r. 116). L apparizione finale La distanza dai moduli veristi Al momento della morte, mentre attorno a don Fabrizio quasi tutti i parenti piangono, una figura femminile di una bellezza che incanta (di maliosa avvenenza, r. 131) si fa strada fra i presenti per avvicinarsi a lui. Si tratta di una sorta di allucinazione, come già è accaduto più volte nel corso del romanzo: nella conclusione della Parte sesta, per esempio, Venere (il pianeta), «avvolta nel suo turbante di vapori autunnali , appariva a don Fabrizio come una donna «fedele con la quale egli vagheggiava «un appuntamento meno effimero . Ora quell aspirazione si concretizza, ma la figura che appare al protagonista è infatti la morte (con le sembianze, forse, dell ideale femminile da sempre desiderato e mai posseduto): un paradosso con cui l autore sembra dire che in questa vita non è data quella pienezza di felicità che si può sperare di raggiungere soltanto in un altra dimensione. Le scelte stilistiche Il narratore alterna un punto di vista esterno, cui è affidato il racconto degli eventi, all introspezione psicologica del personaggio, che si realizza in sprazzi di monologo interiore e attraverso la tecnica del discorso indiretto libero* (Più col gesto che con la voce, disse: «Via! via! . Voleva confessarsi. Le cose si fanno o non si fanno, rr. 48-49). Risulta da ciò evidente la distanza di Tomasi di Lampedusa dai moduli narrativi del Verismo (cui pure l autore può essere in parte accostato), poiché alla rappresentazione oggettiva tipica dell approccio verista subentra qui la soggettività di un personaggio che filtra la realtà attraverso la propria sensibilità personale. La chiave di lettura più corretta per il romanzo, dunque, è quella psicologica ed esistenziale, piuttosto che quella storica. Verso le COMPETENZE COMPRENDERE 1 Spiega il significato del seguente periodo: Aveva sonno davvero; ma trovò che cedere adesso al sopore era altrettanto assurdo quanto mangiare una fetta di torta subito prima di un desiderato banchetto (rr. 13-15). A che cosa allude il narratore con l espressione desiderato banchetto? 2 Perché, dopo l iniziale esitazione, don Fabrizio accetta di ricevere i sacramenti? 3 Quali sono i sentimenti del principe verso Tancredi? E quelli di Tancredi nei confronti dello zio? ANALIZZARE 4 Quale figura retorica è contenuta nella frase E se ne stava lì immerso nel grande silenzio esteriore, nello spaventevole rombo interno (rr. 15-16)? 5 Elenca i vocaboli che rimandano al campo semantico della morte. INTERPRETARE 6 Che cosa significa la frase (che esprime il punto di vista del piccolo Fabrizietto) chi moriva non era un uomo, era un nonno, il che è assai diverso (rr. 62-63)? COMPETENZE LINGUISTICHE 7 Nel testo sono presenti alcuni forestierismi dal francese e dall inglese: che funzione hanno? Anche oggi esistono parole straniere che hanno la stessa funzione? Fanne alcuni esempi. 1107

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi