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I SAPERI fondamentali

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MAle di vivere

Il «male di vivere» che attraversa come un corso d’acqua sotterraneo tutta la poesia di Montale è il disagio esistenziale, la condizione amara di un io lirico che si aggira smarrito e perplesso in un mondo percepito come falso e assurdo, la crisi di identità di chi si riconosce inetto a vivere, a trovare la propria strada. È uno scacco esistenziale che non conosce possibilità di evasione. Se l’unica strada è una stoica accettazione dei tormenti che la vita infligge, quel che resta al poeta è affermare «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». Il «male di vivere» non viene espresso da Montale in forma concettuale, con riflessioni astratte, ma è condensato in una serie di immagini cariche di significato, in oggetti concreti descritti con un linguaggio asciutto e disadorno.

miracolo

Alla negatività del suo supremo pessimismo Montale sembra opporre, pur senza illusioni, la speranza di una positività, all’aridità interiore un’emozione vitale, al «male di vivere» che lo attanaglia una tregua. Ricerca un «varco», un «anello che non tiene» nella catena della necessità, una smagliatura nella rete. E, a tratti, ecco che un «miracolo» accade, a interrompere il corso delle cose, a restituire senso e armonia alla realtà: è un improvviso momento di vitalità, è un rapido bagliore prodigioso, è un fugace benessere inatteso. Godere del miracolo è come riconoscere che il dramma della vita può risolversi in passione per la vita.

divina indifferenza

Non esistono vie di fuga dal «male di vivere», solo qualche rimedio, come potrebbero essere l’ignoranza e la rassegnazione. Ma soprattutto per Montale il rimedio è la scelta stoica della rinuncia alle emozioni, l’assunzione di un atteggiamento distaccato che assomiglia alla «divina Indifferenza». L’unico conforto proviene per lui dalla scelta dell’“atarassia”, una sospensione, un’imperturbabile serenità.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi