T4 - Non recidere, forbice, quel volto (Le occasioni)

T4

Non recidere, forbice, quel volto

Le occasioni

In questo ▶ mottetto (termine di ascendenza musicale) il poeta si appella in maniera accorata alle risorse della propria memoria affinché possa trattenere nella mente l’immagine del volto della donna amata, immagine fatalmente insidiata dalla forza erosiva del tempo.


Metro 2 quartine di 3 endecasillabi e un settenario, con un libero tessuto di rime e assonanze.

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Audiolettura

Non recidere, forbice, quel volto,

solo nella memoria che si sfolla,

non far del grande suo viso in ascolto

la mia nebbia di sempre.


5      Un freddo cala… Duro il colpo svetta.

E l’acacia ferita da sé scrolla

il guscio di cicala

nella prima belletta di Novembre.

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Non recidere, forbice, quel volto riporta in primo piano il tema della labilità della memoria. A nulla vale la preghiera iniziale rivolta alla forbice (v. 1): la forza inesorabile del tempo cancella senza pietà anche i ricordi più preziosi. Perduta la felicità, al poeta non resta neppure il conforto del pensiero, che non è più in grado di ricondurlo al viso amato, vicino a scomparire in una nebbia (v. 4) indistinta. Come l’acacia subisce il colpo di cesoia del giardiniere, così l’io non può che assistere impotente alla propria disfatta. Della cicala, dopo la sua breve estate, si perde anche il guscio vuoto, che affonda nel fango dell’autunno (vv. 7-8). Ancora una volta Montale condensa la sua desolazione in un correlativo oggettivo* di sobria ma notevole efficacia.

 >> pagina 940 

Le scelte stilistiche

Il testo è giocato sull’implicita contrapposizione fra un’estate ormai trascorsa e il nebbioso autunno che cala sul poeta, così come il freddo della lama si abbatte sull’acacia. Il gioco delle corrispondenze è qui complicato dai numerosi rimandi fonici: paronomasie* (recidere e forbice; acacia e cicala), rime* perfette (volto : ascolto; sfolla : scrolla), imperfette (sempre : Novembre), interne (cala : cicala; svetta : belletta).

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Fai la parafrasi del componimento.


2 Qual è la richiesta del poeta?


3 Nella poesia leggiamo Duro il colpo svetta (v. 5). Che cosa è successo?

Analizzare

4 Montale parla della mia nebbia di sempre (v. 4). Chiarisci il significato di questa espressione.


5 Individua e spiega il correlativo oggettivo presente nella poesia.

Interpretare

6 Quale valore assume il ricordo nella poesia?

T5

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

Satura

Datata 20 novembre 1967, la poesia fa parte della serie di Xenia (II, 5) composta per la moglie Drusilla Tanzi (la Mosca) scomparsa nel 1963. Al senso di vuoto causato dalla perdita della compagna corrisponde l’antica convinzione che la realtà non sia quella che si vede. In essa la Mosca, pur così miope, si orientava meglio del poeta.


Metro 2 strofe di 7 e 5 versi liberi, in prevalenza lunghi.

 Asset ID: 98414 (let-audlet-ho-sceso-dandoti-il-bra60.mp3

Audiolettura

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

5      le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.


Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.

10    Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

 >> pagina 941 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Il motivo della vista ha una valenza completamente diversa nelle poesie dedicate alla moglie rispetto a quella che ha nei componimenti per Clizia. Se quest’ultima è caratterizzata da uno «sguardo d’acciaio», penetrante, in cui si riflette la potenza divina, come si legge nella poesia Primavera hitleriana («Guarda ancora / in alto, Clizia, è la tua sorte, […] fino a che il cieco sole che in te porti / si abbàcini nell’Altro»), la Mosca – a dispetto della sua forte miopia – vede la realtà meglio del poeta, che ne riconosce l’acutezza e la elegge a guida. A chi intenda guardare oltre la superficie delle cose serve più la saggezza che non una buona vista. Forti di questa consapevolezza, il poeta e la moglie scendono le scale della vita sorreggendosi a vicenda.

Le scelte stilistiche

Ho sceso, dandoti il bracciorappresenta un buon esempio del nuovo modo di comporre inaugurato in Satura, dove il tono e la tensione stilistica conoscono un vertiginoso abbassamento rispetto alle raccolte precedenti. La sintassi si semplifica, il lessico si avvicina al parlato quotidiano, la quantità di rimandi fonici diminuisce vistosamente. Sopravvivono peraltro due rime* (crede : vede; due : tue), che in un simile contesto acquistano notevole risalto.

Sul versante retorico si osserva la presenza dell’anafora* (al v. 8, che ripete, variandolo, l’incipit), di un’antitesi* (è stato breve il nostro lungo viaggio, v. 3), di una sineddoche* (le pupille per gli occhi) e soprattutto dell’iperbole*, tra lo scherzoso e il malinconico, con cui il poeta calcola in milioni le scale scese dando il braccio alla moglie.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 A chi si rivolge il poeta?


2 Quali situazioni il poeta rievoca nel testo?

Analizzare

3 Trova nel testo i termini prosastici legati alla vita pratica del poeta.

Interpretare

4 In che senso Montale dice che le sole vere pupille (v. 11) sono quelle della moglie? A tuo parere quali realtà “vede” la Mosca che invece l’autore non rie­sce a percepire?

Produrre

5 Scrivere per argomentare. Analizza il ruolo della vita di tutti i giorni nella poe­sia italiana di fine Ottocento e del Novecento (da Pascoli a Gozzano, da Ungaretti a Montale) in un testo argomentativo di circa 40 righe.

Dibattito in classe

6 Nella tradizione lirica amorosa è molto più frequente la celebrazione del momento dell’innamoramento e dei momenti iniziali di una relazione piuttosto che quella di un amore durato a lungo nel tempo: che cosa pensi, invece, della scelta di Montale di dedicare una serie di componimenti alla moglie, con cui ha vissuto lunghi anni di matrimonio? Ti sembra che il sentimento che ne emerge sia meno intenso e sincero rispetto a quello espresso in componimenti più “tradizionali”? Confrontati con i compagni.

 >> pagina 942 

I grandi temi di Montale

1 La concezione della poesia

una poesia del «male di vivere»

i sentimenti del poeta si esprimono attraverso oggetti che sono correlativi oggettivi dei suoi stati d’animo

distanza dalle correnti poetiche novecentesche

nell’ultima produzione domina l’ironia: il tono si fa colloquiale e “antipoetico”

2 Memoria e autobiografia

il tema della memoria diventa più importante nella seconda stagione della poesia montaliana

il ricordo della donna amata “visita” il poeta illuminandone la grigia inerzia esistenziale

il lutto subisce un trattamento ambivalente: Montale sfugge al rischio del patetico attraverso l’ironia

al tema del ricordo è legato quello del tempo come spietato distruttore

3 La negatività della Storia

Montale poeta della «condizione umana»

il poeta non si sottrae al confronto con il proprio tempo: è antifascista dichiarato al tempo della dittatura e nel 1944 si iscrive al Partito d’azione

la delusione e il distacco dalla politica nel secondo dopoguerra

nell’ultima produzione il poeta esprime in forma ironica il suo radicale scetticismo: la Storia non insegna nulla

4 Le figure femminili

due tipi fondamentali di figure femminili: la donna angelo e la donna guida

Irma Brandeis, cantata come Clizia, subisce un processo di sublimazione che la trasforma in «visiting angel»

attributi stilnovistici di Clizia: l’influsso della Beatrice di Dante

la Volpe (Maria Luisa Spaziani) della Bufera ha tratti decisamente terreni e sensuali

la Mosca (Drusilla Tanzi) è ricordata per il suo «radar di pipistrello», cioè per la capacità di leggere acutamente la realtà

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi