Le stirpi canore
Alcyone
Alcyone
Il poeta enumera i molteplici elementi della natura da cui prende vita la sua poesia, la quale, a sua volta, quella natura generosa e multiforme imita ed esalta con la potenza creatrice della parola.
I miei carmi son prole
delle foreste,
altri dell’onde,
altri delle arene,
5 altri del Sole,
altri del vento Argeste.
Le mie parole
sono profonde
come le radici
10 terrene,
altre serene
come i firmamenti,
fervide come le vene
degli adolescenti,
15 ispide come i dumi,
confuse come i fumi
confusi,
nette come i cristalli
del monte,
20 tremule come le fronde
del pioppo,
tumide come le narici
dei cavalli
a galoppo,
25 labili come i profumi
diffusi,
vergini come i calici
appena schiusi,
notturne come le rugiade
30 dei cieli,
funebri come gli asfodeli
dell’Ade,
pieghevoli come i salici
dello stagno,
35 tenui come i teli
che fra due steli
tesse il ragno.
1 Sintetizza il contenuto della lirica in circa 5 righe.
2 Qual è, secondo il poeta, l’origine dei suoi versi?
3 A quali aspetti della natura viene ricondotta la parola poetica?
4 Il testo si presenta come un’ossessiva ripetizione della medesima struttura. Qual è la figura retorica di cui si serve maggiormente d’Annunzio e quali effetti essa determina?
5 Concentrati ora sulla forma. Che tipo di lessico viene impiegato dal poeta? Attraverso quali strumenti egli riesce a ottenere l’effetto di una suggestiva musicalità?
Sviluppa il tuo commento sulla poesia proposta in un testo di circa 2 facciate di foglio protocollo rispondendo ad almeno due delle seguenti domande:
Uno dei principali studiosi della vita e della personalità di d’Annunzio, Giordano Bruno Guerri (n. 1950), si sofferma sulla capacità del poeta di acquistare fama grazie non solo all’attività letteraria, ma anche a una costante promozione mediatica di sé stesso.
D’Annunzio non si accontenta del talento che l’ingegno e lo studio gli hanno fornito,
la scrittura non è la sua sola arte. Sembra passato un secolo da quando Carducci
gli indicava la moralità classica e rigorosa del verso; e un’eternità pare dividerlo da
Pascoli, che si rinchiude nel nido delle proprie simbologie fanciullesche. I tre sono
5 quasi contemporanei, ma Gabriele ha altre ricette. È come se fosse indifferente
ai tempi; mentre gli altri ne sono figli. Lui, grazie al suo individualismo, non ha
epoca; sarebbe stato simile oggi o mille anni fa. L’Imaginifico, e poi il Vate, e poi
ancora il Comandante,1 dà forma ai miti collettivi, coniuga l’aspirazione eroica
personale con la causa della nazione e del popolo, riempie l’attesa in cui vive la
10 borghesia dandole un modello esclusivo, aristocratico e popolare insieme. In lui
si celebra l’artefice della commistione – letteratura e vita, testo e gesto, parola e
azione – come se la sua esistenza fosse una sfilata continua di alter ego: il poeta e il
superuomo, l’eroe che consuma il rancio con le truppe e il dandy della caccia alla
volpe, l’amante generoso con quello crudele e delirante delle orge e dei tradimenti.
15 «Multanime» come il protagonista dell’Innocente.
La storia italiana è piena di avventurieri, istrioni, camaleonti, incendiari, protagonisti
eclettici del loro tempo, capaci di sfoderare volti nuovi a seconda delle
opportunità e delle circostanze. È un talento italico che si riaggiorna sempre, immutabile
nella nostra cultura e nella nostra identità. L’importanza e l’originalità
20 di d’Annunzio stanno nell’avere reso le molteplici esperienze della sua incredibile
biografia tutte concretamente organiche a un progetto inseguito per l’intera
esistenza: il monumento della propria immagine, da donare come un archetipo,
come una possibilità di riscatto per quanti saranno capaci di elevarsi a una condizione
superiore. Dietro i suoi sessant’anni di avventure c’è un sistema: mostrare
25 quello di cui l’uomo è capace, ma che sembra cancellato dall’oppressione della
banalità e della mediocrità livellatrice. Certo, è impossibile chiedere a tutti una
metamorfosi, tuttavia si poteva concedere ai più o spazio meraviglioso del sogno,
la percezione della diversità. Il Vate annuncia che c’è un ordine diverso, una possibilità
di sfruttare l’intelligenza e di non piegarsi ai luoghi comuni della morale più
30 ristretta e conformista, e vive questo processo in prima persona con la coscienza
rivoluzionaria di tagliare i ponti con il passato. La modernità è come un quadro da
dipingere e la sua tavolozza contiene ogni colore del cambiamento. Non c’è legge
che gli precluda soluzioni, l’unica morale è la libertà di inventare, creare, nell’arte
come nella politica come in ogni latra manifestazione della vita pubblica e privata.
35 Il poeta diventa così un personaggio che esercita i suoi poteri in ogni campo, dalla
politica all’arte, dal costume alla cultura di massa: una cultura che nasce con lui,
con lo scrittore che sa tradurre a uso di chiunque le atmosfere eroiche e febbrili
della sua vita.
Giordano Bruno Guerri, D’Annunzio. L’amante guerriero, Mondadori, Milano 2008
1 Che cosa distingue, secondo l’autore, la personalità di d’Annunzio da quella degli altri due grandi poeti, di poco antecedenti o contemporanei, come Carducci e Pascoli?
2 In che cosa consiste la capacità di d’Annunzio di essere Multanime (r. 15)?
3 Quale caratteristica – non proprio edificante – dell’identità italiana viene aggiornata e rimodellata da d’Annunzio nella sua vita, oltre che nella sua opera?
4 Guerri individua nell’opera e nell’azione di d’Annunzio un progetto perseguito con coerenza: di che cosa si tratta?
5 In che modo d’Annunzio ha saputo diffondere la propria sfera d’influenza al di là dei ristretti confini della letteratura?
6 Ti sembra che il ritratto del poeta che emerge da questo brano sia lusinghiero o limitativo? Motiva la tua risposta in circa 10 righe.
Il brano che hai letto insiste su un aspetto che ricorre spesso quando si parla di d’Annunzio: la sua influenza non solo come poeta e artista in generale, ma come personaggio, un vero e proprio divo del suo tempo. Alla luce di ciò che hai letto e studiato, come si giustifica questo fenomeno? Ti sembra inoltre che il modello di intellettuale inaugurato da d’Annunzio sia ancora praticabile oggi? Sviluppa la tua tesi in un testo di circa 2 facciate di foglio protocollo, tenendo in considerazione i seguenti concetti chiave:
Con il suo caratteristico piglio corrosivo, lo scrittore Alberto Arbasino (n. 1930) mette in luce alcune delle ragioni che hanno reso seducente l’opera e l’immagine di d’Annunzio nella società italiana.
Col povero Imaginifico,1 c’è poco da fare gli spiritosi, fingendo di non vederlo
o liquidandolo con insofferenza. Si può destarlo o si può ammirarlo, nella vita,
nell’opera, o in tutt’e due, e per lo più con stizze o bizze sbagliate. Però è quasi
indispensabile fare i conti con lui, giacché l’abbiamo (volenti o no) sempre qui fra
5 noi, come il Vaticano e il Vesuvio, il chianti e la canzone, il fascismo e la torre di
Pisa; e continua a saltarci fuori da tutte le parti, con la presenza invadente e smaniosa
che ci lancia segnali pieni di malizia proprio dai libri e dagli spettacoli delle
generazioni più antidannunziane […] giacché il perfido Imaginifico non soltanto
“ha fatto di tutto”, ma l’ha fatto “all’italiana”; ed evidentemente ha capito molte
10 costanti e molte debolezze italiane più di chiunque altro- tant’è vero che nella
vita italiana le situaizoni dannunziane e i personaggi dannunziani continuano
a presentarsi con pazzesca frequenza […]. E prima di tutto, sembrerà italianissima
la sua totale mancanza di sense of humor, che gli consente di eseguire infinite
stronzate sempre molto sul serio, senza mai sospettarne la ridicolaggine, davanti
15 a un pubblico altrettanto incapace di percepire il Ridicolo (basta controllare, anche
oggi, le reazioni a teatro o al cinema: se si avverte solo un sospetto di ironia,
ogni pubblico italiano si impermalisce e respinge tutto, come se ironia e sense of
humor fossero rivolti contro di lui). E poi, si sa, gran virtuosismo nel suscitare l’ammirazione
incondizionata soprattutto attraverso contraddizioni fragorose, ma con
20 rappresentazioni eccellenti! I romanzi dell’Imaginifico […] rimangono infatti gli
ultimi prodotti “storici” della patria cultura2 capaci oltretutto di mettere d’accordo
ogni tipo di utente: l’adolescente libresco e il viveur3 capriccioso, la signorina che
suona il piano e l’adultera con la valigetta pronta, l’editor di “Vogue” e l’autore
de La carne, la morte e il diavolo4 […] Il piacere e Il fuoco e Forse che sì forse che no risultano
25 innegabilmente “a doppia faccia”, programmaticamente “a diversi livelli”.
Reggono perfettamente sia una rilegatura in cuoio nero da biblioteca “infernale”,
sia la brochure erotico plastificata da edicola ferroviaria.
Alberto Arbasino, La belle époque per le scuole, in Certi romanzi, Einaudi, Torino 1977
1 La figura di d’Annunzio viene accostata ad alcuni simboli della storia, dell’arte e, in generale, della cultura italiana. Perché?
2 In che senso d’Annunzio è privo di sense of humour? E per quale ragione questo suo carattere è gradito agli italiani?
3 Da chi è costituito il pubblico potenziale dell’opera dannunziana? Perché, a tuo giudizio, Arbasino sceglie queste diverse categorie di lettori?
4 Nella prima riga d’Annunzio viene etichettato con l’aggettivo povero. Dopo aver letto tutto il brano proposto, come motivi l’utilizzo di questa definizione?
5 Una caratteristica dell’autore di questo brano, Alberto Arbasino, è lo stile ironico, scanzonato e graffiante. Come emerge questa sua peculiarità nella pagina che hai letto?
6 Arbasino sottopone d’Annunzio a una divertita canzonatura, ma non manca di sottolineare l’importanza del poeta nella cultura e nel costume italiano. Riassumi questo aspetto in circa 10 righe.
La provocatoria posizione di Arbasino insiste su una certa immagine di d’Annunzio come perfetto (nel bene e nel male) esemplare dell’italianità. Partendo dagli spunti offerti dal brano, esprimi in un testo di circa 2 facciate di foglio protocollo la tua opinione in merito, sostenendo o confutando la tesi sostenuta dall’autore. Nel tuo elaborato, in particolare, rispondi a queste due domande:
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi