T10 - Temporale

T10

Temporale

L’osservazione della natura coinvolge anche fenomeni atmosferici la cui genesi per millenni è stata percepita come oscura e inesplicabile. Dimentico delle scoperte scientifiche raggiunte nella sua epoca, il poeta-fanciullo si pone con inquieto stupore di fronte alle immagini che annunciano un temporale e di fronte al lampo e al tuono che si manifestano al suo inizio, cogliendo in questi fenomeni motivi di turbamento e paura. Riportiamo qui di seguito tre liriche di Myricae tematicamente legate tra loro, sebbene composte in momenti diversi: Temporale viene concepita durante un viaggio a Siena nel 1892 ed è pubblicata nella terza edizione della raccolta.


Metro Ballata minima di settenari.

 Asset ID: 118996 (let-audlet-temporale-g-pascoli320.mp3

Audiolettura

Un bubbolìo lontano…


Rosseggia l’orizzonte,

come affocato, a mare;

nero di pece, a monte,

5      stracci di nubi chiare:

tra il nero un casolare:

un’ala di gabbiano.

T11

Il lampo

La lirica è composta nel 1891 e viene pubblicata nella terza edizione di Myricae. Per quanto tematicamente legata a Temporale e in particolare al Tuono, con cui condivide la forma strofica, da esse si distingue per la sensazione disarmante di paura che la natura può trasmettere quando si mostra in tutta la sua incontrollata potenza. La rapida apparizione della casa bianca sembra corrispondere alla visione fulminea di un occhio umano stupefatto, tanto che il componimento è stato interpretato come una «metafora degli ultimi momenti del padre agonizzante» (Nava).


Metro Ballata minima di endecasillabi.

 Asset ID: 118997 (let-altvoc-il-lampo-myricae110.mp3

Audiolettura

E cielo e terra si mostrò qual era:


la terra ansante, livida, in sussulto;

il cielo ingombro, tragico, disfatto:

bianca bianca nel tacito tumulto

5      una casa apparì sparì d’un tratto;

come un occhio, che, largo, esterrefatto,

s’aprì si chiuse, nella notte nera.

 >> pagina 374

T12

Il tuono

Il tuono appartiene a una fase successiva rispetto ai due precedenti componimenti e viene inserito in Myricae solo nella quinta edizione, nel 1900, quale seguito del Lampo. Alla paura generata dal lampo segue – ancora inquietante – il fragore del tuono, che però si smorza presto, fino a un silenzio rotto a sua volta, finalmente, da una voce umana che si leva limpida, rassicurante e consolante: quella di una madre che canta una ninna nanna.


Metro Ballata minima di endecasillabi.

 Asset ID: 118998 (let-audlet-il-tuono-g-pascoli330.mp3

Audiolettura

E nella notte nera come il nulla,


a un tratto, col fragor d’arduo dirupo

che frana, il tuono rimbombò di schianto:

rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,

5      e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,

e poi vanì. Soave allora un canto

s’udì di madre, e il moto di una culla.

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Una lettura superficiale di queste tre poesie potrebbe indurre a cogliere soltanto i tratti tipici dell’impressionismo di Pascoli: la brevità del testo, la rappresentazione di un effetto meteorologico transitorio mediante poche pennellate cromatiche, la costruzione del quadro per tocchi giustapposti ricordano da vicino l’istintiva modalità con cui i pittori dell’Impressionismo francese dipingevano le loro tele.

In realtà, come scrive Elio Gioanola, «i temporali pascoliani non si risolvono mai in pioggia, perché sono temporali “psicologici”, non reali. Riflettono assai più una turbata condizione interiore che una situazione vera». Le immagini visive e coloristiche del paesaggio naturale infatti non vanno lette in chiave realistica: non è la scena in sé a contare, ma i riflessi della realtà sconvolta e le sensazioni che essa suggerisce alla sensibilità soggettiva del poeta. L’evento naturale acquista un valore simbolico e la semplice percezione sensoriale assume un’impronta visionaria, quasi di sogno: in tal modo, sulla vita della natura si proiettano, come sempre, le suggestioni dolorose che tormentano il poeta.

Nel caso dei tre testi riportati, Temporale ci presenta soprattutto il quadro visivo di un paesaggio nei momenti precedenti l’esplosione del fenomeno: il suono del tuono è appena percettibile in lontananza e tutta l’attenzione dell’autore si indirizza ai colori della campagna in attesa della tempesta. Il lampo e Il tuono, liriche non a caso poste una dopo l’altra nell’edizione definitiva di Myricae, costituiscono due momenti legati fra loro: all’istante accecante del lampo segue il fragore del tuono. Tale continuità è sottolineata dalla ripresa, nel primo verso del Tuono, di un sintagma* presente nell’ultimo verso del Lampo: notte nera. Ma mentre Il lampo, nel rappresentare gli effetti luminosi sul paesaggio di un bagliore che lacera la notte, si conclude veicolando sensazioni di turbamento e di angoscia, Il tuono, dopo aver reso gli effetti sonori, finisce all’insegna di un senso di raccoglimento e protezione, grazie all’immagine di una madre che culla il suo bambino, un’immagine tesa a suggerire l’idea di un «nido» tranquillo.

 >> pagina 375

Le scelte stilistiche

Dopo il primo verso, che dà il rumore di fondo, la lirica prosegue su impressioni visive, immagini prive di nessi logici e di legami sintattici. C’è un solo verbo alla forma finita, Rosseggia (v. 2), eccezione all’interno di uno stile nominale. Quest’ultimo è costituito da parole-immagine e parole-oggetto, in una successione paratattica* di immediata evidenza, con sintagmi impressionistici tipicamente pascoliani – nero di pece (v. 4), stracci di nubi (v. 5) – e la finale apposizione analogica per la quale un casolare bianco sul nero sfondo temporalesco viene assimilato a un’ala di gabbiano (v. 7), effimera e precaria apparizione (forse simbolo della famiglia? Del candido «nido»?) nella violenza turbinosa del mondo.

Nel Lampo troviamo ancora gli strumenti tipici dell’impressionismo pascoliano: l’ellissi* dei verbi ai vv. 2-3 e la coordinazione per asindeto* ai vv. 5 (apparì sparì) e 7 (s’aprì si chiuse), in entrambi i casi senza neanche l’impiego della virgola, scelta che trasmette un ulteriore senso di velocità e immediatezza. La peculiarità della poesia sta però soprattutto nel fatto di essere legata alla vita di Pascoli, per quanto non esplicitato. Le analogie* riferite alla terra (ansante, livida, in sussulto, v. 2) e al cielo (ingombro, tragico, disfatto, v. 3) e l’ossimoro* tacito tumulto (v. 4) conferiscono un senso di morte e di angoscia. La similitudine* degli ultimi due versi carica ulteriormente il quadro di risvolti inquietanti: la casa che appare grazie al lampo per poi scomparire subito dopo viene paragonata a un occhio che, rapido, si apre e si chiude largo ed esterrefatto, a esprimere il terrore dell’uomo di fronte alle tempeste della vita.

Di chi è quest’occhio? Pascoli non lo rivela nel testo, ma in una prefazione scritta per la terza edizione di Myricae, e poi rimasta inedita, spiega che è quello del padre agonizzante che lancia il suo ultimo sguardo prima di spirare, dopo essere stato colpito dal “lampo” della fucilata: «I pensieri che tu, o padre mio benedetto, facesti in quel momento, in quel batter d’ala […]. Quale intensità di passione! Come un lampo in una notte buia buia: dura un attimo e ti rivela tutto un cielo pezzato, lastricato, squarciato, affannato, tragico; una terra irta piena d’alberi neri che si inchinano e si svincolano, e case e croci».

Se Il lampo è tutto incentrato sul piano visivo, nel Tuono prevale nettamente il piano uditivo. È infatti evidente, in tutta la rappresentazione, l’impiego di procedimenti fonosimbolici a rendere il rumore del tuono: in particolare ai vv. 2-3 (a un tratto, col fragor d’arduo dirupo / che frana), al v. 4 (rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo) e al v. 5 (rimareggiò rinfranto).

Il dinamismo del suono è rappresentato attraverso immagini plastiche, come se si trattasse di descrivere qualcosa di concreto, fisico, materiale: verbi come “rimbalzare” e “rotolare” (v. 4) potrebbero essere impiegati, più propriamente che per un rumore, a proposito di una sfera, una pietra o qualcosa di simile, come “rimareggiare” (v. 5) si riferisce normalmente all’acqua del mare. Opzioni lessicali che conferiscono alla rappresentazione uno spessore particolarmente originale.

 >> pagina 376 

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Dai un sottotitolo al contenuto di ciascuna delle tre liriche.

Analizzare

2 Ricava gli schemi delle rime delle tre liriche.


3 Trova nei tre componimenti eventuali climax.


4 Rintraccia in Temporale i termini fonosimbolici.


5 Nel Lampo quali vocaboli sembrano umanizzare il paesaggio?


6 Individua nel Tuono le allitterazioni.

Interpretare

7 Quale immagine della natura si ricava da queste tre liriche?


8 In ciascuna delle tre liriche, il primo verso è staccato dagli altri. Quale effetto consegue a tale stacco?


9 Quali sensazioni trasmettono i colori di Temporale?


10 Nel Tuono sono presenti alcuni elementi in antitesi: il fragor cupo (v. 2) del tuono e il canto soave (v. 6) della madre, il nulla con cui termina il primo verso e la culla con cui si chiude l’ultimo. Quale può essere il significato simbolico di tali antitesi?

Produrre

11 Scrivere per confrontare. Fai un confronto fra Temporale da una parte e Il lampo e Il tuono dall’altra, evidenziando analogie e differenze. Quale delle ultime due liriche ti sembra più simile alla prima? Perché?

T13

Novembre

A novembre, durante la cosiddetta “estate di San Martino” le giornate sono spesso limpide e il clima così mite che si ha la sensazione di non essere in autunno, ma in una giornata primaverile. Per Pascoli – che parte dai dati naturalistici per caricarli di significati simbolici – non si tratta però che di un’illusione: il silenzio greve della natura e le foglie che cadono suggeriscono l’idea di un lento, freddo e inesorabile declinare della vita.


Metro Strofe saffiche, formate da 3 endecasillabi e 1 quinario.

 Asset ID: 118999 (let-altvoc-novembre-myricae120.mp3

Audiolettura

Gemmea l’aria, il sole così chiaro

che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,

e del prunalbo l’odorino amaro

                                           senti nel cuore…


5       Ma secco è il pruno, e le stecchite piante

di nere trame segnano il sereno,

e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante

                                          sembra il terreno.


Silenzio, intorno: solo, alle ventate,

10    odi lontano, da giardini ed orti,

di foglie un cader fragile. È l’estate,

                                         fredda, dei morti.

 >> pagina 377 

Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Le apparenze della natura ingannano lo spettatore: sembra primavera, invece siamo alle soglie dell’inverno. Le piante sono secche, il cielo vuoto, la terra sotto i passi produce un suono quasi tombale, il vento trascina le foglie cadute, la luce del sole illumina una scena che, a ben guardare, è statica e gelida.

Le scelte stilistiche

Il testo si basa su una struttura bipartita, che contrappone la prima strofa alle successive. Attraverso i particolari del paesaggio – la luce del sole, i colori (il bianco degli albicocchi e del prunalbo), il profumo amarognolo dei biancospini in fiore (l’odorino amaro, v. 3) – la prima strofa sembra delineare un quadro primaverile e lieto. La sensazione di serenità è percepita attraverso i sensi: l’espressione ambigua ricerchi (v. 2) e senti nel cuore (v. 4) attesta la trasfigurazione della realtà naturale operata dalla memoria e dall’immaginazione, preparando lo svelamento dell’illusione.

Infatti il quadro positivo viene smentito subito dopo dall’avversativa all’inizio della seconda strofa (Ma, v. 5), che comincia così all’insegna di un brusco stacco. Qui il colore nero (nere trame, v. 6) si contrappone alle “macchie di bianco” della prima strofa; l’aria gemmea (v. 1) viene sostituita da un cielo vuoto (v. 7); il cupo rumore del terreno percosso rimanda un’eco lugubre. La terza strofa, infine, è tutta incentrata su notazioni uditive: un unico, profondo silenzio (sono assenti i rumori della natura primaverile), interrotto soltanto dal fruscio delle foglie cadenti. L’ultima frase del componimento (È l’estate, / fredda, dei morti, vv. 11-12) definisce, attraverso un ossimoro* (estate fredda), la sua tematica funebre: al di là delle apparenze iniziali, la sostanza del paesaggio è di freddo e di morte. “Estate dei morti” è espressione popolare per indicare l’estate di San Martino, ma il poeta la carica dei risvolti legati alla propria luttuosa esperienza familiare.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Attribuisci un breve titoletto a ciascuna delle tre strofe.

Analizzare

2 Individua nel testo lo schema delle rime ed eventuali enjambement: quale ritmo danno al componimento?


3 Come puoi definire la sintassi? È coerente con la struttura rimica?


4 Trova nel testo termini ed espressioni riferite ai colori: quali osservazioni puoi fare?


5 Individua nel testo le seguenti figure retoriche:


a sinestesia;

b allitterazione;

c ossimoro.


6 Quali termini alludono al motivo della morte su cui si chiude il componimento?

INTERPRETARE

7 Confronta questo paesaggio autunnale con quelli presenti in altri testi pascoliani: quali osservazioni generali puoi fare?

Produrre

8  Scrivere per esporre. Facendo riferimento anche agli altri testi letti, sviluppa il seguente tema in un testo espositivo di circa 40 righe: “Situazioni atmosferiche, fenomeni meteorologici e loro risvolti simbolici nelle poesie di Myricae”.

Il tesoro della letteratura - volume 3
Il tesoro della letteratura - volume 3
Dal secondo Ottocento a oggi