T8 - X Agosto

T8

X Agosto

È una delle liriche più celebri e sofferte della raccolta: in questi versi di straordinario nitore formale, scritti nel 1896, è ripercorso l’evento più doloroso della vita di Pascoli: l’assassinio del padre, avvenuto il 10 agosto 1867.


Metro Quartine di decasillabi e novenari alternati, a rima alternata (ABAB CDCD ecc.).

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Audiolettura

San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l’aria tranquilla

arde e cade, perché sì gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.


5      Ritornava una rondine al tetto:

l’uccisero: cadde tra spini:

ella aveva nel becco un insetto:

la cena de’ suoi rondinini.


Ora è là, come in croce, che tende

10    quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell’ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.


Anche un uomo tornava al suo nido:

l’uccisero: disse: Perdono;

15    e restò negli aperti occhi un grido:

portava due bambole in dono…


Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano in vano:

egli immobile, attonito, addita

20    le bambole al cielo lontano.


E tu, Cielo, dall’alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d’un pianto di stelle lo inondi

quest’atomo opaco del Male!

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Dentro il TESTO

I contenuti tematici

Il tema della poesia è spiegato chiaramente da Maria Pascoli, sorella di Giovanni: «Il fatto che proprio nella sera di San Lorenzo alcuni uomini iniqui tolsero la vita, senza nemmeno un’ombra di causa che potesse spiegare tanta crudeltà, al nostro padre che lasciava otto figli, suggerisce al poeta l’immagine che il cielo pianga le sue stelle su questa terra buia e malvagia».

La sciagura familiare è quindi associata alla festività di San Lorenzo, quando si verifica il fenomeno astrale delle stelle cadenti: il dolore personale sembra riflettersi in una corrispondenza cosmica, dilatandosi fino a diventare l’allegoria* del dramma universale della vita. La Terra, infatti, pur essendo un pianeta minuscolo, appare agli occhi del poeta come il regno del male (quest’atomo opaco del Male, v. 24), tanto più spietato perché gratuito e diretto a colpire creature innocenti. Ma la violenza immotivata è prodotta dall’uomo e non dalla natura, a cui non vengono attribuite responsabilità: essa può apparire lontana e distante dalle sofferenze degli uomini (E tu, Cielo, dall’alto dei mondi / sereni, infinito, immortale, vv. 21-22; il motivo è anticipato dall’aria tranquilla del v. 2 e dal cielo lontano ripetuto ai vv. 10 e 20), ma in realtà piange, accendendo la volta celeste con le stelle cadenti, le quali non sono altro che le lacrime del cielo.

In tal modo si manifesta l’empatia dell’universo per le sciagure umane, una confortante, materna pietà per il male che si abbatte sulla Terra. Quella commozione della natura offre quindi un’estrema consolazione per la condizione che accomuna gli uomini e gli animali: sia il poeta sia i rondinini conoscono il trauma della protezione infranta, la tragedia dell’essere orfani, la distruzione del «nido», la precarietà e la solitudine che irrompono nella vita, spezzando per sempre la serenità innocente dell’infanzia.

Le scelte stilistiche

L’urgenza emotiva della tematica autobiografica viene riassorbita, sul piano formale, in una struttura di grande equilibrio compositivo, incentrata su una fitta serie di simmetrie e parallelismi* e sull’esplicita corrispondenza dei due racconti, quello ambientato nel mondo della natura (la rondine uccisa) e quello nel mondo degli uomini (l’uomo ucciso, cioè il padre del poeta). I due universi sono tanto affini tra loro da potersi scambiare perfino i termini chiave: la rondine torna al suo tetto (v. 5) mentre l’uomo torna al suo nido (v. 13).

  • La prima strofa (vv. 1-4) e l’ultima (vv. 21-24) incorniciano il dramma di violenza e di morte nel pianto di stelle (v. 23, che riprende il gran pianto del v. 3): una suggestiva analogia* che indica le stelle cadenti della notte di San Lorenzo e insieme introduce il motivo del dolore e del lutto (come piangono gli uomini, così piange il cielo), poi sviluppato nelle quartine* centrali (vv. 5-20).
  • La seconda e la terza quartina (vv. 5-12) descrivono l’uccisione di una rondine che portava il cibo ai suoi piccoli.
  • La quarta e la quinta quartina (vv. 13-20) rappresentano l’assassinio dell’uomo, che non potrà più portare alle sue figlie le bambole che aveva comprato per loro.

Anche l’immagine della rondine introduce un’analogia: la sua morte anticipa e richiama quella del padre del poeta; il tetto (v. 5) della rondine diventa poi il nido (v. 13) dei Pascoli; l’uccello portava il sostegno materiale alla sua famiglia (la cena de’ suoi rondinini, v. 8), così come il padre di Pascoli era l’unico sostegno economico per la moglie e gli otto figli.

 >> pagina 368 

Oltre alla similitudine* esplicita fra la rondine e il padre, la critica ne ha individuato una implicita con il martirio di Cristo: il sacrificio di Ruggero Pascoli per la propria famiglia viene assimilato a quello di Gesù per l’umanità intera. Tale interpretazione si basa su alcuni elementi presenti nel testo: la rondine abbattuta rimane con le ali aperte come in croce (v. 9); gli spini del v. 6 sembrano rimandare alla corona di spine portata da Cristo nella Passione; inoltre le rondini, nella leggenda popolare, sono gli uccelli che consolarono Gesù in croce. Anche il perdono offerto ai carnefici (Perdono, v. 14) ricorda le parole di Cristo morente: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

Tuttavia, al di là di questi riferimenti più o meno espliciti alla tradizione cristiana, è assente in Pascoli qualsiasi tipo di consolazione religiosa: se la morte di Cristo è, nella visione del credente, fonte di salvezza per tutti gli uomini, l’uccisione del padre del poe­ta resta un fatto assurdo e privo di significato salvifico; è un sacrificio inutile poiché le tenebre non sono dissipate da alcuna luce divina e la morte crudele non apre ad alcuna forma di redenzione.

Verso le COMPETENZE

Comprendere

1 Riassumi brevemente il contenuto del componimento.


2 Da quale evento sono accomunati la rondine e l’uomo?


3 In che senso la conclusione della poesia ci illumina sulla visione pascoliana dell’esistenza umana?

Analizzare

4 Quale figura retorica possiamo individuare nell’espressione restò negli aperti occhi un grido (v. 15)? Spiegane il significato.


5 Sottolinea nel testo tutti i vocaboli e le espressioni che appartengono al campo semantico del «nido».


6 Analizza la sintassi del componimento. Trovi una prevalenza di asindeti o di polisindeti? Con quale effetto espressivo?


7 Completa la tabella, trovando i rimandi che ricorrono tra la prima e l’ultima strofa.


 Prima strofa

Ultima strofa

concavo cielo

 Cielo


 dall’alto dei mondi / sereni

gran pianto

 


 atomo opaco

sfavilla

 

8 Completa la tabella per le strofe centrali.


 Seconda e terza strofa

Quarta e quinta strofa

Ritornava

 tornava

tetto


l’uccisero

 

aveva un insetto

 


 dono

quel verme

 


 casa romita

Interpretare

9 Perché, a tuo parere, al v. 13 la casa dei Pascoli viene detta nido?


10 Quale immagine del «nido» pascoliano emerge complessivamente da questa lirica?

Dibattito in classe

11 In questo componimento Pascoli definisce la terra atomo opaco del Male (v. 24): ti sembra che questa visione pessimistica sia confermata anche da altri testi che hai letto? Discutine con i tuoi compagni.

Il tesoro della letteratura - volume 3
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