Veniva su la luna, e dopo un po’ fu un mostro di vicinanza, di rotondità
e giallore, navigava nel cielo caldo a filo del greppo della langa,27
come li volesse accompagnare fino in Liguria.
55 Catinina toccò il suo sposo e gli disse: «Guarda solo un momento
che luna».
Ma quello le si rivoltò e quasi le urlò: «Voi avete a darmi del voi,
come io lo do a voi!»
Catinina non rifiatò, molto più avanti disse semplicemente che
60 il listello di legno l’aveva tutta indolorita dietro, dopo ore che ci stava
seduta. E allora lui parlò con una voce buona, le disse che al ritorno
sarebbe stata più comoda, lui l’avrebbe aggiustata sugli stracci.28
Arrivarono a Savona verso mezzogiorno.
Lo sposo disse: «Quello lì davanti è il mare» che Catinina già ci aveva
65 affogati gli occhi.
«Che bestione» diceva Catinina del mare «che bestione!»
Tutte le volte che pascolava le pecore degli altri in qualche prato sotto la
strada del mare e sentiva d’un tratto sonagliere,29 si arrampicava sempre sull’orlo
della strada e da lì guardava venire, passare e lontanarsi i carrettieri e le loro bestie
70 in cammino verso il mare con grandi carichi di vino e di farine. Qualche volta
li vedeva anche al ritorno, coi carri adesso pieni di vetri di Carcare e di Altare e di
stoviglie d’Albisola,30 e si appostava per fissare i carrettieri negli occhi, se ritenevano31
l’immagine del mare.
Ora se lo stava godendo da due passi il mare, ma lo sposo le calò una mano
75 sulla spalla e si fece accompagnare a stallare la bestia.32 Ma poi le fece vedere un
po’ di porto e poi prendere un caffellatte con le paste di meliga.33 Dopodiché andarono
a trovare un parente di lui.
Questo parente stava dalla parte di Savona verso il monte e a Catinina rincresceva
il sangue del cuore34 distanziarsi dal mare fino a non avercene nemmeno
80 più una goccia sotto gli occhi.
Ce ne volle, ma alla fine trovarono quel parente. Era un uomo vecchiotto ma
ancora galante, e quando si vide alla porta i due ragazzi sposati fece subito venire
vino bianco e paste alla crema ed anche dei vicini, ridicoli come lui.
Mangiarono, bevettero e cantarono. Catinina in quel buonumore prese a snodarsi35
85 e a rider di gola e ad ammiccare come una donna fatta,36 e teneva bene
testa al parente galante ed ai suoi soci; lo sposo le era uscito di mente ed anche
dagli occhi, non lo vedeva, seduto immobile, che pativa a bocca stretta e col bicchiere
sempre pieno posato in terra fra i due piedi.
Quando si ritirarono per la notte in una stanza trovata dal parente, allora riempì
90 di schiaffi la faccia a Catinina. E nient’altro, tanto Catinina non era ancora
sviluppata.
Al mattino Catinina aveva per tutto il viso delle macchie gialle con un’ombra
di nero, lo sposo venne a sfiorargliele con le dita e poi scoppiò a piangere. Proprio
niente disse o fece Catinina per sollevarlo, gli disse solo che voleva tornare a Murazzano.
95 E sì che si sarebbe fermata un altro giorno tanto volentieri per via di quel
parente così ridicolo, ma ora sapeva cosa le costava il buonumore, e poi il mare
le diceva molto meno.
Lo sposo caricò in fretta i suoi stracci, la fece sedere sul molle e tornarono.
La mattina dopo, il panettiere di Murazzano, che si levava sempre il primo di
100 tutto il paese, uscito in strada a veder com’era il cielo di quel nuovo giorno, trovò
Catinina seduta sul selciato e con le spalle contro il muro tiepido del suo forno.
«Ma sei Catinina? Sei proprio Catinina. E cosa fai lì, a quest’ora della mattina?»
Lei gli scrollò le spalle.