Il tesoro della letteratura - volume 2

LETTURE critiche secoli, Leopardi ha tratto la forza di quella distanza prospettica e polemica dal presente che è stata la garanzia della sua modernità. «Perd no dunque se il poeta moderno segue le cose antiche, se adopra il linguaggio e lo stile e la maniera antica [ ]. Perd no se il poeta, se la poesia moderna non si mostrano, non sono contemporanei a questo secolo, poiché esser contemporaneo a questo secolo, è, o inchiude essenzialmente, non esser poeta, non esser poesia .2 Alla fuga del tempo e alla furia di distruzione che porta con sé, non ha opposto il riparo di alcuna verità positiva: non la fede religiosa nel trascendente, non la fede laica nell agire umano e nel progresso, non la fede umanistica cui approda il materialismo foscoliano nella funzione eternatrice della poesia che «vince di mille secoli il silenzio (Dei sepolcri, v. 234). Ma neppure ha festeggiato con irrazionale esultanza il trionfo del nichilismo. Lo spettacolo della rovina, indagato con eroico ardire, si sa che comporta l intrepida risolutezza del disinganno, la contemplazione dignitosa e fiera del negativo, ma genera sgomento («orror : La ginestra, v. 280), tanto più terribile perché senza riscatto. Sul deserto del «comun fato (v. 114), del «mal che ci fu dato in sorte (v. 116), il cerchio si chiude. La parola ritorna all io e al primato del soggetto lirico, alla sua voce casta e spietata che ha attinto dalla nostalgia dell antico, dalla consapevolezza che quel mondo è cancellato, dall audacia di guardare in volto l «arido vero il suono di una suprema e sconvolgente libertà. La quale vuol dire anche suprema altitudine, non come allontanamento dalla terra (verso il mistero o il misticismo), ma come distacco dal superfluo e dall inessenziale, da tutto ciò che non tocca, qui e ora, nella nostra indifesa fragilità di individui biologici, la condizione prima ed elementare dell esistere. La voce dell io allora diventa capace di porsi domande semplici e capitali, di interrogarsi sul senso della vita e della morte, sugli affanni del dolore, sulla forza dell amicizia e dell amore. Il poeta che più di ogni altro ha sofferto la schiavitù dell individuo di fronte alle leggi inesorabili della natura, è anche il poeta che ha più sentito, con stupefacente vertigine, la libertà dell io. Gino Tellini, Leopardi, Salerno editrice, Roma 2001 2 Perd no poesia: citazione tratta dallo Zibaldone, 2946 (11 luglio 1823). Comprendere il PENSIERO CRITICO 996 1 In che modo si manifesta il «rifiuto del modernismo in Leopardi? 2 Che cosa oppone Leopardi al «mal che ci fu dato in sorte ? 3 Leopardi si sentì schiavo e schiacciato dalle leggi di una natura matrigna: concordi con questa affermazione?

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento