Il tesoro della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento 260 265 270 275 280 285 290 295 E se appressar lo vede, o se nel cupo del domestico pozzo ode mai l acqua fervendo gorgogliar, desta i figliuoli, desta la moglie in fretta, e via, con quanto di lor cose rapir posson, fuggendo, vede lontan l usato suo nido, e il picciol campo, che gli fu dalla fame unico schermo, preda al flutto rovente, che crepitando giunge, e inesorato durabilmente sovra quei si spiega. Torna al celeste raggio dopo l antica obblivion l estinta Pompei, come sepolto scheletro, cui di terra avarizia o pietà rende all aperto; e dal deserto foro diritto infra le file dei mozzi colonnati il peregrino lunge contempla il bipartito giogo e la cresta fumante, che alla sparsa ruina ancor minaccia. E nell orror della secreta notte per li vacui teatri, per li templi deformi e per le rotte case, ove i parti il pipistrello asconde, come sinistra face che per vòti palagi atra s aggiri, corre il baglior della funerea lava, che di lontan per l ombre rosseggia e i lochi intorno intorno tinge. Così, dell uomo ignara e dell etadi ch ei chiama antiche, e del seguir che fanno dopo gli avi i nepoti, sta natura ognor verde, anzi procede per sì lungo cammino che sembra star. Caggiono i regni intanto, passan genti e linguaggi: ella nol vede: e l uom d eternità s arroga il vanto. 258-260 nel cupo gorgogliar: l acqua che ribolle nel pozzo per il calore segnala l avvicinarsi della lava. 269-271 Torna al celeste raggio Pompei: gli scavi archeologici a Pompei ini- 986 E se lo vede avvicinarsi, o se per caso (mai) ode l acqua gorgogliare ribollendo (fervendo) nel fondo (cupo) del pozzo domestico, sveglia i figli, sveglia in fretta la moglie, e fuggendo via con quanto possono afferrare (rapir) delle loro cose, vede da lontano la sua abitazione consueta (l usato suo nido), e il piccolo campo, che era per lui l unico riparo dalla fame, preda dell onda infuocata (flutto rovente), che giunge crepitando, e inesorabile si distende per sempre (durabilmente) sopra di essi. Gli scavi di Pompei 269-288 La morta Pompei torna alla luce del sole (celeste raggio) dopo l antico oblio, come uno scheletro sepolto, che (cui) l avidità (avarizia) o la pietà restituisce da sotto terra all aperto; e dalla piazza (foro) deserta il visitatore (peregrino), in piedi (diritto) tra le file dei colonnati troncati, contempla da lontano (lunge) la doppia vetta (il bipartito giogo) e la cima (cresta) fumante, che ancora minaccia le sparse rovine. E nell orrore della notte oscura (secreta), attraverso i vuoti teatri, i templi distrutti (deformi) e le case in rovina (rotte), dove il pipistrello nasconde i figli (i parti), come una sinistra fiaccola (face) che si aggiri per vuoti palazzi con la sua luce fosca (atra), si insinua (corre) il bagliore della lava apportatrice di morte (funerea), che in lontananza rosseggia attraverso le tenebre (per l ombre) e colora (tinge) i luoghi tutt intorno. La presunzione di eternità dell uomo 289-296 Così, incurante (ignara) dell uomo e delle epoche (etadi) che egli chiama antiche, e del succedersi delle generazioni (del seguir che fanno dopo gli avi i nepoti), la natura resta sempre giovane (ognor verde), anzi si muove per una via così lunga che sembra rimanere immobile (star). Intanto cadono i regni, passano popoli e linguaggi: essa non se ne accorge (nol vede): eppure (e) l uomo si vanta di essere eterno. ziarono nel 1748, per volontà di Carlo III di Borbone. 277 il bipartito giogo: la doppia vetta del Vesuvio, ossia il Vesuvio propriamente detto e il monte Somma. 292-294 sta natura star: la natura cam- mina con un passo così lento che sembra ferma rispetto alla velocità con cui procedono gli uomini e le epoche storiche.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento