T20 - La ginestra o il fiore del deserto

Giacomo Leopardi Canti ¥ T 20 ¥ La ginestra o il fiore del deserto Canti, 34 Malvagità della natura e solidarietà tra gli uomini Scritto nel 1836 durante il soggiorno in una villa sulle falde del Vesuvio, presso Torre del Greco, La ginestra rappresenta l approdo finale della filosofia leopardiana. Collocata a chiusura dei Canti nell edizione postuma del 1845, il componimento è una sorta di testamento spirituale da consegnare ai posteri, la meditazione estrema di un poeta straordinario, che, pur ribadendo con forza la condizione permanente di un pessimismo assoluto e abbracciando totalmente e con convinzione la ragione che vanifica ogni illusione di progresso, si appella all umanità affinché abbandoni ogni vano orgoglio e si unisca contro la sua vera e implacabile nemica, la natura. METRO Canzone libera composta da 7 strofe di diversa misura, formate da endecasillabi e settenari liberamente rimati. K . E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.* (Giovanni, III, 19) 10 15 20 * La citazione evangelica viene assunta dal poeta in senso polemicamente antifrastico. Nel Nuovo Testamento la luce è Cristo, mentre le tenebre rappresentano il regno del male. Invece per Leopardi la luce è quella della ragione e le tenebre L esordio: l immagine della ginestra 1-7 Qui sulle aride pendici (schiena) del terrificante (formidabil) e distruttore monte Vesuvio, che nessun altro albero o fiore rallegra, spargi intorno i tuoi cespugli solitari, o profumata ginestra, che ti appaghi (contenta) dei luoghi deserti. PARAFRASI 5 Qui su l arida schiena del formidabil monte sterminator Vesevo, la qual null altro allegra arbor né fiore, tuoi cespi solitari intorno spargi, odorata ginestra, contenta dei deserti. Anco ti vidi de tuoi steli abbellir l erme contrade che cingon la cittade la qual fu donna de mortali un tempo, e del perduto impero par che col grave e taciturno aspetto faccian fede e ricordo al passeggero. Or ti riveggo in questo suol, di tristi lochi e dal mondo abbandonati amante, e d afflitte fortune ognor compagna. Questi campi cosparsi di ceneri infeconde, e ricoperti dell impietrata lava, che sotto i passi al peregrin risona; dove s annida e si contorce al sole la serpe, e dove al noto cavernoso covil torna il coniglio; La precarietà dell uomo e delle sue realizzazioni 7-37 Ti ho già (Anco) vista abbellire con i tuoi steli le solitarie (erme) campagne che circondano la città che in passato fu dominatrice (donna) degli uomini (mortali) e che paiono, con il loro aspetto solenne (grave) e silenzioso (taciturno), dare a chi passa testimonianza (fede) e memoria (ricordo) del perduto impero. Ora ti rivedo su questo terreno, amante di luoghi tristi e abbandonati dal mondo, e sempre (ognor) compagna di destini infelici (afflitte fortune). Questi campi cosparsi di ceneri sterili (infeconde) e ricoperti di lava pietrificata (impietrata), che risuona sotto i passi del viandante (peregrin); dove la serpe si annida e si contorce al sole e il coniglio torna alla consueta tana sotterranea (noto cavernoso covil), simboleggiano l ignoranza degli uomini che si affidano alle superstizioni religiose. 2 formidabil: in senso etimologico, dal latino formido ( timore , paura ), per sottolineare il carattere minaccioso del vulcano. 3 Vesevo: forma latineggiante per il Ve- suvio (da Vesevus). 7 Anco ti vidi: Leopardi torna con il ricordo al tempo del soggiorno romano. 9 cittade: sottinteso Roma. 979

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento