Il tesoro della letteratura - volume 2

Il primo Ottocento IslaNdese Ponghiamo caso52 che uno m invitasse spontaneamente a una sua villa, 150 155 160 165 170 175 180 185 con grande instanza,53 e io per compiacerlo vi andassi. Quivi mi fosse dato per dimorare una cella tutta lacera e rovinosa, dove io fossi in continuo pericolo di essere oppresso; umida, fetida, aperta al vento e alla pioggia. Egli, non che si prendesse cura d intrattenermi in alcun passatempo o di darmi alcuna comodità, per lo contrario appena mi facesse somministrare il bisognevole a sostentarmi; e oltre di ciò mi lasciasse villaneggiare,54 schernire, minacciare e battere da suoi figliuoli e dall altra famiglia. Se querelandomi io seco di questi mali trattamenti, mi rispondesse: forse che ho fatto io questa villa per te? o mantengo io questi miei figliuoli, e questa mia gente, per tuo servigio? e, bene ho altro a pensare che de tuoi sollazzi, e di farti le buone spese;55 a questo replicherei: vedi, amico, che siccome tu non hai fatto questa villa per uso mio, così fu in tua facoltà di non invitarmici. Ma poiché spontaneamente hai voluto che io ci dimori, non ti si appartiene56 egli di fare in modo, che io, quanto è in tuo potere, ci viva per lo meno senza travaglio e senza pericolo? Così dico ora. So bene che tu non hai fatto il mondo in servigio degli uomini. Piuttosto crederei che l avessi fatto e ordinato espressamente per tormentarli. Ora domando: t ho io forse pregato di pormi in questo universo? o mi vi sono intromesso violentemente, e contro tua voglia? Ma se di tua volontà, e senza mia saputa, e in maniera che io non poteva sconsentirlo né ripugnarlo,57 tu stessa, colle tue mani, mi vi hai collocato; non è egli dunque ufficio tuo,58 se non tenermi lieto e contento in questo tuo regno, almeno vietare che io non vi sia tribolato e straziato, e che l abitarvi non mi noccia?59 E questo che dico di me, dicolo di tutto il genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni creatura. Natura Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra se di maniera, che ciascheduna serve continuamente all altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l una o l altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento. IslaNdese Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono? Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall inedia,60 che appena ebbero forza di mangiarsi quell Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo61 vento, levatosi mentre che l Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo62 di sabbia: sotto il quale colui disseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa. 52 Ponghiamo caso: facciamo l ipotesi. 53 instanza: insistenza. 54 villaneggiare: insultare. 55 pensare buone spese: occuparmi del tuo divertimento e di mantenerti negli agi. 918 56 non ti si appartiene: non ti spetta. 57 senza mia saputa ripugnarlo: senza 59 noccia: nuoccia. 60 così rifiniti e maceri dall inedia: così che io lo sapessi, né potessi accettarlo o rifiutarlo. 58 ufficio tuo: tuo compito (latinismo). esausti e indeboliti dalla fame. 61 fierissimo: violentissimo. 62 mausoleo: monumento funebre.

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento