Cronache dal passato - Il viaggio a Roma

Giacomo Leopardi in sintesi Motivato da un lucido pessimismo scrive un primo gruppo di Operette morali e abbandona di nuovo Recanati. Fra il 1825 e il 1828 è a Milano, poi a Bologna, a Firenze (dove incontra Manzoni) e in ne a Pisa. Un sofferto vagabondaggio Incupita la sua concezione della vita, Giacomo riversa negli scritti un pessimismo assoluto: il frutto di questa radicalizzazione del pensiero è un primo gruppo di Operette morali, in prosa. Ormai emancipato, per età ma non economicamente, dalla tutela dei genitori, è libero di muoversi da Recanati: nel 1825 si reca a Milano, dietro invito dell editore Stella, per curare una collana di opere classiche latine, ma la precarietà delle sue condizioni fisiche gli impedisce di guadagnarsi da vivere («io sono , scrive nello Zibaldone, «si perdoni la metafora, un sepolcro ambulante, che porto dentro di me un uomo morto, un cuore già sensibilissimo che più non sente ); quindi, si trasferisce a Bologna, dove si mantiene grazie a «importunissime lezioni private e poi, dopo un altra sosta a Recanati, a Firenze (dove conosce Manzoni, intento ad adeguare i Promessi sposi alla lingua fiorentina), per poi soggiornare a Pisa, dove trascorre l inverno del 1828, confortato dal clima mite della città. CRONACHE dal PASSATO Il viaggio a Roma A L esperienza romana del poeta recanatese tra speranze, innamoramenti e delusioni. ventitré anni, finalmente, per Giacomo prende corpo l occasione della vita. Dopo il tentativo di fuga da Recanati fallito all ultimo momento, ora anche i genitori acconsentono che il figlio si sposti dal «natio borgo selvaggio ed entri in contatto con il mondo. Da Roma la meta tanto agognata arriva la notizia che la cattedra di Letteratura latina presso la Biblioteca Vaticana è vacante: forte della sua sterminata cultura filologica, Leopardi spera di ottenerla. Lo zio materno Carlo Antici, da tempo a Roma, vince le ultime resistenze del padre Monaldo: «L esperienza cittadina , scrive, «sarà certo di gran giovamento al vostro primogenito. Ve lo riconsegnerò più uomo . In realtà, bastano pochi giorni di permanenza e Giacomo sperimenta già le prime cocenti delusioni. La possibilità dell impiego presso la biblioteca pontificia svanisce presto: si dice che le idee del giovane intellettuale siano troppo pericolose e spregiudicate in tema di politi- ca e religione. Per cancellare la sua fama di materialista, gli chiedono di intraprendere la carriera ecclesiastica, ma Leopardi rifiuta recisamente. I rapporti umani non vanno meglio: le donne del popolo che forse il ragazzo sperava essere più disponibili sono noncuranti e altezzose. Ma la delusione maggiore riguarda la vita culturale della città: gli intellettuali gli appaiono fatui e in- significanti, chiusi nel pedante culto dell antiquaria (scienza che studia l antichità), eruditi senz anima. Nei giudizi che formula sul loro conto Leopardi non usa mezze misure, sfoderando un insospettabile turpiloquio: uno di questi, l abate Francesco Cancellieri, celebrato storico dell epoca, viene definito «un coglione, un fiume di ciarle . Gli rimane la sola consolazione delle passeggiate solitarie. Biblioteca Apostolica Vaticana, interno del Salone Sistino. Città del Vaticano. 885

Il tesoro della letteratura - volume 2
Il tesoro della letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento